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Ambiente

A 70 anni salgono a 3000 metri per stendere un grande cerotto rosso sul ghiaccio: storia delle Klimaseniorinnen, le "signore del clima"

In Svizzera, i ghiacciai possono contare sul sostegno appassionato e sulle azioni risolute di molti cittadini. Le Klimaseniorinnen ("Signore del clima") ci insegnano come l'attivismo montano non abbia età

di
Michele Argenta
31 gennaio | 06:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Una donna si avvicina allo strato di ghiaccio scuro, posa lo zaino sulla roccia lì vicino ed estrae un enorme tessuto rosso fiammante che contrasta nettamente con l’ambiente glaciale. Lo srotola aiutata da altre figure umane e lo sovrappone ad un altro tessuto identico rosso già steso in terra. I tessuti rossi hanno dei fori, sono posati uno quasi perpendicolare all’altro e visti dall’alto formano un enorme cerotto, steso sul ghiacciaio del Tsanfleuron, in Svizzera

Queste signore svizzere, età media sui 70 anni, sono salite fino ai 3000 metri del ghiacciaio per lanciare l’allarme sulla crisi climatica. Siamo a metà settembre 2022, in Svizzera si è registrato per la prima volta lo zero termico sopra i 5000 metri, MeteoSvizzera ha lanciato diverse allerte per le ondate di calore in tutti i fondovalle alpini. L’iniziativa del cerotto è opera delle Klimaseniorinnen (tradotto in “signore del clima”), un gruppo di circa 2400 signore svizzere (la più giovane ha 64 anni) che ha deciso di fare causa allo stato Svizzero per inazione climatica.

Sono sempre più le azioni legali che portano in tribunale gli stati o le grandi aziende petrolifere e questa storia è una di queste. Le Klimaseniorinnen nel novembre 2020 hanno portato il governo svizzero davanti alla Corte dei Diritti Umani in quanto la loro salute, e quella dei loro figli e nipoti, è minacciata dall’aggravarsi del riscaldamento globale. Ondate di calore, eventi estremi e alti livelli di inquinamento stanno minacciando la salute, in particolare quella delle donne, più vulnerabili rispetto agli uomini, anche della popolazione del paese più ricco d’Europa.

I ghiacciai svizzeri sono il “canarino nella miniera” e le Klimaseniorinnen hanno capito che non si trattava di un falso allarme o di un ciclo naturale della Terra.

 

Le Klimaseniorinnen al ghiacciaio del Tsanfleuron © Miriam Künzli / Greenpeace

Le Klimaseniorinnen al ghiacciaio del Tsanfleuron © Miriam Künzli / Greenpeace

 

In Europa e nel resto del mondo, negli ultimi anni, si è assistito a un aumento delle mobilitazioni degli anziani. Nel Regno Unito, molti individui si sono uniti a movimenti climatici nonviolenti come Just Stop Oil o al Sunrise Movement negli Stati Uniti. A New York, nel marzo del 2023, centinaia di pensionati hanno partecipato a movimenti climatici in una protesta denominata "Rocking Chair Rebellion" (la ribellione delle sedie a dondolo), con l'obiettivo di persuadere le quattro principali banche americane a disinvestire i fondi pensionistici dai combustibili fossili, riconosciuti come causa diretta della crisi climatica attuale. Durante questa protesta, non era raro incontrare una nonna che, mentre faceva la maglia, esibiva un cartello con la scritta "Stop combustibili fossili". Ciò dimostra che non è necessario incollarsi ad una strada per reclamare un cambiamento; è soprattutto essenziale cominciare a essere cittadini attivi e interessati al proprio ruolo nella società civile.

 

Protesta contro i combustibili fossili - foto Third Act

 

In Italia, le proteste legate al clima sono diverse, ma sono sempre associate a una fascia di popolazione giovane. I grandi movimenti come i Fridays For Future, Ultima Generazione o Extinction Rebellion sono spesso guardati con atteggiamento paternalista dalla popolazione italiana più adulta. Sembra che i ghiacciai dell’Adamello, il Presena o la Marmolada non influenzino affatto la compassione o il senso di urgenza climatica degli adulti italiani. Per questo motivo, mentre in Svizzera le Klimaseniorinnen si mobilitano anche a livello giudiziario per chiedere un’uscita dal fossile e denunciare l’inazione climatica del governo, in Italia chi si occupa di clima viene spesso liquidato come bontempone. Se da un lato questa prospettiva tutta italiana può sembrare plausibile (la fascia d’età dei sessantenni in su potrebbe non vivere gli effetti peggiori della crisi climatica), dall’altro è angosciante assistere al totale menefreghismo di una generazione nei confronti delle altre. La questione climatica non riguarda solo i giovani o i liceali, ma coinvolge tutti. L’aumento delle temperature e degli eventi estremi, secondo un recente articolo dell’Harvard Medicine Magazine, impatta particolarmente la fascia anziana di popolazione, rendendola più suscettibile a colpi di calore e malori.
 

Tutte queste ragioni hanno scosso profondamente le signore svizzere, le quali, con il movimento delle Klimaseniorinnen, si stanno strenuamente impegnando per assicurare un futuro vivibile ai propri nipoti, là dove la politica sembra fallire miseramente. In Svizzera, i ghiacciai possono contare sul sostegno appassionato e sulle azioni risolute dei propri cittadini di tutte le età. Nutriamo la speranza che un giorno questa presa di coscienza si diffonda anche tra la cittadinanza italiana, sia essa alpina o meno. Al momento, sembra che l'Italia sonnecchi ignara sotto i ghiacciai, senza sollevare lo sguardo per affrontare il cambiamento già in corso.

 

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