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Alpinismo

''Per una gita sopra i 2.500 metri meglio partire con un giorno di anticipo'', l'importanza dell'acclimatamento per Francois Cazzanelli: ''Ottimo periodo per salire sui ghiacciai''

Il noto alpinista valdostano e guida alpina da 12 anni risponde alle Guide Alpine rispetto all'importanza dell'acclimatamento e al dormire in rifugio: ''La notte in rifugio, magari a tremila metri, fa una grossa differenza in termini di acclimatamento, ma per molte cime come il Castore sul Monte Rosa, o il Gran Paradiso, è necessaria. Non è scontato stare bene e può darsi che la mattina dopo non si sia in condizioni di proseguire''

di
L.P.
18 luglio | 18:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

''Per qualsiasi gita uno vada a fare oltre i 2500 metri, consiglio di partire sempre con un giorno di anticipo. Ho notato, negli anni, che chi dorme in valle già la notte precedente alla partenza della gita sta meglio durante la salita, e non parlo necessariamente di salite sui 4000. Sembra una banalità, ma partire dalla città direttamente nella notte comporta comunque maggior affaticamento e dormire ad una quota superiore aiuta ad essere più in forma il giorno dopo''. Comincia così l'intervista a Francois Cazzanelli, noto alpinista valdostano e guida alpina da 12 anni e della società guide del Cervino, realizzata dalle Guide Alpine Italiane.

 

In queste giornate di grande caldo, anche in quota con lo zero termico stabilmente posizionato sopra i 4.000 metri e i malori che si susseguono (addirittura in provincia di Sondrio sono stati registrati 3 decessi in 3 giorni) capire come comportarsi in all'alta quota può rivelarsi cruciale e allora è bene capire come si può fare per ridurre al minimo i rischi, anche in questo senso. Francois Cazzanelli ci regala alcuni consigli pratici tratti dalla sua esperienza in montagna dopo aver salito cinque ottomila e aver ha siglato diversi record di velocità. Tra le altre cose ha fatto anche parte della Nazionale Italiana di sci alpinismo e della “Sezione Militare di Alta Montagna" del Centro Sportivo Esercito di Courmayeur ed è ambassador de La Sportiva.

 

Francois, la guida alpina come supporta i propri clienti nell’acclimatamento? 

Prima di tutto consigliando alle persone come pianificare e affrontare una salita in montagna, in base alla loro preparazione e alla salita che vogliono fare, e poi monitorando attentamente lo stato del cliente durante l’escursione. Ad esempio, consigliamo di fare qualche allenamento nelle settimane precedenti, anche delle semplici camminate per raggiungere dei rifugi: iniziano ad abituare il fisico a fare sforzi a quote che non sono quelle dove normalmente si vive.

Durante la gita, ogni guida chiede spesso come stai, come va, non solo per capire se il cliente apprezza la gita ma per capire se sta bene. Se dovessero insorgere dei problemi può gestire la situazione subito, magari rallentando il passo, consigliando di bere, facendo pause in più. Fino a decidere di rientrare e riproporre la gita in un secondo momento se la situazione peggiora e il cliente va in sofferenza. Il nostro compito è accompagnarli, farli divertire e, come dico sempre, “fargli realizzare un sogno”. Ma il sogno va vissuto e apprezzato, e per questo sono necessari una buona preparazione fisica e un buono stato di salute.

 

Facciamo un esempio, per salire un 4000, quanti giorni servono per un corretto acclimatamento? 

Prendiamo ad esempio il Breithorn, il 4000 più facile che abbiamo in Italia. Per salire, come tempistica, basta un giorno, perchè gli impianti di risalita ci portano già ad una quota abbastanza elevata. Ma è importante arrivare la sera prima a Breuil Cervinia e dormire lì per un buon acclimatamento, il paese si trova già a quota 2000 metri. Quando il giorno dopo ci si incammina sul ghiacciaio, bisogna muoversi lentamente e cercare di ascoltare il più possibile il proprio fisico: la sensibilità alla quota è anche un fattore personale, è difficile dare delle regole standard. Se si sta bene si può aumentare il proprio ritmo. Un quattromila come questo, che si può fare in giornata, espone meno ai rischi dell’alta quota perché la permanenza in alto dura poco.

 

E se invece parliamo di un 4000 più remoto, che comporta pernottamento in rifugio? 

La notte in rifugio, magari a tremila metri, fa una grossa differenza in termini di acclimatamento, ma per molte cime come il Castore sul Monte Rosa, o il Gran Paradiso, è necessaria. Non è scontato stare bene e può darsi che la mattina dopo non si sia in condizioni di proseguire. Molto fa la preparazione fisica di ognuno di noi e la miglior strategia è quella di arrivare preparati. Non bisogna essere degli atleti, bisogna acclimatarsi correttamente e tenere presente che una regolare attività fisica aiuta.

 

Secondo la tua esperienza, sono molte le persone che soffrono problemi di quota durante le gite? 

Capita raramente, per fortuna. Innanzitutto, oggi le persone che si affidano alla guida alpina arrivano mediamente più preparate. Quando ho iniziato a fare questo mestiere 12 anni fa, non era sempre così, ma i tempi del “prendo la guida e mi trascina in cima” sono finiti. Le guide sono professionisti, dedicano molto tempo alla formazione e alla preparazione degli itinerari; il cliente deve rispettare queste competenze, seguire i consigli e cercare di arrivare preparato: questo rispetto reciproco aiuta a concludere positivamente la gita ed evitare difficoltà come quelle legate alla quota.

 

Questo è il periodo corretto per provare a salire un 4000? Come sono i ghiacciai in questo momento?

Sì, è il periodo ideale. I ghiacciai sono in ottime condizioni. Quest’anno purtroppo il meteo ci sta un po’ facendo faticare per la sua instabilità, però le salite classiche sui 4000 delle delle Alpi sono tutte in ottime condizioni, grazie alle abbondanti nevicate e al rigelo notturno. In ogni caso, prima di pianificare una salita, è consigliabile consultare le Guide Alpine del posto per raccogliere informazioni dettagliate sui singoli itinerari e le condizioni locali.

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