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Ambiente

Arrampicata, mountain-bike, escursionismo, eliski: quanto impattano le attività sportive sulla montagna? Tra monitoraggio e buone pratiche

Il sensibile aumento del flusso di visitatori nelle aree montane degli ultimi anni ha reso necessario ragionare e agire sulla gestione di questi flussi in modo da valutarne e poi ridurne gli impatti sull’ambiente che li ospita, e in particolare sulla loro biodiversità. L'obiettivo del progetto europeo BiodivTourAlps è proprio questo, ne parliamo con Costanza Luconi del Parco Nazionale delle Alpi Marittime

di
Sofia Farina
26 ottobre | 12:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Ormai lo sappiamo bene, negli ultimi anni si è assistito ad un sensibile aumento del flusso di visitatori nelle aree montane (e anche naturali in generale), sia nella quantità che nella diffusione e dispersione degli utenti e delle attività da essi praticate. È quindi diventato necessario ragionare e agire sulla gestione di questi flussi in modo da valutarne e (quindi) ridurne gli impatti sull’ambiente che li ospita, e in particolare sulla loro biodiversità. Per la sua riuscita, questa operazione deve anche includere una componente di accompagnamento gli operatori turistici sul territorio verso modelli di gestione più sostenibili e in grado di affrontare la sfida al cambiamento climatico.

 

BiodivTourAlps. Biodiversità e Turismo: sinergie per il futuro tra parchi alpini”, o in breve BiodivTourAlps, è un progetto europeo (partito a ottobre 2023) che si sta svolgendo sulle Alpi occidentali (al confine tra Italia e Francia) con l’obiettivo proprio di affrontare la sfida della conservazione della biodiversità riducendo gli effetti delle attività turistiche sull'ambiente e sulle risorse naturali nelle aree naturali protette, migliorando la conoscenza e la gestione delle interazioni uomo-natura.

La realizzazione del progetto è stata possibile grazie al programma di finanziamento del Fondo Europeo di Sviluppo Rurale, che rientra nel programma di cooperazione transfrontaliera Interreg VI-A Francia-Italia Alcotra 2021 – 2027. Si tratta infatti di un progetto che si basa su una estesa rete di partner francesi e italiani. Nello specifico, vi partecipano, oltre al Parc National du Mercantour che funge da capofila: l’Ente di gestione delle Aree Protette delle Alpi Marittime, il Parc national des Ecrins, l’Ente di gestione dei Parchi delle Alpi Cozie, il Parc national de la Vanoise, il Parco nazionale Gran Paradiso e il Parco Naturale Regionale delle Alpi Liguri.

 

BiodivTourAlps intende sviluppare protocolli e strumenti condivisi per conoscere e gestire gli effetti delle attività turistiche sulle aree protette, partendo dalle pratiche sostenibili già presenti a livello europeo e individuando casi studio di interazione uomo/natura per l’attuazione di interventi pilota, con particolare attenzione ai rifugi di alta quota. Attraverso attività di formazione per operatori ed eventi di sensibilizzazione rivolti ai visitatori si vuole rafforzare la conoscenza di base sul tema della conservazione delle risorse naturali, per conciliare al meglio turismo e tutela della biodiversità.

 

Nello specifico, i suoi obiettivi si possono racchiudere in tre macro-categorie: la conoscenza e la gestione degli impatti dei flussi turistici sulla biodiversità nelle aree protette transfrontaliere, l’accompagnamento degli operatori turistici e in particolare dei gestori di rifugi e infine la sensibilizzazione dei visitatori e degli operatori stessi. 

 

Il ruolo dei gestori di rifugi

 

Un’attenzione particolare è riservata alla categoria dei gestori dei rifugi e al loro accompagnamento verso l’implementazione di pratiche che garantiscano il minor impatto possibile sull’ambiente naturale, verso un modello in linea con le sfide legate alla biodiversità e al cambiamento climatico, per l’adozione di un protocollo di pratiche sostenibili e l’attuazione di interventi pilota.

 

Tra le azioni specifiche del progetto dedicate proprio ai rifugi e ai loro gestori ci sono il censimento delle buone pratiche in materia di gestione sostenibile dei rifugi a livello europeo e realizzazione di un intervento pilota e l’organizzazione di cicli di formazione per operatori turistici ed eventi di sensibilizzazione rivolti al grande pubblico.

Per andare verso questo obiettivo, BiodivTourAlps ha promosso e organizzato il convegno "Rifugi al centro delle transizioni" (a Briancon, a dicembre 2023) che ha riunito circa 340 partecipanti, tra cui 74 rifugisti francesi e italiani, provenienti da diversi settori professionali. L'obiettivo dell’evento - di cui sono disponibili gli atti in italiano - era proprio quello di contribuire a un approccio lungimirante alla gestione dei rifugi di montagna in una prospettiva di transizione, per aiutare a progettare i "rifugi di domani", incoraggiando impegni collettivi e proposte di azione a breve e medio termine rivolte ai responsabili politici, ai rappresentanti eletti e agli operatori del settore e dei territori di montagna.

 

“Stiamo preparando un Manifesto per i rifugi di domani - spiega Costanza Luconi del Parco Nazionale delle Alpi Marittime - in cui inserire una serie di indicazioni sia tecniche che gestionali che aiutino i rifugi a diventare un vero e proprio laboratorio di sostenibilità, in termini di funzionamento ma anche di divulgazione”. 

 

Il Manifesto dovrebbe essere pubblicato nell’estate del 2025, nel frattempo il Parco delle Alpi Marittime, in collaborazione con Cipra Italia, sta raccogliendo segnalazioni di buone pratiche già in atto nei rifugi italiani (qui la richiesta di segnalazione di “rifugi sostenibili”). 

 

 

Gli impatti delle attività outdoor 

 

“Con il progetto intendiamo approfondire la conoscenza scientifica dei flussi di visitatori delle aree protette - continua Luconi - partendo da una fase di monitoraggio dei flussi di visitatori, per realizzare poi degli studi di impatto dell'attività outdoor sulla biodiversità e sugli habitat delle Alpi”. 

Come spiega Luconi, ogni partner si sta concentrando su una specifica attività “identificata come particolarmente problematica per quel territorio”. Ad esempio, nel caso delle Alpi Marittime “ci concentreremo sugli impatti dell'arrampicata, della mountain-bike e dell'escursionismo e poi proveremo a fare un protocollo di monitoraggio del traffico veicolare nelle strade di alta quota” spiega Luconi. Tra le attività invece indagate dagli altri parchi “ci sono l'eliski, lo sci alpinismo e l'arrampicata su ghiaccio”.
 

A questa fase di raccolta dati, ne seguirà una di comunicazione e divulgazione “in cui verranno realizzati dei nudge fisici, distribuiti poi in tutti i parchi per contrastare il fatto che i visitatori spesso non sanno di trovarsi all'interno di aree protette - spiega Luconi -. Vogliamo creare una segnalazione fisica di queste aree e poi realizzare delle campagne di comunicazione in ogni parco. “L'obiettivo, chiaramente, è quello di sensibilizzare i visitatori delle aree naturali alpine ad avere un comportamento più responsabile - spiega la rappresentante del Parco - tramite una campagna di comunicazione portata avanti a livello europeo e una serie di attività più concrete di supporto agli operatori del territorio, come guide e promotori turistici, tramite corsi di formazione ed eventi di sensibilizzazione sulle buone pratiche”.

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