Gli eventi estremi non impressionano più: assuefatti dai record dimentichiamo troppo in fretta
Potremmo chiamarla "sindrome da assuefazione da eventi estremi". I cambiamenti climatici rendono più frequenti e gravi gli eventi estremi, l'Ipcc lo scriveva in modo chiaro già nel 2021 ed eccoci qui a fronteggiare l'ennesima emergenza, e se fino a qualche anno fa questi episodi sembravano coinvolgere emotivamente la collettività, ora riescono a farlo in modo meno incisivo
Assuefazione da eventi estremi. Ecco: potrebbe chiamarsi così la sindrome da cui, chi più chi meno, siamo affetti da qualche tempo. "I cambiamenti climatici causati dall'umanità rendono più frequenti e gravi gli eventi estremi".
L'Ipcc lo scriveva in modo chiaro già nel 2021 ed eccoci qui a fronteggiare l'ennesima emergenza; a mettere mettere una toppa sull'ennesima emergenza: sì perché, la prevenzione sembra essere ancora una chimera lontana, verso cui la nostra società dovrebbe tendere o almeno provare a farlo.
In ogni caso questi eventi estremi, come evidenziato dagli studiosi, stanno aumentato in frequenza e in intensità. Così come sono sempre più numerosi i record: il mese più caldo, l'estate più calda, la temperatura del Mediterraneo più calda, e così via, in un crescendo di eccezionalità che, come tutte le cose troppo abbondanti, abitua.
Se fino a qualche anno fa questi episodi sembravano coinvolgere emotivamente la collettività, ora riescono a farlo in modo meno incisivo. La loro traccia non riesce ad imprimersi nella memoria individuale, ma neanche in quella sociale, con la stessa efficacia.
In questi giorni mi trovo in Sardegna. Ieri sono stati sufficienti venti minuti di pioggia battente per mandare in crisi Cagliari.
"Qui non sa più piovere come una volta", ha affermato una signora nel commentare l'episodio.
Una frase semplice, ma indicativa: perché se da un lato ci accorgiamo delle trasformazioni, dall'altro qualcosa ci trattiene nel chiedere alla politica un cambio di passo.
Non siamo ancora affamati di un quanto mai necessario rinnovamento culturale, forse proprio perché assuefatti da cambiamenti così frequenti da essere declassati a un rumore di sottofondo. Bisognerebbe provare ad ascoltarlo con più attenzione.
Antropologo e scrittore interessato ai contesti alpini. Nel 2020 inizia a curare il blog Alto-Rilievo / voci di montagna. Ha lavorato per il Centro Internazionale Civiltà dell’Acqua. Ha riorganizzato e curato i contenuti della testata online del Club alpino italiano Lo Scarpone. Oggi collabora con Il Dolomiti curando il quotidiano online L’AltraMontagna. Ha pubblicato Sottocorteccia, un saggio-diario sull’emergenza bostrico scritto a quattro mani con Luigi Torreggiani. Ha curato Scivolone olimpico, un volume sulla vicenda della pista da bob in programma di realizzazione a Cortina.