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Ambiente

"Con gli ice stupa immagazziniamo l'acqua come ghiaccio per usarla nella stagione estiva": come si combatte il cambiamento climatico in Ladakh

Andrea Zatta, ideatore e curatore del progetto IceStupa-Zanskar realizzato con l’associazione Trentino for Tibet, nell’ultima puntata di Un quarto d'ora per acclimatarsi, il podcast de L'AltraMontagna che approfondisce i problemi ambientali e sociali sperimentati dalle terre alte tramite la voce di chi le vive, le affronta e le studia

di
Sofia Farina
29 luglio | 18:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

"Il nome deriva dagli stupa, dei monumenti buddisti tibetani, e non è stato scelto a caso ma con l'obiettivo di calare questo ghiacciaio nel contesto sociale delle persone che avrebbero poi dovuto utilizzarlo, avvicinandosi così alla gente locale" racconta Andrea Zatta, parlando degli ice stupa, i ghiacciai artificiali che ha contribuito a creare nella regione del Ladakh per aiutare la popolazione locale a far fronte a enormi problemi di approvigionamento idrico, esacerbati dal cambiamento climatico.

 

Andrea Zatta, ideatore e curatore del progetto IceStupa-Zanskar realizzato con l’associazione Trentino for Tibet, è ospite dell’ultima puntata di Un quarto d’ora per acclimatarsi, il podcast de L’AltraMontagna che, con cadenza settimanale, racconta i problemi ambientali e sociali sperimentati dalle terre alte tramite la voce di chi li vive, le affronta e le studia.

 

Il progetto IceStupa-Zanskar si focalizza sulla gestione delle risorse idriche, l’efficienza energetica e l’agricoltura sostenibile nello Zanskar, Ladakh, e ha come obiettivi la costruzione di ghiacciai artificiali, gli ice stupa, in due villaggi dello Zanskar per contrastare la carenza d’acqua nelle sorgenti in primavera e favorire la ricarica delle falde acquifere; l’istallazione di un sistema “solare” di sollevamento dell’acqua per fornire acqua per uso agricolo e personale durante tutto l’anno; e il sostegno e la formazione degli abitanti del villaggio per rilanciare l’agricoltura e l’economia locali attraverso l’istallazione di sistemi agricoli a bassa intensità d’acqua, come ad esempio irrigazione a goccia, micro-irrigatori e serre per poter produrre tutto l’anno.


Il concetto di ice stupa è stato inventato (o meglio, re-interpretato a partire dalla saggezza popolare) dall'ingegnere e attivista ladakho Sonam Wangchuk, e l'idea alla base è quella di congelare e trattenere l'acqua che continua a scorrere e a disperdersi nei torrenti e nei fiumi durante l'inverno. In questo modo, il ghiaccio si scioglierà invece in primavera, proprio quando i campi avranno bisogno di essere irrigati.

 

"Il ghiacciaio viene formato sfruttando la pressione determinata dalla differenza di quota, utlizzando la gravità per pompare acqua tramite un tubo e poi spruzzarla verso l'altro" spiega Andrea Zatta "facendolo a temperature molto basse l'acqua diventa ghiaccio e si accumula sotto forma di ghiaccio". Questo processo non richiede energia,  lo sforzo e l'investimento sono minimi ed è solo necessaria una scelta oculata della posizione in cui creare l'ice stupa, "in modo da avere sufficiente pressione e temperature abbastanza basse per il congelamento e poi per il mantenimento del ghiacciaio".


La scelta di crearlo di forma conica, e non esteso orizzontalmente come si faceva in passato, è funzionale ad avere una fusione meno rapida, perchè con questa struttura ricevono meno raggi solari per il volume d'acqua immagazzinato. L'idea infatti è anche quella di conservare la torre di ghiaccio il più a lungo possibile durante l'estate, in modo che, sciogliendosi, alimenti i campi fino a quando le vere acque di fusione glaciale inizieranno a scorrere a giugno.

 

Il progetto IceStupa-Zanskar è anche stato raccontato nel documentario "The ice builders" che, presentato all'ultima edizione del Trento Film Festival, ha vinto il premio Green film, istituito dall’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente e dalla Trentino Film Commission per la pellicola che esprime in maniera più efficace i valori e le pratiche della protezione e della sostenibilità ambientale, con particolare attenzione all’ambiente montano e ai cambiamenti climatici, e il Premio Solidarietà Banca per il Trentino Alto Adige, per l’opera che meglio riesce a interpretare le situazioni di povertà, ingiustizia, emarginazione e isolamento sociale che, nella solidarietà e nell’aiuto reciproco, possono trovare il loro riscatto.

 

Qui è possibile ascoltare la puntata, disponibile anche su tutte le principali piattaforme podcast (Spotify, Apple e Google Podcast, Audible):

 

 

 

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