Cosa c’è dietro ad un bollettino neve e valanghe: il racconto di Paola Dellavedova di Fondazione Montagna Sicura
Insieme a Paola Dellavedova, che da quindici anni coordina l’Area neve e valanghe della Fondazione Montagna Sicura, in Valle d’Aosta, scopriamo quanto lavoro c’è dietro un prezioso bollettino neve e valanghe che sia aggiornato quotidianamente, facilmente reperibile e comprensibile
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
La ricerca e preparazione dell’uscita alpinistica, spesso fatta la sera precedente, magari al termine di una cena in compagnia, con la cartina stesa per terra e i soci intorno ad essa, un telefono con il bollettino valanghe, gli altri utilizzati per cercare informazioni quanto più aggiornate sulle condizioni del percorso selezionato, è un momento che ho sempre assaporato e apprezzato. L’eccitazione del pregustarsi l’avventura del giorno seguente, la sveglia all’alba, i primi passi verso l’alto con le pelli sotto gli sci, l’aria gelida sul volto, lo scricchiolio della neve: lo scialpinismo diventa facilmente un’ossessione, una religione: ma come passavo i fine settimana prima?
Tutti coloro che sanno di cosa sto parlando, hanno anche ben presente com’è fatto un bollettino neve e valanghe. Essenzialmente si tratta di una cartina in cui le diverse aree e zone sono colorate in base ad un codice molto semplice: verde vuol dire pericolo di valanghe basso, rosso scuro vuol dire pericolo molto alto, e in mezzo ci sono alcune tonalità di giallo e arancione. Selezionando l’area di interesse, si possono ottenere maggiori informazioni: che tipo di valanghe potrebbe verificarsi? Per quale motivo? Quali pendii sono più rischiosi?
Ma quanto lavoro c’è dietro questo prodotto, preziosissimo (letteralmente su di esso si basano decisioni che riguardano la nostra sopravvivenza o meno), aggiornato quotidianamente, facilmente reperibile e comprensibile? Per scoprirlo mi sono rivolta a Paola Dellavedova, che da quindici anni coordina l’Area neve e valanghe della Fondazione Montagna Sicura, in Valle d’Aosta.
“Al bollettino lavoriamo in un team di cinque previsori, due al giorno con impegni differenziati in base ai turni, in funzione anche del trasferimento di dati tra un un previsore l'altro, proprio per dare continuità e maggiore qualità al prodotto”. I bollettini neve e valanghe sono infatti una valutazione del pericolo presente sul territorio a scala regionale e vengono elaborati quotidianamente proprio perchè sia le caratteristiche territoriali che quelle meteorologiche sono fortemente dinamiche “il cambiamento da una giornata all’altra può essere dovuto ad un evento meteorologico oppure all’evoluzione delle caratteristiche del manto nevoso oppure ad entrambi. Quindi il tecnico deve adattare la propria analisi ad una selezione di dati che sia la più pertinente possibile, sapendo scegliere quotidianamente e pesando quindi adeguatamente i vari parametri in funzione delle condizioni”.
Dellavedova ci tiene a sottolineare subito la distinzione tra il pericolo e il rischio, sottile ma fondamentale “il pericolo identifica una condizione naturale, il pericolo di valanghe è presente a prescindere dalla nostra frequentazione di quel territorio. Il rischio invece è la valutazione del verificarsi di un evento relativo che possa interagire con un bene o con una struttura. E quindi ecco che, nello specifico della Valle d'Aosta, per noi sono due i prodotti fondamentali strettamente collegati, perché attingono dalla stessa fonte di dati, ma che generano poi una comunicazione del rischio per le aree antropizzate, sulle vie di circolazione più percorse e una comunicazione del pericolo per la movimentazione sul terreno innevato non antropizzato”.
La valutazione è il risultato della combinazione di modellistica e osservazione, quindi si basa anche su una vasta gamma di dati che vengono acquisiti sia dalla strumentazione automatica (ovvero dalla rete di stazioni meteorologiche automatiche situate tra i pendii che probabilmente vi sarà capitato di incontrare durante sciate o passeggiate) che dai rilevatori. Dellavedova racconta: “i rilevatori sono i nostri occhi sul territorio e ci consentono di avere una conoscenza distribuita in modo uniforme: parlano il nostro stesso linguaggio, perchè sono stati formati attraverso corsi dedicati, ed effettuano test di stabilità che per noi sono fondamentali per comprendere qual è la condizione del manto nevoso”. In Valle d’Aosta, i previsori possono contare sul supporto di ben 70 rilevatori a settimana, che permettono di ottenere circa 5000 dati puntuali nel corso di una stagione, che comprendono rilievi grafici e test di stabilità. “Tra i nostri collaboratori ci sono guide alpine, membri del corpo forestale valdostano, guardiaparco, operatori dei comprensori sciistici, rifugisti, operatori delle dighe, guardia di finanza, truppe alpine. Le stazioni meteorologiche automatiche invece, che forniscono con cadenza oraria dati come la temperatura dell’aria e della neve, la precipitazione in corso, il vento, sono circa un centinaio su tutto il territorio regionale
Ai previsori spetta l’arduo compito di rendere questa enorme mole di dati in continua evoluzione un colore e un breve testo per ogni zona aggregata della cartina “si è lavorato tanto e si lavora tuttora, sia a livello nazionale che internazionale con i servizi europei, per migliorare sempre di più anche la componente comunicativa. Abbiamo lavorato per uniformare sia le modalità di valutazione del pericolo, sia la sua rappresentazione in una forma grafica che sia di facile utilizzo per l'utente e con una la terminologia standardizzata - spiega Dellavedova - proprio per permettere anche una traduzione che avviene in sette lingue ma soprattutto utilizza un linguaggio comune per tutto l’arco alpino italiano ma anche di arco alpino”.
“Il nostro lavoro è estremamente dinamico, e questo lo rende stimolante, ma ci pone anche in una condizione di forte senso di responsabilità. Per poter realizzare un prodotto qualitativamente elevato, oltre ad aver costruito una rete di dati fondamentale, non può mancare la passione delle persone che ci lavorano, altrimenti sarebbe impossibile rendere questo processo efficiente”.
Non so voi, ma io dopo questa chiacchierata guarderò i bollettini con degli occhi diversi, sforzandomi di percepire il lavoro di ogni singola persona che ha permesso di assegnare un colore alla valle in cui mi recherò.