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Ambiente

Cambiamenti climatici: non parliamo di cicli naturali

Per presentare L'AltraMontagna, il curatore del portale Pietro Lacasella ha intervistato i componenti del comitato scientifico. 

Qui di seguito l'intervista a Giovanni Baccolo.

di
Giovanni Baccolo
07 gennaio | 21:05

Per presentare L'AltraMontagna, il curatore del portale Pietro Lacasella ha intervistato i componenti del comitato scientifico. 

Qui di seguito l'intervista al glaciologo Giovanni Baccolo.

 

In un mondo attratto dai simboli, la fusione dei ghiacciai si sta facendo emblema della crisi climatica. Forse perché è uno degli effetti più evidenti del riscaldamento globale. L’emissione di gas climalteranti provocata dalle attività antropiche è riconosciuta dalla scienza come la principale causa di questo fenomeno di carattere epocale, nonostante questo in tanti continuano a parlare di cicli naturali. Come interpreti, da glaciologo, queste teorie alternative?

 

Sì, i ghiacciai sono forse il simbolo più efficace degli effetti che il cambiamento climatico sta producendo sugli ambienti naturali. Se la temperatura aumenta, la fusione del ghiaccio si fa più intensa. I ghiacciai rispondono quindi direttamente, senza filtri, alle variazioni climatiche e questo li rende estremamente vulnerabili. Osservare un ghiacciaio alpino a distanza di pochi anni, permette di osservare con i propri occhi gli sconvolgimenti prodotti dal cambiamento climatico. Sono convinto che senza i ghiacciai la consapevolezza del cambiamento climatico sarebbe significativamente meno radicata nell’opinione pubblica. Certamente c’è chi sostiene che quanto accade oggi non deve farci preoccupare in quanto parte di un “ciclo naturale”. A chi dice così, non posso non ricordare che sono stati gli stessi ghiacciai a mostrarci con cristallina chiarezza che la condizione odierna del sistema climatico planetario non ha nulla di naturale. Lo studio delle carote di ghiaccio ci ha permesso di comprendere come funzionava il clima della Terra prima che la specie umana cominciasse a perturbarlo. La concentrazione di anidride carbonica in atmosfera, principale responsabile dell’attuale cambiamento climatico, negli ultimi 800.000 anni non ha mai superato le 300 parti per milione. Oggi siamo ampiamente superato le 400 parti per milione e la crescita non accenna a rallentare. Un tempo il clima era dominato dai cicli naturali, il clima dell’antropocene di naturale, ahimè, ha ben poco.

 

Hai sempre cercato di integrare il tuo lavoro di glaciologo con un grande impegno divulgativo. Perché senti questa esigenza?

 

Ho sempre saputo dentro me stesso che studiare, conoscere e comprendere gli ambienti naturali era ciò a cui avrei voluto dedicarmi. La natura è così bella nella sua multiforme complessità, che trovo affascinante riuscire a comprendere quali meccanismi ne regolano il funzionamento. Chi studia le Scienze della Terra sa che nascoste dietro ai più insignificanti angoli di un contesto naturale si celano storie incredibili, che attraversano prospettive spaziali e temporali molto lontane dalla nostra condizione effimera. Credo che chiunque abbia una minima consapevolezza di ciò, non possa non riconoscere l’inestimabile valore degli ambienti naturali. Conoscere significa rispettare e quindi tutelare. È questo il principale motivo che alimenta la mia passione per la divulgazione. Cerco di raccontare la bellezza della natura affinché diventi più facile riconoscerne il valore.

l'autore
Giovanni Baccolo

Giovanni Baccolo è ricercatore presso l'Università Roma Tre. Studia le carote di ghiaccio per ricostruire le condizioni climatiche del passato e i processi naturali tipici degli ambienti freddi. Cerca di leggere la natura come un vero e proprio libro. Oltre alla ricerca si dedica alla divulgazione ed è appassionato di storia dell’alpinismo. Cura il blog Storie Minerali.

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