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Ambiente

Collegamento sciistico Comelico – Val Pusteria: le associazioni in attesa dei ricorsi contro il progetto, definito uno sfregio all’ambiente e al patrimonio Unesco

Il progetto consolida una visione del turismo di sfruttamento della montagna in nome della monocultura dello sci e dei grandi comprensori sciistici. Ma ricade in un’area di Rete Natura 2000 e, in parte, nei territori del Patrimonio Unesco

di
Agenda17
02 giugno | 12:00

A cura di Sandy Fiabane

 

Si tratta di un completo nonsense. È un progetto con diverse criticità, di tipo ambientale, economico e turistico. Quale imprenditore sarebbe disposto a investire decine di milioni di euro per impianti che renderanno poco e per pochi mesi l’anno? La risposta viene dal fatto che qui sono in ballo soldi del Fondo Comuni Confinanti e per noi è questa la speculazione: a quelle quote un impianto non funziona, per cui si vuole rovinare un ambiente di pregio per una cosa pagata con soldi pubblici ma che non porta a nulla.” È quanto afferma Gianluca Vignoli di Mountain Wilderness in merito al progetto per la realizzazione del collegamento sciistico tra Comelico e Alta Val Pusteria attraverso il passo di Monte Croce.

Il progetto, di cui si discute ormai da anni, prevede la costruzione di due impianti di risalita a Padola, in Comelico Superiore, entrambi con base in Valgrande: il primo sale verso Cima Colesei, il secondo verso Col d’La Tenda, oltre a nuove piste e un nuovo tratto verso la già esistente pista Campo. La società proponente è la Drei Zinnen e l’investimento supera i 40 milioni di euro, di cui la maggior parte proviene dai Fondi per i Comuni di confine.

 

Criticità naturali ed economiche

 

Le associazioni Italia Nostra, Lipu, WWF e Mountain Wilderness si battono da sempre contro il progetto, ancorato a una visione della montagna dominata dalla monocoltura dello sci e lontana dalla promozione di un turismo alternativo e sostenibile. Anche il Club Alpino Italiano ha espresso la sua contrarietà, con la sola eccezione della sezione comeliana.

 

“Ci sono diverse criticità. Anzitutto – spiega Vignoli – l’area ricade nella Rete Natura 2000, dunque zone di pregio naturistico protette a livello comunitario, nelle quali si devono rispettare dei criteri e preservare habitat e specie, nonché in alcune zone facenti parte del patrimonio Unesco.

 

Un secondo problema sono le quote, piuttosto basse, e l’esposizione in parte a sud: significa un impatto ambientale elevato a fronte di un vantaggio turistico e sciistico opinabile, perché è probabile che le piste saranno utilizzabili solo per una limitata parte della stagione invernale.” 

 

Il progetto, infatti, prevede anche un serbatoio e un impianto per l’innevamento artificiale. Oltre agli evidenti danni al patrimonio naturale, dunque, vanno considerati gli elevati costi per il mantenimento di un’industria altamente energivora.

 

Via libera al progetto, ma con numerose prescrizioni

 

A gennaio 2023 la Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio per l’area di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso ha dato parere favorevole all’opera ma con prescrizioni, dopo aver espresso più volte parere negativo. 

 

Il progetto, definito “integrato per lo sviluppo turistico, culturale e socio-economico della Valle del Comelico”, prende il nome di Stacco (Strategia per l’accessibilità del sito Unesco e uno sviluppo equilibrato del Comelico): la genesi prevedeva solo il collegamento sciistico, successivamente è stata inserita una riqualificazione delle opere fortificate del Vallo Alpino e della linea di difesa della Grande Guerra.

La Soprintendenza – spiega Vignoli – non ha detto che si può fare e basta, ma ha rilasciato un parere positivo con prescrizioni, abbastanza difficili da ottemperare. Quando abbiamo fatto presente agli enti del territorio come l’alto valore dell’area permetta di puntare su un turismo lento, le nostre proposte sono state accolte e il progetto è stato ingrandito con una parte di riqualificazione delle strutture belliche, percorsi culturali ed enogastronomici. Di fatto, però, l’acronimo Stacco sta a indicare un progetto con dentro un po’ di tutto: andando a ben vedere la fetta maggiore riguarda comunque funivie, piste, impianti di innevamento.”

 

Valutazione ambientale e Dichiarazione di interesse pubblico: in attesa dei pronunciamenti

 

“L’iter di approvazione – prosegue Vignoli – è abbastanza lungo. Da un lato, è servita una Valutazione ambientale strategica (Vas) per la variazione territoriale, perché le aree boschive dovranno diventare piste da sci mentre quelle a valle devono essere rese edificabili. La Commissione della Regione Veneto ha evidenziato numerose criticità ambientali, tra cui frammentazione di habitat e specie, perdita di biodiversità, disturbo della quiete invernale e sfruttamento delle risorse idriche, tuttavia ha approvato l’intervento. Noi abbiamo fatto ricorso al Tar e siamo in attesa dell’esito che, se dovesse bocciare il piano territoriale, impedirebbe il progetto stesso.

 

A ciò si aggiunge un’altra faccenda. Qualche anno fa, l’allora Ministero per i beni e le attività culturali aveva espresso una “Dichiarazione di notevole interesse pubblico” per l'area alpina tra il Comelico e la Val d’Ansiei, che corrisponde al “vincolo paesaggistico” e conferisce a queste aree una disciplina d'uso e tutele speciali. Comuni e Regione hanno fatto ricorso al Tar contro i vincoli, mentre noi associazioni abbiamo fatto un ricorso ad adiuvandum per dare man forte al Ministero. Il Tar ha però dato ragione ai Comuni e a quel punto il Ministero è ricorso al Consiglio di Stato: l’udienza è stata fatta e anche qui attendiamo la sentenza a breve, che potrebbe impedire la costruzione di nuovi impianti.

 

Tutta la faccenda resta comunque un assurdo: dal mio punto di vista l’unico motivo per fare questo progetto è l’arrivo di milioni di euro dal Fondo Comuni confinanti, ma il Comelico è una zona marginale dal punto di vista sciistico. Capisco gli abitanti che magari lavorano a Sesto e vorrebbero una realtà simile in Comelico, ma non basta un impianto per avere lo stesso contesto territoriale. Inoltre la stessa provincia di Bolzano non ha consentito l’ampliamento del comprensorio sciistico Tre Cime verso quel versante perché ritiene sia un terreno pregiato, quindi, se anche se si riuscisse a collegare Padola con il passo Monte Croce, il collegamento morirebbe lì.”

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Agenda17

Agenda17 è realizzato dal laboratorio DOS (Design of Science) dell'Università di Ferrara in collaborazione con l'Ufficio stampa, comunicazione istituzionale e digitale dell'Università di Ferrara. Pubblica notizie e contenuti scientifici relative ai 17 obiettivi Onu per lo sviluppo sostenibile, declinandoli nei relativi contesti sociali, economici, culturali e politici

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