Ex casermette della Finanza riadattate a "stanze panoramiche" senza stravolgere l’ambiente: "Una rigenerazione economica, sociale e culturale"
Recentemente è stato inaugurato a Moncenisio, in Piemonte, un primo gruppo di edifici coinvolti nella trasformazione delle ex casermette in luogo di promozione culturale e residenza per artisti. Il docente di architettura al Politecnico di Torino e membro del comitato scientifico de L'AltraMontagna, De Rossi: “La rigenerazione deve essere economica, sociale e culturale”
A cura di Sandy Fiabane
Recentemente è stato inaugurato a Moncenisio, in Piemonte, un primo gruppo di edifici coinvolti nella trasformazione delle ex casermette della Guardia di Finanza in luogo di promozione culturale e residenza per artisti. L’iniziativa rientra in un più ampio progetto di rigenerazione sociale, turistica e culturale dei territori di montagna e di rilancio delle economie locali coordinato dal Politecnico di Torino.
“In questo momento stiamo lavorando in una decina di paesi tra Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Veneto, Abruzzo e Molise. Sono contesti molto diversi, ma i progetti di carattere più innovativo si sviluppano proprio in nuclei di poche decine o centinaia di abitanti. Spesso siamo chiamati direttamente dai sindaci, con il caso di Ostana che ha fatto da apripista, e lavoriamo non solo per realizzare una rigenerazione fisica e architettonica, ma soprattutto per incardinarla dentro una più ampia rigenerazione economica, sociale e culturale” afferma Antonio De Rossi, docente di Architettura al Politecnico di Torino e membro del comitato scientifico de L’Altra Montagna.
Un nuovo turismo per la montagna: lento e non totalizzante. Ancora oggi le aree interne e la montagna sono percepite perlopiù come luoghi a mera vocazione turistica e, spesso, con una visione del turismo centrata sugli sport invernali e l’alta stagione estiva.
“Il turismo montano – afferma Gianfranco Franz, docente di Progettazione culturale per turismi sostenibili all’Università di Ferrara – è stato costruito su stereotipi formatisi nel corso degli anni Settanta, quando le settimane bianche divennero per la prima volta accessibili al grande corpo della classe media, fino ad allora sostanzialmente assente da questo tipo di turismo, soprattutto quello degli sport invernali. Il profittevole mercato della nicchia di turismo invernale ha poi schiacciato tutte le altre forme, mettendo in secondo piano anche il turismo montano estivo, con un suo platfond di domanda di molto precedente. Il turismo dello sci è infatti diventato una vera e propria industria, che ha richiesto colossali investimenti in infrastrutture e con gravi impatti ambientali. Oggi tutto questo è di fronte a un bivio molto serio: continuare a implementare quella visione o cominciare a cambiare il messaggio".
Ed è anche per cambiare il messaggio che progetti come quello del Politecnico si ripropongono di ricondurre il turismo entro una visione più generale di sviluppo del territorio.
“Spesso – spiega De Rossi – si è pensato che il turismo, da quello sportivo a quello culturale di valorizzazione storica delle risorse locali, fosse l’unica possibilità. Noi crediamo invece che sia importante ricostruire una visione di questi territori a partire dalla loro dimensione produttiva, e non solo da una di consumo perché a forza di consumare non rimane nulla né fisicamente né culturalmente. E' quindi importante far sì che siano prima di tutto luoghi in cui gli abitanti vivono e lavorano: turismo e valorizzazione culturale devono rientrare in una dimensione generale, senza mai diventare il carattere maggioritario e totalizzante, altrimenti possono portare a scelte poco consapevoli che finiscono per non mettere più al centro gli abitanti".
Metromontagna e multifunzionalità: un nuovo rapporto tra terre alte e città. Per realizzare tutto ciò entra in gioco il concetto di “metromontagna”, che riguarda le relazioni tra il territorio montano e quello cittadino. È infatti necessario decostruire l’alterità tra questi due ambienti e costruire un rapporto basato sulla valorizzazione di quella multifunzionalità che è una caratteristica tipica dell’abitare la montagna.
“Molte volte – prosegue De Rossi – con le comunità locali dobbiamo smontare progettualità completamente volte al turismo e costruire una dimensione più organica. Ai montanari sono infatti congenite una pluri-attività e una multifunzionalità che richiedono, oltre al turismo, l’incentivazione di attività diverse. Inoltre, a questo discorso si aggancia quello sulla cosiddetta metromontagna, per cui va ripensato il rapporto con le città: montagne e aree interne non devono più essere uno sfondo paesaggistico, fatto solo di tradizioni ed enogastronomia, ma deve instaurarsi un reciproco scambio di saperi ed economie. Ancora oggi, quando si pianificano i finanziamenti sembra che l’unico futuro possibile per questi territori sia la valorizzazione turistica e culturale. C’è invece un tema importante di ricostruzione di una dimensione produttiva e di nuove competenze: dove possiamo sviluppare saperi e pratiche sul cambiamento climatico se non in territori dove questi fenomeni sono più evidenti e si possono fare sperimentazioni puntuali, ad esempio sulle nuove specie vegetali che dovranno essere piantare, la gestione idrogeologica o quella dell’acqua?”
Tutto ciò implicherà anche la necessità di formare in qualche modo i turisti verso nuove forme di approccio alla montagna e ai suoi abitanti? “Non so dire – conclude Franz – se sarà necessario. Certamente saranno premiate le comunità che sapranno in qualche modo insegnare ai turisti alcune peculiarità del loro territorio: il turismo esperienziale, che sta crescendo con costanza, significa proprio coinvolgere l’ospite nelle attività quotidiane.
Certo non sarà facile imboccare la transizione da un turismo di massa verso uno a minore impatto ambientale e, forse, anche economico. Ma è una transizione imposta dal cambiamento climatico e dai cambiamenti geopolitici in corso: scarseggia la neve e scarseggia l’acqua per produrla artificialmente, mentre l’energia necessaria all’innevamento costa sempre di più. Credo che alcune località e comunità saranno in grado di interpretare le sfide per il futuro, mentre altre rimarranno sulle posizioni acquisite nel tempo. Vedremo nei prossimi anni chi avrà ragione”.
Agenda17 è realizzato dal laboratorio DOS (Design of Science) dell'Università di Ferrara in collaborazione con l'Ufficio stampa, comunicazione istituzionale e digitale dell'Università di Ferrara. Pubblica notizie e contenuti scientifici relative ai 17 obiettivi Onu per lo sviluppo sostenibile, declinandoli nei relativi contesti sociali, economici, culturali e politici