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Ambiente

“I paesi africani si svegliano ogni mattina pagando il prezzo di un crimine che non hanno commesso": aggiornamenti dal nono giorno di negoziati

Il nono giorno di Cop29 sta giungendo alla sua conclusione qui a Baku e i negoziati relativi al nuovo obiettivo per la finanza globale, che dovrebbero riuscire a portare ad un documento condiviso entro il fine settimana, sono in stallo. Una prima bozza del documento finale è attesa per domani mattina, intanto, i vari gruppi di pressione commentano lo stato attuale. Diamo loro spazio, partendo da una storia che arriva da terre alte lontane

di
Diario da Cop29
20 novembre | 19:30

Poche ore fa stavo ascoltando le parole della ministra dell’ambiente di un paese (l’unico) che il cui territorio si trova interamente sopra i mille metri di quota (l’80% del quale al di sopra di 1800 metri) e il cui punto più alto raggiunge quasi 3500 metri.

 

In questo paese le nevicate annuali stanno diminuendo drasticamente, gli inverni stanno diventando più corti e le estati più calde, i sistemi di precipitazione stanno cambiando e gli eventi estremi stanno aumentando.

Il cambiamento climatico sta mettendo a dura prova gli ecosistemi montani, impattando sulla preziosa biodiversità delle montagne frammentando gli habitat, mettendo a rischio gli animali che hanno bisogno di basse temperature per sopravvivere, modificando le rotte migratorie di alcune specie.

 

La qualità del suolo sta diminuendo: l’erosione, determinata dagli eventi alluvionali, sta aumentando e “lavando via” la componente del suolo che è vitale per l’agricoltura, facendo diminuire sensibilmente la fertilità del suolo e mettendo così a rischio la sicurezza alimentare. Le praterie sono fortemente impattate dall’instabilità delle precipitazioni, con degli effetti particolare negativi sull’allevamento, che è anche impattato dalla scarsa disponibilità di acqua per gli animali durante la stagione più calda e dai continui casi di malattie dovuti a nuovi esotici parassiti. Questo dato è particolarmente importante perché il paese in questione è il secondo produttore mondiale di lana mohair e sta affrontando notevoli difficoltà nel settore (con forti ricadute economiche).

 

Forse stupirà sapere che il paese in questione si trova nel continente africano, nella sua estremità meridionale: si tratta del Lesotho. Poche ore dopo aver ascoltato questa storia che arriva dalle terre alte africane, mi sono trovata a di fronte a un’altra voce proveniente dallo stesso continente, quella di Marlene Achoki, di Care International, che è molto vicina al Gruppo Africano dei Negoziatori, che comprende 54 paesi (tra cui il Lesotho). “I paesi africani si svegliano ogni mattina pagando il prezzo di un crimine che non hanno commesso - ha dichiarato in conferenza stampa - e per questo il gruppo africano è molto netto nelle sue richieste”. Queste comprendono la richiesta di 1.3 trilioni all’anno per la finanza climatica da parte dei paesi più ricchi, che sono maggiormente responsabili del surriscaldamento globale. L’attivista ha continuato: “Abbiamo sentito parlare di 200, 300 miliardi. Ma su cosa sono basati questi numeri? Sono uno scherzo”, riferendosi al fatto che la cifra richiesta dai paesi in via di sviluppo sia il frutto di studi di esperti del settore, non richieste campate in aria.

 

Achoki ha parlato insieme ad altri attivisti che hanno commentato lo stallo nei negoziati relativi al nuovo obiettivo per la finanza globale, che si trovano negli ultimi giorni, quelli più cruciali che dovrebbero riuscire a portare ad un documento condiviso entro il fine settimana. E’ infatti in corso una grande discussione relativa a quali paesi debbano effettivamente contribuire ai finanziamenti per il clima: se quelle effettivamente più ricche o quelle classificate come nazioni in via di sviluppo nei primi trattati degli anni ’90 e che ora sono invece economie emergenti.

 

Ai giornalisti qui a Cop29, sul fare della sera è arrivato il seguente suggerimento: “Se siete bloccati nel media center in attesa di un testo, tornate in albergo (o andate a comprare una sfera con la neve a forma di trivella nella Città Vecchia). I colloqui su un nuovo testo di finanza climatica si protrarranno probabilmente fino a notte fonda, con un testo previsto per la mattina”. Insomma: il testo che tutti stiamo aspettando, la prima bozza del nuovo obiettivo per la finanza, obiettivo di questa conferenza, sembra ancora lontano. Probabilmente i negoziati andranno avanti fino a notte fonda e noi leggeremo il documento domani mattina con il caffè.

 

Intanto, in una delle ultime conferenze stampa della giornata, il rappresentante del gruppo africano ha dichiarato: “Siamo alla seconda settimana e a questo punto speravamo di avere una direzione definita. La nostra posizione è chiara, è dal 2019 che chiediamo un obiettivo chiaro e definito: 1.3 trilioni”. Nel frattempo, il presidente di Cop29, Mukhtar Babayev, dice che è tutto sotto controllo e che non c’è da preoccuparsi.

 

Chiudo questo dispaccio da Baku, da un media center pieno di occhiaie di giornalisti che da dieci giorni passano l’intera giornata senza vedere la luce del sole o sapere se è già tramontato (non ci sono finestre in questo enorme stabile), con una buona notizia. Il think thank Ember ha pubblicato oggi un documento per fare il punto sulla produzione di energia globale a un anno di distanza dalla Cop28 di Dubai in i leader globali hanno preso l’impegno di iniziare l’”allontanamento dai combustibili fossili” (transitioning away è la formula che era stata usata). Ebbene, dai risultati della ricerca emerge che “metà delle economie mondiali sta già abbandonando i combustibili fossili e sono passati almeno cinque anni dal picco di produzione di energia elettrica da combustibili fossili”. Infatti la crescita dell’energia pulita, guidata dal solare e l’eolico, ha contribuito a rallentare la crescita dei combustibili fossili nel settore energetico di quasi due terzi negli ultimi dieci anni, mentre il carbone sta diminuendo rapidamente nei paesi più ricchi. 

 

Foto in copertina: UN climate change

l'autore
Diario da Cop29

Questo spazio è dedicato al racconto della Cop29, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si svolge dall'11 al 23 novembre 2024 a Baku, in Azerbaigian. Sofia Farina seguirà i negoziati sul posto per L'AltraMontagna, portando i lettori nel mondo dei negoziati climatici, guidandoli alla scoperta delle questioni più stringenti per i leader del pianeta (e non solo)

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