Panizza: "Kaswalder con il No al referendum va contro la linea del Patt. Da Statuto vanno presi provvedimenti"
Il segretario del partito spiega la scelta della giunta di deferire l'ex presidente al collegio di disciplina: "Lo Statuto, votato anche da Kaswalder, parla chiaro. Se la maggioranza sceglie una linea va seguita sennò è l'anarchia". E su Tamanini spiega: "Per lei solo la richiesta di restare imparziale, nessun richiamo"
TRENTO. "Ogni iscritto deve garantire l'unità operativa del partito ed astenersi da azioni ed atteggiamenti che possano essere di danno al partito. Rilasciare dichiarazioni e sostenere posizioni contrastanti con la linea politica del Partito o con quanto stabilito dalla Giunta esecutiva è da considerarsi fatto dannoso e come tale va considerato ai fini dell'adozione dei provvedimenti disciplinari". Fischieranno le orecchie a qualcuno leggendo queste poche frasi. E' questo, infatti, l'articolo 8 dello Statuto del Patt, comma 3. Fischieranno le orecchie all'ex presidente Walter Kaswalder che sembra rispondere all'identikit tracciato qui sopra.
Trentasette voti contrari alla sua maggioranza in consiglio provinciale, il continuo attacco ad organi di governo del suo partito, dall'assessore Dallapiccola allo stesso presidente della Provincia Rossi, e, dulcis in fundo, la decisione di votare "No" a un referendum costituzionale per il quale il Patt si è speso in via diretta anche in Parlamento. Ieri la giunta del partito si è riunita per deferirlo al collegio di disciplina. Cosa gli accadrà? Ce lo spiega il segretario del Patt Franco Panizza: "Ora la sua posizione verrà sottoposta a un esame, con tanto di contraddittorio e entro 90 giorni il procedimento si conclude con provvedimento motivato di archiviazione, richiamo scritto, rimozione degli incarichi di partito, sospensione o espulsione. Tutte le sanzioni sono immediatamente esecutive anche se il soggetto in questione può fare ulteriore ricorso al collegio dei probiviri".
Ma al di là dei particolari più o meno tecnici ci sono i temi politici da affrontare. Ci sono le accuse di Ottobre che ha definito Rossi e Panizza "Una versione meno cruenta del sanguinario leader nord coreano Kim Jong" e ci sono le posizioni prese dall'ex presidente del partito condivise da una parte della base delle stelle alpine (da ieri, infatti, su alcuni profili Facebook simpatizzanti hanno sostituito la loro immagine profilo con quella di Kaswalder in segno di solidarietà). "Il Patt sul referendum ha scelto una linea chiara - spiega Franco Panizza - che è per il Sì. Una linea che abbiamo portato avanti in Parlamento e in provincia ad ogni livello. Il fatto che uno come Kaswalder esterni continuamente, sui social, tramite i media, a livello pubblico, che lui si pone su una linea opposta alla nostra è in esatto contrasto con quanto previsto dallo Statuto del nostro partito. Un partito - prosegue il senatore - che accetta il confronto, vuole avere dibattito all'interno, ringrazia se ci sono posizioni differenti che si scontrano e si affrontano. Perché è così che tutti insieme posiamo continuare a crescere. Ma ciò deve avvenire nelle sedi competenti, all'interno del partito stesso. Si fanno le battaglie politiche e poi, se si perde, si deve prendere atto che la tua maggioranza ha scelto una linea diversa e a quel punto ci si deve adeguare. Altrimenti è il caos, è l'anarchia. Si finisce per delegittimare i propri esponenti e le proprie istituzioni".
"Questo Statuto - prosegue Panizza - votato anche da Kaswalder e da Ottobre, che grazie al Patt ha fatto una carriera incredibile e che ha lasciato solo perché non è riuscito a diventare segretario, è nato così proprio per mettere fine alla "fase Andreotti". Una fase durante la quale ognuno usciva con la sua posizione e alla fine si finiva per avere venti voci dissonanti. Un modus operandi che ci aveva visto uscire sconfitti alle elezioni. Non c'è censura, quindi, ma solo un partito che, per definirsi tale, deve compiere delle scelte soprattutto se è un partito di governo come il nostro".
E poi c'è la posizione della presidente del Patt Linda Tamanini, "richiamata" ieri in giunta dai consiglieri comunali di Trento dopo che, durante il rimpasto voluto in Comune da Andreatta, si era schierata apertamente in favore di Marika Ferrari e quindi contro la sua sostituzione con Uez. "Linda in quel caso ha agito da presidente del partito - spiega Panizza - e anche questo va contro quanto previsto dallo Statuto (art 18: "il presidente è il garante di tutte le componenti e di tutte le sensibilità politiche presenti nel partito" ndr) . Lei ricopre un ruolo che deve essere neutrale e invece, in quel caso, è intervenuta in maniera molto forte e netta in favore di una parte. Ma quello richiesto ieri dai consiglieri comunali di Trento non è nemmeno un richiamo, è una semplice richiesta a rimanere nel suo ambito di competenze. Non c'è quindi, con lei, nessun problema".