Contenuto sponsorizzato
Alpinismo

Senso di incertezza e di precarietà a due passi da casa. Val Codera e Valle dei Ratti: due territori per chi non ha fretta

Codera e valle dei Ratti, selvagge e poco frequentate. Su quelle pareti si trova il senso di incertezza e di precarietà a due passi da casa

di
Chicco Magni
04 aprile | 12:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

SONDRIO «Questa selvaggia vallata che si può definire la “cenerentola” della regione, tanto è poco frequentata. È la valle per chi non ha fretta. Nelle numerose sue vallette laterali, l’alpinista potrà trovare ancora quella solitudine che ormai quasi più non esiste altrove», così il conte Bonacossa, nel 1936, in occasione della stesura della guida ”Masino, Disgrazia, Bregaglia” definiva la val Codera. Una descrizione che ancora oggi calza a pennello anche per la vicina valle dei Ratti. Siamo nell’estremo lembo occidentale del gruppo Masino/Bregaglia, e partendo dal paese di Verceia sia apre questa valle secondaria della Valchiavenna. Il Sasso Manduino, il Ligoncino, la Sfinge, il Pizzo di Prata dominano su queste vallate selvagge e poco frequentate.

 

A volte si raggiungono luoghi sperduti dall’altra parte del mondo per cercare l’avventura, a qualcuno, soprattutto da quelle parti delle Alpi Centrali, basta invece alzare lo sguardo verso la grande muraglia del Manduino (detto anche” Becco d’anatra”) per fantasticare su nuove esplorazioni e ritrovare quel senso di incertezza e di precarietà a due passi da casa. Per raggiungere Verceia basta percorrere la Superstrada 36 fino all’ingresso della Valchiavenna. 1 ora e 30 da Milano. Imboccata la valle dei Ratti si entra in un mondo a parte. In inverno poi i lunghi avvicinamenti e l’ambiente isolato trasformano le salite sulle vie dei primi apritori in vere e proprie esplorazioni. Pochi chiodi, calate da attrezzare, alcune anche un po’ improvvisate.

 

Capita infatti a chi si spinge sulle pareti dell’alta valle di rimanere isolato per giorni. Forse si incontra più gente sulle montagne della Patagonia che sul Manduino e questo isolamento trasforma la valle in un ambiente severo, dal grande richiamo. «È sempre stato un luogo selvaggio, difficile incontrare qualcuno - racconta Graziano Bianchi, guida alpina e autore di alcune prime su quelle pareti (Manduino e Sfinge) negli anni ’80 - Quando si sale dal lago verso la Valtellina il Manduino apparate così imponente ed esercita un richiamo per chi ama nuove avventure, eppure non ha mai avuto una grande frequentazione e il successo delle pareti della Val Masino. Bisogna camminare parecchio per l’avvicinamento. Forse la Sfinge ha avuto un po’ più di successo».

 

Le prime esperienza sulle cime del gruppo risalgono alla fine dell’800 ma le prime vere imprese alpinistiche iniziano nel 1900. L’esplorazione della confinante val Masino era iniziata trent’anni prima, forse anche perché già allora era collegata al fondovalle da una carrozzabile. La val dei Ratti invece ha continuato a mantenere il suo fascino intatto per molto tempo. Nel ’29 una grandiosa ascesa in un ambiente così severo come il profondo colatoio della parete nord del Ligoncio è quella realizzata da una cordata di cui fa parte Vitale Bramani. Nel 1938 l’exploit di Alfonso Vinci che supera per la prima volta l’ostica muraglia della nord del Ligoncio. Poi per un lungo periodo l’oblio, fino agli anni settanta, quando un gruppetto di alpinisti lecchesi apre la via “del Peder” sempre sulla Sfinge.

 

Un segno importante è stato lasciato da Ivan Guerini, grande innovatore e scopritore di pareti selvagge, salite spesso in solitaria. Un’impronta decisiva poi da quelle parti l’hanno lasciata sicuramente Rossano e Valentino Libèra che con grande impulso esplorativo hanno dato vita a itinerari oggi quasi leggendari. Appunto la difficilissima Leggende del Liss, sulla Nord della Sfinge. Quanta possa essere potente l’attrazione per quei luoghi d’inverno l’ha dimostrato lo stesso Rossano Libera che nel 2000 trascorse quattro giorni sul Manduino aprendo “Dormi e sogna“.

 

Ora un certo fascino per gli escursionisti sulle montagne sopra Novate Mezzola e Verceia lo esercita il cosiddetto “Trecciolino”, un percorso orizzontale di 12 chilometri a 850 metri di quota che collega le dighe della Val Codera a quella, molto più grande, della Val dei Ratti. Ambedue i bacini alimentano la centrale elettrica di Novate Mezzola. Un parte del “Trecciolino, dal punto dove arriva il piano inclinato che sale dalla centrale fino alla Valle dei Ratti era percorsa da un trenino assai pittoresco. 

 

SOSTIENICI CON
UNA DONAZIONE
Contenuto sponsorizzato
recenti
Sport
| 22 gennaio | 11:00
Ad imporsi è stata la Svizzera, che annoverava tra le proprie fila anche ex calciatori di assoluto livello come Benaglio, Mehmedi, Chapuisat e Frei, che in finale ha piegato per 8 a 6 la Germana. L'evento si disputa dal 2010, è giunto alla 13esima edizione e richiama un gran pubblico nella città del Canton Grigioni
Attualità
| 22 gennaio | 06:00
Il primo cittadino di Valbondione, Walter Semperboni, difende il progetto di collegamento dei comprensori sciistici di Colere e Lizzola. Poi attacca: "Gli pseudo ambientalisti che fanno yoga nel bosco mi propongano un'alternativa"
Sport
| 21 gennaio | 20:00
L’atleta del team La Sportiva segna un nuovo traguardo nella storia del bouldering italiano. L'impresa compiuta a Tintorale in Abruzzo: ''Big Slamm non è stato solo un semplice sasso o una scalata difficile, ma un vero maestro di vita''
Contenuto sponsorizzato