Dopo la tragica alluvione del 2022, a Cantiano si è puntato anche sui muli per progetti di sicurezza idraulica: si guarda al futuro riscoprendo la tradizione
Un progetto finanziato dal Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (Masaf) all'indomani dell'alluvione delle Marche ha promosso progetti locali di esbosco del legname presente negli alvei da parte delle aziende agricole. A Cantiano, nell'Appennino marchigiano, si è puntato sui muli: un'antica risorsa del territorio riscoperta in chiave moderna
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Ci sono date che per intere comunità rappresentano nette linee di frattura: esiste un prima ed esiste un dopo. Per Cantiano, piccolo comune dell’Appennino marchigiano, quel giorno indelebile è fissato al 15 settembre 2022, data dell’evento meteorologico estremo che ha colpito le Marche: oltre 400 mm di pioggia in un solo pomeriggio, che hanno provocato una disastrosa alluvione e causato, in tutta l’area coinvolta, 13 morti, 50 feriti, 150 persone sfollate e danni per 2 miliardi di euro.
“Ma il 16 settembre eravamo già in montagna”, ci ha raccontato Giuseppe Travagliati, allevatore locale e presidente dell’Associazione Allevatori Cavallo del Catria che abbiamo incontrato proprio a Cantiano. “Strade e sentieri erano quasi scomparsi, ma abbiamo iniziato da subito a ripristinarli. E lo abbiamo fatto grazie ai nostri muli. Potevamo crollare, quel giorno, invece ci siamo rialzati, anche grazie a questo straordinario animale che sembrava ormai relegato al passato. L’alluvione, nel dramma, ci ha fatto riscoprire il valore dei nostri animali e della nostra montagna, il Catria”.
Abbiamo incontrato Travagliati durante la presentazione di un progetto, realizzato dalla sua Associazione in collaborazione con Coldiretti e le locali proprietà collettive forestali, che ci è parso decisamente curioso e interessante. Un’idea che ha messo in correlazione proprio i muli, da sempre allevati nell’area del Catria, alla sicurezza idraulica, tema centrale in un contesto di crisi climatica.
Dopo l’alluvione delle Marche, sia l’opinione pubblica che il Governo sono stati ovviamente molto scossi dalle immagini provenienti dall’area colpita, in particolare dall’enorme quantitativo di legname spezzato e accumulato negli alvei che, a seguito della pioggia estrema, si è riversato in massa a valle. È stato un chiaro segnale di abbandono di parte del territorio forestale, l’immagine inequivocabile di una mancata cura del reticolo idrografico, che non significa “pulizia totale”, come spesso viene raccontato in modo semplicistico, ma gestione forestale rispettosa sia degli habitat fluviali che della sicurezza in caso di piene.
Così, sull’onda dell’emozione e su forte pressione delle Associazioni di categoria agricole, la macchina pubblica si è attivata, attraverso un bando ministeriale del Masaf che ha incentivato economicamente la raccolta del legname in alveo da parte delle aziende agricole. Decisione che tuttavia ha suscitato numerose perplessità tra gli addetti ai lavori, vista la delicatezza degli ambienti fluviali e il rischio di intervenire con grandi mezzi agricoli o forestali potenzialmente molto impattanti.
Cantiano ha risposto al bando proponendo però una via alternativa, vedendo “Il futuro nella tradizione”: è questo il nome del progetto, finanziato dal Masaf, che ha visto coinvolti L’Associazione Allevatori Cavallo del Catria, Coldiretti Ancona e due antiche proprietà collettive dell’area: l’Università delle XII Famiglie e l’Università Agraria della popolazione di Chiaserna, una frazione di Cantiano.
L’obiettivo è stato quello di riproporre la raccolta del materiale depositato naturalmente ai bordi e nel letto di fiumi e torrenti - normalmente legna da ardere utilizzata per autoconsumo - attraverso il ripristino delle mulattiere e la promozione dei muli come strumenti per l’esbosco del legname: “mezzi di trasporto” naturali, poco impattanti e soprattutto capaci di muoversi con destrezza anche laddove per un trattore sarebbe impossibile anche solo avvicinarsi. Un’attività, quella dell’esbosco del legname con i muli, che ha visto in passato tanti abitanti dell’area del Monte Catria direttamente coinvolti: i vecchi “mulari”, domatori di muli e “vetturini” (trasportatori di legna a soma) che storicamente da qui, in tre giorni e tre notti di marcia incessante, raggiungevano la Maremma per prestare servizio nelle “macchie”, i boschi cedui delle Colline Metallifere.
Una storia, quella dei mulari, che Giuseppe Travagliati conosce molto bene, essendo stata l’attività principale del padre, del nonno, del bisnonno e dei propri avi, da ben tre secoli. Eppure, Giuseppe da giovane aveva lasciato Cantiano per ben altri lidi.
“Dopo il militare mi sono trasferito a Londra, dove lavoravo nei casinò come croupier”, ci ha raccontato sorridendo e scrollando la testa, circondato dai suoi animali, “a seguito della parentesi londinese pensavo di imbarcarmi nelle navi da crociera o di trasferirmi nei casinò di Lugano, ma la crisi economica del 2008 ha frenato molto quel particolare settore. Così sono tornato a casa, proprio nel periodo in cui mio padre si è ammalato e poi a breve è mancato, lasciandomi dieci cavalli della razza locale (oggi il Cavallo del Catria è una razza autoctona riconosciuta ufficialmente e meritevole di tutela) e cinque muli da lavoro, tra cui quella mula lì, eccola, ha 24 anni… lei è stata domata da me e dal mio babbo proprio quando ero appena tornato da Londra… che duro è stato ammaestrarla, ma alla fine…”
Dopo una breve pausa - resa indispensabile a causa della voce rotta dall’emozione - Giuseppe ha proseguito il suo racconto: “Ho deciso così di provare anch’io a percorrere la strada di tutta la mia famiglia: l’allevamento. Di dieci cavalli, però, quattro mi sono morti quasi subito a causa di una malattia. Nonostante questo ho tenuto duro e piano piano ho finalmente assistito anche a tante nascite, di cavalli e di muli. La passione per l’allevamento si è impossessata di me ben presto, ma forse non se n’era mai andata del tutto. Personalmente ho un rapporto viscerale proprio con i muli… sarà perché senza di loro, in passato, la mia famiglia avrebbe patito la fame! I Travagliati sono sempre stati un tutt’uno con i muli, un rapporto strettissimo, che si è mantenuto nel tempo, di generazione in generazione”.
Giuseppe ci ha spiegato così la caratteristica fondamentale di questi animali: “Si dice testardo come un mulo… ma non è mica vero! Il cavallo è schematico, mentre il mulo è elastico, ha la capacità di risolvere da solo i problemi che incontra, cercandosi sempre la strada migliore, anche a pieno carico e nei terreni più difficili e impervi”.
Ed è proprio questo il caso degli alvei fluviali e del progetto “Il futuro nella tradizione”, che tra l’altro ha visto Travagliati come docente di un corso di formazione organizzato proprio per tramandare l’antico mestiere del vetturino.
“Io sono mularo, vetturino, ma anche boscaiolo! Per questo, insieme all’Associazione degli allevatori, che era appena nata, all’indomani della tragedia del 15 settembre 2022 abbiamo approfittato da subito dell’opportunità aperta dal bando ministeriale. Ci siamo detti che i nostri muli sarebbero stati perfetti per questo genere di attività d'esbosco, che non si potrebbero fare, soprattutto nei piccoli corsi d’acqua di montagna, con le grandi macchine. Così abbiamo realizzato le prime attività sul territorio e soprattutto il primo corso di formazione, al quale hanno partecipato anche gli Istruttori forestali delle Marche. Lo sapete perché? Perché l’utilizzo dei muli per l’esbosco si sta riscoprendo anche in altri ambiti forestali, ad esempio negli interventi selvicolturali all’interno dei Parchi, dove certe macchine o certe strade sono vietate. Mulari e vetturini oggi sono molto ricercati, il lavoro non mancherebbe affatto ma...”
Travagliati non ci ha certo nascosto le difficoltà del mestiere: “...ma il nostro è un lavoro complesso, faticoso, totalizzante, non a caso in Italia siamo rimasti in pochissimi, meno di trenta, tra cui cinque proprio qui a Cantiano! E il problema del ricambio generazionale è enorme. Questo non significa però che sia impossibile riprendere questa attività. E mi ha fatto tantissimo piacere che dopo il primo corso, che abbiamo realizzato e pubblicizzato sul web, ci abbiano chiamato alcuni giovani di altre valli dell'Appennino. Vorrebbero imparare, o almeno provarci. E allora ci metteremo di nuovo a disposizione, anche perché il mulo può ancora servire all’esbosco della legna, di certo, ma anche al trekking o all'ecoturismo. Chi vuole investire in questa attività così dura, ma altrettanto appassionante, può sempre contare su di noi”.
Inutile girarci attorno: non è certo questo progetto o questa modalità, vecchia e nuova assieme, che risolveranno gli enormi e diffusi problemi idrogeologici delle nostre colline e montagne. Tuttavia negli occhi di Giuseppe Travagliati e degli altri allevatori coinvolti nel progetto è stato impossibile non leggere un disegno semplice, naturale, lineare, che oggi come in passato unisce animali d'allevamento e gestione del territorio. Tutto questo ad alcuni potrà sembrare strano, addirittura un po' “esotico”, ad altri invece scandalizzerà che un animale venga “sfruttato” per portare carichi così pesanti. Ma in fondo si tratta di un'alleanza, che va avanti da secoli e che solo da pochi decenni si è spezzata. Gli allevatori di Cantiano sono custodi di un legame antico, che anche nell'epoca della meccanizzazione avanzata e dell'intelligenza artificiale può rivelarsi non solo un valore culturale ma, in particolari condizioni, anche una soluzione pratica, materiale.
Senza incensarne eccessivamente le gesta, proviamo semplicemente a rifletterci su, magari di fronte alle montagne di tronchi che osserveremo contro i ponti o nelle piazze dei paesi alla prossima alluvione amplificata dalla crisi del clima. Legname che sarebbe potuto essere recuperato prima creando meno danni (con le corrette tecniche selvicolturali e senza bisogno di fare tabula rasa della vegetazione fluviale) magari, perché no, anche a dorso di un bel gruppetto di muli.
Foto 2, 4 e 6: progetto "Il futuro nella tradizione"