"4 metri di spessore persi in una sola estate" alla Konkordiaplatz del ghiacciaio dell'Aletsch, il più grande d'Europa
Come ogni anno, Matthias Huss osserva l’asta di misurazione dello spessore del ghiaccio. La palina infissa nel ghiacciaio serve per stimare quello che in questo campo è chiamato "bilancio di massa", ovvero il rapporto annuale tra quanto ghiaccio è andato perso in acqua e quanta neve ne ha formato di nuovo. Anche quest'anno l’asta mostra al glaciologo elvetico un bilancio negativo per il maggiore ghiacciaio d’Europa, l’Aletschgletscher, in Svizzera
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Come ogni anno, Matthias Huss osserva l’asta di misurazione dello spessore del ghiaccio. La palina infissa nel ghiacciaio serve per stimare quello che in questo campo è chiamato "bilancio di massa", ovvero il rapporto annuale tra quanto ghiaccio è andato perso in acqua e quanta neve ne ha formato di nuovo. Anche quest'anno l’asta mostra al glaciologo elvetico un bilancio negativo per il maggiore ghiacciaio d’Europa, l’Aletschgletscher, in Svizzera.
La commissione svizzera per l'osservazione della osservazione della criosfera dell'Accademia Svizzera delle Scienze (Scnat) ha appena diramato il rapporto annuale sullo stato dei ghiacciai nel Paese al centro della catena alpina. Come nel versante meridionale delle Alpi, anche qui il ritiro dei ghiacciai alpini è confermato ed inesorabile.
Nel comunicato si legge che "dopo le circostanze estreme del 2022 e del 2023, non si intravede alcun sollievo per i ghiacciai svizzeri", e ciò nonostante i volumi di neve eccezionalmente grandi caduti durante e alla fine dell’inverno passato (si stima una quantità di neve del 30% maggiore rispetto agli ultimi anni). Le nevicate avevano suscitato un ottimismo generale nei media e nella percezione di chi frequenta l’ambiente alpino. Ma già nella prima parte della estate appena conclusa Huss e colleghi e colleghe da tutto l’arco alpino postavano sui social immagini preoccupanti di fusioni intense su diversi ghiacciai.
La combinazione di temperature elevate a luglio e agosto, che a volte hanno raggiunto livelli record, e le polveri del Sahara cadute anche in pieno inverno, non hanno insomma rallentato la perdita di volume dei ghiacciai.
Così, il glaciologo ha diffuso in una serie di fotografie degli ultimi anni, che lo ritraggono con la palina di misurazione sempre alta, a mostrare una fusione di anche 4 metri in una sola estate presso la Konkordiaplatz. Il commento è: "continuano a fondersi, anzi più rapidamente di prima". Qui, intorno a 2700 metri di altitudine confluiscono quattro ghiacciai e formano una "piazza" di più di 2 chilometri quadrati. Dalla Konkordiaplatz parte poi l’iconica e lunga lingua di ghiaccio che scorre per altri circa quindici chilometri verso il vallese. L’immagine del fiume di ghiaccio domina i cartelloni pubblicitari dell’ufficio del turismo della regione dell’Aletsch.
Il fato di quel ghiacciaio con l’aspetto himalayano, baricentro geografico e glaciale delle Alpi, è un tema che occupa l’attenzione del pubblico elvetico. Huss spiega che "la fusione del ghiacciaio, e della Konkordiaplatz sta accelerando. Tuttavia, c'è ancora qualche incertezza sulla forma esatta del letto roccioso sotto Konkordiaplatz", e questo apre diversi scenari sul futuro dell’Aletschgletscher. Certo è però che, mano a mano che il ghiacciaio si abbassa di quota e si porta ad altitudini dove le temperature sono più elevate, il fenomeno del ritiro si acuisce.
"Ci vorrà molto tempo per la completa fusione della Konkordiaplatz, lì ci sono ben 800 metri di ghiaccio ancora da sciogliere. Quindi, anche se i tassi di fusione aumentano, non si tratta di una questione di pochi decenni", dice ancora l’esperto.
Fatto consolante, questo, anche per i tanti gruppi di alpinisti che annualmente attraversano quella che senz’altro è la più vasta «piazza» di tutta Europa. Il forte ritiro, spiega ancora il glaciologo, "non rappresenta direttamente un pericolo per gli alpinisti, ma rende tutto tecnicamente più complicato".
Ma allora, la regione dell’Aletsch, con le sue cime perennemente imbiancate ed il suo ghiacciaio così maestoso e massiccio, come sarà in futuro? La differenza la facciamo noi, spiega Huss. Gli scenari prodotti dagli esperti elvetici sono drammaticamente diversi a seconda di cosa faremo o non faremo nei prossimi anni.
In un caso, intorno al 2080 in uno scenario di forte riscaldamento molto probabilmente la Konkordiaplatz non esisterà più ed al suo posto ci sarà un lago. Viceversa, anche se questo potrebbe non interessare direttamente nessuno di chi legge questo articolo, «se le emissioni di anidride carbonica cesseranno completamente entro il 2050 non ci sarà nessun lago a Konkordia (almeno prima del 2100) ma ci sarà ancora molto ghiaccio», sostiene Huss. Una animazione del quotidiano svizzero Tagesanzeigher, curata da glaciologi e glaciologhe svizzeri, mostra due paesaggi profondamente diversi, e che saranno dipendenti dalle nostre decisioni di oggi.
Ancora una volta, i ghiacciai sono una evidenza chiara, palpabile, misurabile, di quanto l’essere umano possa agire sulla atmosfera. E quindi anche su ciò che si trova a contatto con essa sulla superficie terrestre.
Comunque sia, osserva Huss, c’è da chiedersi quale sarà il destino della famosa Konkordiahutte, il rifugio che dal 1877 è la base di partenza per traversate sul ghiacciaio e alcune delle cime più famose delle Alpi. Quando fu costruita si trovava a circa 50 metri sopra il livello del ghiaccio, a pochi passi dalla Konkordiaplatz. Oggi bisogna già salire una infinità di gradini per superare i 200 metri che separano la capanna dal ghiacciaio. "La salita fino al rifugio è già molto lunga adesso. Immaginiamo che la superficie sia ancora più bassa di 500 metri: in questo caso la posizione attuale della capanna non avrà più alcun senso".
Tutto cambia nel paesaggio alpino. Ma come e quanto, dipende in buona parte dalle nostre scelte.