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Alpinismo

L'etica dell'alpinismo nell'era del cambiamento climatico: il giovane alpinista Dario Eynard per il podcast "Un quarto d'ora per acclimatarsi"

Approfondiamo il tema dell'alpinismo nell'era del surriscaldamento globale con Dario Eynard, ospite della quinta puntata di Un quarto d'ora per acclimatarsi, il podcast de L'AltraMontagna che approfondisce i problemi ambientali e sociali sperimentati dalle terre alte tramite la voce di chi le vive, le affronta e le studia

di
Sofia Farina
19 febbraio | 12:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

"Credo che l'alpinista moderno non possa essere ignaro dei cambiamenti climatici in atto e seppur vivere la montagna necessita di compromessi, invito tutti, me compreso, a cercare di attribuire il giusto peso alle azioni che compiamo".

 

Frequentare l’alta montagna è un’esperienza intensa e sfaccettata, comporta sforzo fisico, conoscenza tecnica, capacità di gestire situazioni complesse. Nel nuovo millennio, praticare alpinismo vuol dire anche sperimentare un ambiente colpito dal surriscaldamento globale, in cui i suoi impatti sono particolarmente intensi, i cambiamenti rapidi, e - inevitabilmente - farsi delle domande. Oggi abbiamo l’onore di ascoltare una persona che, nelle tante ore passate sui sentieri e sulle pareti, ha riflettuto molto sul tema dell’etica dell’alpinismo nell’era del cambiamento climatico: il giovane e forte alpinista Dario Eynard.

 

Dario è membro del Cai Eagle Team, “un progetto - spiega - che è stato promosso dal Club Alpino Italiano insieme al Club Alpino Accademico Italiano e dall’alpinista Matteo della Bordella". Con esso “il Cai ha voluto tornare a dare uno spazio importante all'alpinismo ed un modo efficace è stato quello di istituire una squadra giovanile” che è stata realizzata selezionando 15 ragazze e ragazzi under 28 selezionati prima su base curricolare, quindi sull'attività alpinistica, poi con delle selezioni pratiche sulle varie discipline scalata su roccia e ghiaccio”.

 

 

 

 

 

Quella dell’Eagle Team è un’esperienza di squadra, e secondo Dario “l'idea di vivere un'esperienza in solitudine in montagna non contrasta assolutamente col fatto di vivere molte esperienze in condivisione con altri ragazzi”. L’obiettivo stesso del progetto, al di là della spedizione finale, è proprio quello di realizzare “un percorso di crescita che alla base abbia anche un forte confronto ed è questo l'aspetto che più mi ha spinto a partecipare a questo progetto, il confronto con i tutor oppure con gli altri compagni di squadra”.

 

Nelle sue numerose avventure alpinistiche, Eynard ha toccato con mano l’effetto del cambiamento climatico sulle terre alte “credo che l'alpinismo sia una delle attività che più risente di questo fenomeno del fenomeno dei cambiamenti climatici - racconta - l'alta montagna è un ambiente fragile”. E questo impone di adattare la propria frequentazione dell’alta montagna alle nuove condizioni al contorno, Eynard racconta come per il nuovo alpinista “l'approccio di un tempo, ai giorni nostri, non è più replicabile, sia in termini di scelta dell'itinerario che deve compiere, sia in termini dell'approccio all'attività alpinistica più in generale”. Ad esempio, pensando alcune vie simbolo dell’arrampicata su misto - quella che si pratica su terreno roccioso ghiacciato - aperti su massicci come quello del Monte Bianco in agosto, “se adesso un alpinista volesse ripeterle, sarebbe un incosciente a farlo durante il periodo estivo”.

 

 

 

 

Dario, in reazione alla consapevolezza del surriscaldamento delle terre alte, ha adattato il proprio modo di fare alpinismo, rendendolo consapevole e rispettoso dei luoghi che ama: “nella mia brevissima carriera, ho cercato poi di compiere delle salite che abbiano un valore per me, non soltanto in termini di che cosa ho fatto, ma anche in termini di come le ho fatte. Ho cercato di dare un valore alle montagne di casa, ad esempio cercando di trasmettere il messaggio che anche l'alpinismo di prossimità può ancora essere vissuto intensamente, e in altre occasioni ho cercato di trasmettere l'idea che il viaggio può essere anche parte integrante dell'esperienza”. 

 

Esempi di questo approccio sono la sua salita in solitaria della parete nord-est del Badile lungo la Via degli Inglesi, compiuta nel 2021 senza l’utilizzo di mezzi personali per arrivare alla sua base, o la prima salita in solitaria invernale della parete nord della Presolana, la montagna dietro casa per Dario, compiuta poco più di un anno fa.

 

Qui è possibile ascoltare la puntata, disponibile anche su tutte le principali piattaforme podcast (Spotify, Apple e Google Podcast, Audible): 

 

 

 

 

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