17.000 capi ovini morti e 10 milioni di euro di ristori: la malattia della lingua blu, favorita dall'aumento delle temperature, colpisce gli allevamenti sardi
La malattia della lingua blu, una patologia virale trasmessa attraverso una piccola zanzara, sta mietendo molte vittime tra gli ovini di diverse regioni italiane, in particolare la Sardegna e il Piemonte, dove l’epidemia sta causando gravi perdite economiche agli allevatori. Tra le cause di questa epidemia ci sono anche i cambiamenti climatici
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
La 96esima Fiera Agricola Zootecnica Italiana (Fazi) di Montichiari non ospiterà le bovine da latte e il Raduno Zootecnico di Oropa è stato cancellato per la prima volta dopo 40 anni: entrambe queste decisioni sono conseguenza dell'epidemia di malattia della lingua blu che, con la sua diffusione in diverse regioni italiane, sta destando preoccupazione nel mondo della zootecnia.
La malattia della lingua blu è una patologia virale e a differenza della peste suina africana, il virus non viene trasmesso da animale infetto ad animale sano ma attraverso una piccola zanzara, la culicoide che punge il singolo animale infettandolo. L’insetto colpisce anche i bovini con effetti non mortali, ma infligge i danni maggiori a ovini e caprini. Sebbene sia conosciuta da decenni (come testimoniano anche i numerosi articoli scientifici a riguardo), negli ultimi anni la sua diffusione ha subito un'accelerazione, particolarmente in Italia. In particolare, regioni come Piemonte e Sardegna stanno essendo fortemente colpite proprio in questi mesi, in cui l’epidemia sta causando gravi perdite economiche agli allevatori.
In Sardegna, l'epidemia ha recentemente assunto proporzioni allarmanti: si parla di oltre 2.700 focolai attivi e più di 17.000 capi ovini morti fino a settembre 2024. Il virus provoca gravi sintomi negli animali, oltre al cambio di colorazione della lingua, che dà il nome alla malattia, tra cui febbre, edema della testa, ulcere orali e, nei casi più gravi, la morte. Gli allevatori sono in ginocchio e il numero di capi deceduti continua a crescere nonostante gli sforzi delle autorità locali, che stanno cercando di arginare la crisi con campagne di vaccinazione e l'uso di insetticidi.
Come emerga dalla fotografia dell'emergenza, riportata ieri durante i lavori delle commissioni Sanità e Agricoltura (riunite in seduta congiunta e presiedute rispettivamente da Carla Fundoni e Antonio Solinas, Pd) da parte degli assessori competenti, Gianfranco Satta (Agricoltura) e Armando Bartolazzi (Sanità), sono due i sierotipi presenti nel territorio: il numero 8 al nord e il 3 nella parte meridionale dell'Isola. Come hanno spiegato gli esperti, la Regione dispone dei vaccini per il sierotipo 8, mentre quelli per il sierotipo 3 non ancora disponibili in Italia e l'assessorato si trova costretto a correre ai ripari con gli indennizzi per l'utilizzo dei repellenti da parte degli agricoltori. "Abbiamo già chiesto al ministero di autorizzare il vaccino sierotipo 3 - ha spiegato Satta -, abbiamo interloquito con due case fornitrici in Europa, attraverso lo Zooprofilattico, quindi saremo in grado per il prossimo anno, di vaccinare i capi già a febbraio o marzo, come dovrebbe essere fatto, e non aspettare a settembre".
I fondi stanziati complessivamente dalla Regione per i ristori ammontano a 10 milioni di euro, dei quali la maggior parte (700mila euro) sono destinati a rifondere i costi sostenuti dagli allevatori per l'acquisto degli insetticidi. "Lavoriamo - ha riportato Satta ai commissari - per elevare a 300 euro per capo il valore dell'indennizzo, mentre per la mancata produzione ipotizziamo un risarcimento di 20 euro a capo".
Il virus preoccupa anche in Piemonte, dove l'epidemia, comparsa durante l'estate, ha già colpito diverse zone, specialmente nell'area pedemontana del Pinerolese, con 314 casi fra accertati e sospetti. Le autorità sanitarie locali hanno imposto rigide misure di controllo, bloccando gli spostamenti degli animali infetti e trattando con repellenti e insetticidi sia gli animali che i veicoli di trasporto e la Regione ha avviato una campagna vaccinale volontaria degli ovini. Dopo una prima fase di gestione dell'emergenza resa difficile dala carenza di dosi, le autorità sanitarie hanno chiesto rinforzi e dalla Spagna sono arrivate 40mila dosi di vaccino che saranno disponibili a breve grazie all'autorizzazione ministeriale all'utilizzo sul territorio nazionale.
"Grazie a questa massiccia disponibilità possiamo dare il via a una tempestiva fase di immunizzazione e salvaguardia del nostro patrimonio zootecnico - ha commentato Paolo Bongioanni, assessore all'Agricoltura della Regione Piemonte -. Esorto i nostri allevatori ad aderire alla campagna vaccinale e, come per la peste suina, a porre in atto tutte le misure di biosicurezza per limitare il contagio". Ricordiamo infatti che il Piemonte conta, rispettivamente, circa 72mila di bovini e 125mila capi di ovini e caprini.
"Ci sono state delle criticità dovute anche al fatto che quest'anno, a causa dei cambiamenti climatici, l'infezione si è rivelata due mesi prima e i vaccini sono stati disponibili dal mese di giugno, quindi si sono accavallate delle circostanze che hanno condizionato" ha spiegato l'assessore alla Sanità della Sardegna. E in effetti, la correlazione tra la diffusione della malattia della lingua blu e i cambiamenti climatici è accertata (e comunicata dall'Accademia) da anni. Le temperature sempre più elevate e le piogge abbondanti, seguite da periodi di caldo intenso, creano l'habitat ideale per la proliferazione degli insetti vettori, un fenomeno si è, appunto, reso evidente in entrambe le regioni colpite. In Piemonte, le piogge di giugno e le alte temperature di agosto hanno favorito la diffusione del virus, mentre in Sardegna, l’epidemia si è manifestata con ben due mesi di anticipo rispetto al solito, un dato che ha messo in difficoltà i servizi sanitari e rallentato le misure di contenimento.
Il cambiamento climatico non solo amplifica la diffusione della lingua blu, ma altera anche la stagionalità delle infezioni, rendendo difficile prevedere e prevenire i picchi epidemici. Gli inverni più miti, le estati prolungate e l’aumento della frequenza di eventi climatici estremi contribuiscono a estendere la durata del ciclo di vita degli insetti vettori e a espandere la loro area di diffusione, rendendo possibili nuovi focolai in zone dove la malattia era precedentemente rara o assente.
La lingua blu rappresenta solo uno degli esempi di come i cambiamenti climatici stiano influenzando la salute animale e, di conseguenza, il settore agricolo. Con l’aumento delle temperature e la maggiore variabilità climatica, i ricercatori prevedono un'ulteriore espansione dell’areale del virus in Europa, rendendo la gestione delle epidemie sempre più complicata e costosa. Questo fenomeno avrà impatti non solo sugli allevatori, ma anche sull’economia agricola in generale, compromettendo la produzione di carne e latte in alcune delle principali regioni ovine d'Italia.
L'epidemia che sta colpendo Piemonte e Sardegna rappresenta un campanello d’allarme per le autorità sanitarie e ambientali e una risposta adeguata richiederà non solo una gestione emergenziale delle epidemie, ma anche investimenti a lungo termine nella prevenzione, nella ricerca sui vaccini e nel monitoraggio degli effetti dei cambiamenti climatici sulla diffusione delle malattie animali.