Rifiuti: K2 peggio dell'Everest (VIDEO). Per l'ottantesimo anniversario della prima scalata bisognerebbe pulire la montagna dalla spazzatura
La recente spedizione "femminile" targata Cai e un video girato tra i rifiuti del Campo 2 da uno sherpa intento a scalare il K2 ci invitano a volgere lo sguardo al futuro, al 2034, quando ci troveremo di fronte all’ottantesimo anniversario della prima scalata. Quale potrebbe essere il modo più efficace per celebrarlo?
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Con un comunicato, oggi il Club Alpino Italiano ha annunciato che si è ufficialmente conclusa la spedizione “femminile” italo-pakistana sul K2, pensata per celebrare il settantesimo anniversario della prima scalata italiana della seconda montagna più alta della Terra.
Sempre oggi, il Corriere della Sera ha pubblicato un video di uno sherpa nepalese, salito sul K2 a luglio e perplesso per la condizione in cui ha trovato il Campo 2, traboccante di rifiuti. Secondo quanto riportato dal Corriere ha dichiarato: “Non mi sarei aspettato di trovare la montagna così; è davvero una cosa molto triste”.
Questi due episodi ci invitano a volgere lo sguardo al futuro, al 2034, quando ci troveremo di fronte all’ottantesimo anniversario. Quale potrebbe essere il modo più efficace per celebrarlo? Replicare ancora una volta un meccanismo mediatico-commerciale oppure promuovere una spedizione finalizzata a ripulire la montagna dalla spazzatura lasciata – più o meno volontariamente – da chi nel tempo ha tentato di raggiungere la vetta?
Quest’ultima proposta è stata di recente avanzata da Carlo Alberto Pinelli, sulla scia dell’iniziativa Free K2 – spedizione che nel 1990 riportò a valle, oltre a quasi tre tonnellate di rifiuti solidi, anche dieci chilometri di corde fisse, abbandonate dalle precedenti spedizioni – e dell’idea di Mountain Wilderness “di chiedere al governo del Pakistan una moratoria di cinque anni: un divieto di scalata necessario per poter studiare con calma quali provvedimenti adottare per restituire definitivamente al K2 il suo significato alpinistico e il suo valore simbolico”.
Un altro modo per ottimizzare l’eco mediatica offerta dalla ricorrenza potrebbe essere quello di incentivare ulteriormente l'alpinismo di prossimità, finalizzato alla riscoperta delle montagne italiane/europee e favorito da spostamenti leggeri: in questo modo l’avventura non inizierebbe scendo le scalette di un aereo atterrato dall’altra parte del mondo, ma scendendo le scale di casa. Un alpinismo più agile da un punto di vista economico e soprattutto assai meno impattante sulle già precarie condizioni climatiche del presente.
Questa sensibilità non è estranea a un Cai che sta dimostrando la giusta attenzione alle problematiche ambientali che ci coinvolgono (è sufficiente pensare al recente Congresso Nazionale del Club alpino italiano, dal tema “La montagna dell'era del cambiamento climatico”). Un’attenzione che, ne siamo certi, caratterizzerà le spedizioni alpinistiche del futuro.
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