Mobilitazione delle associazioni "Il Bondone non si arrende". Dall'area sciabile al bacino fino alla funivia da Trento alla cima, il Comune: "Nessun sfruttamento"
Nel mirino delle associazioni, in particolare, il bacino alle Viote, l'incremento delle aree sciabili e il grande impianto. La replica del Comune di Trento
TRENTO. Nessuna logica di sfruttamento ma anzi la volontà di intervenire per adattarsi e mitigare gli effetti della crisi climatica. A sostenerlo il Comune di Trento. L'amministrazione comunale interviene dopo che svariate associazioni e movimenti hanno lanciato una mobilitazione: "Il Bondone si ribella".
"I provvedimenti e la pianificazione che in questi ultimi anni hanno impegnato la Giunta e il Consiglio comunale, dal Paesc al Piano urbano della mobilità sostenibile, dal Piano del verde alla Carta del paesaggio. testimoniano anzi la volontà di intervenire con tutte le azioni di competenza per ridurre le emissioni e rallentare il cambiamento climatico, oltre che per favorire l’adattamento e mitigarne le conseguenze".
Negli scorsi giorni 24 associazioni e movimenti che partecipano alla mobilitazione nazionale "La Montagna non si arrende" hanno annunciato l'organizzazione di una passeggiata per contrastare un modello di sviluppo anacronistico e predatorio basato su pratiche estrattive e grandi eventi.
"Abbiamo deciso di manifestare in Bondone, passeggiando tra le Viote e Vason, per sottolineare l’importanza della salvaguardia ambientale - spiegano i promotori dell'iniziativa "il Bondone non si ribella" - come prerogativa necessaria anche per il mantenimento dell’attrattiva turistica del Trentino” viene spiegato dai promotori della mobilitazione". L'appuntamento è per domenica 9 febbraio (Qui articolo).
Una manifestazione che ha portato anche alla reazione dell'associazione operatori del Monte Bondone. "Siamo noi a ribellarci contro associazioni estranee alla nostra montagna", le parole del presidente Paolo Torboli. "Dovrebbero protestare contro quello che non viene fatto" (Qui articolo).
Nel mirino delle associazioni, in particolare, il bacino alle Viote, l'incremento delle aree sciabili e il grande impianto. Il Comune chiarisce la propria posizione nella cornice di questi temi.
Bacino alle Viote. "L'Amministrazione comunale ha deciso che la valutazione riguardo all’eventuale localizzazione dovrà essere fatta alla luce dei risultati dello studio di ricerca affidato all’università, all’interno del progetto Unicittà, e al Muse, ente che ben conosce il territorio avendo una sede in loco e che vanta un’esperienza in campo ambientale di assoluta eccellenza", spiega il Comune. "A indagine conclusa, dati alla mano, sarà possibile valutare la possibile localizzazione del bacino sia in base all’impatto dell’opera sull’ecosistema montano, sia considerando gli scenari climatici dei prossimi decenni".
Al netto della mobilitazione e delle istanze della associazioni, le varie soluzioni vagliate nel corso della consiliatura hanno aperto a diverse polemiche. E' iniziata la campagna elettorale e si spende una pausa sull'argomento per assecondare le posizioni interne alla coalizione. Doverose le analisi sull'eventuale miglior localizzazione. Il Comune sembra, però, ben propenso alla realizzazione di un bacino, anche in ottica agricoltura e antincendio. Ma alla fine la gestione definisce l'uso, la strada porta a Trento Funivie e così anche la risposta sugli obiettivi.
Aree sciabili. "La variante tecnica da poco adottata in prima istanza ha tra i suoi obiettivi l’adeguamento del Piano regolatore generale del Comune di Trento al Piano urbanistico provinciale. Avendo valenza di Piano territoriale della Comunità, il Prg del Comune di Trento ha dovuto allineare la definizione del concetto di 'aree sciabili' a quella dettata dal Pup".
Infatti nel vecchio Prg "la definizione di 'Aree sciabili' corrispondeva alle piste da sci vere e proprie, mentre per il Pup il tematismo 'aree sciabili' comprende un perimetro più esteso rispetto alle piste da sci che include il sistema 'piste e impianti', cioè le aree strettamente funzionali alle attività invernali. Dalle aree sciabili sono comunque escluse zone di valenza naturalistica come le Viote. Tuttavia, all’interno dell’area sciabile mutuata dal Pup si mantiene la destinazione urbanistica prevista dal Prg. Dunque le aree a bosco o a pascolo, le aree destinate a infrastrutture, viabilità oppure a insediamenti sono disciplinate dalle disposizioni della zona in cui ricadono".
Alla luce di tutto questo, "non risulta corretto affermare che ci sia stato 'un incremento delle aree sciabili del Bondone dagli attuali 87 ettari a ben 283 ettari', perché le vecchie 'piste da sci' e le attuali 'aree sciabili' mutuate dal Pup sono due concetti del tutto differenti tra loro. Non si configura neppure un aumento delle 'possibilità di realizzazione di quella molteplicità di attrezzature e funzioni che potranno essere insediate'. Infatti la nuova rappresentazione grafica delle aree sciabili del Pup, di fatto, non amplia la possibilità di realizzare gli interventi, limitandosi a confermare quelli già ammessi dalle norme provinciali in quanto opere di infrastrutturazione del territorio (si tratta, secondo il Regolamento urbanistico edilizio provinciale, delle infrastrutture strettamente connesse agli sport invernali)".
Rimangono esclusi, "ora come in passato, le attrezzature e le funzioni specifiche quali per esempio chioschi, ski bar, nuovi locali per ristorazione o ricettivi, manufatti destinati a scuole di sci, promozione turistica, e così via, per i quali rimane ferma la necessità di ricorrere a procedura di deroga urbanistica. Tutti gli interventi ammessi nelle aree sciabili del Pup prevedono il coinvolgimento della Commissione di coordinamento provinciale che si esprime sotto il profilo tecnico, paesaggistico, ambientale, e urbanistico, rilasciando le relative autorizzazioni". Il tempo dirà e ci deve fidare anche se c'è un precedente, abbastanza recente: la piana di Nambino in val Rendena. Il nuovo locale sorge formalmente in "area piste e impianti".
Grande impianto. "Il sistema di trasporto pubblico e collettivo che collegherà l’Hub intermodale nell’area ex Sit, la Destra Adige, Sardagna, Vaneze e Vason non sarà a servizio solo dello sci, ma di una montagna da vivere in tutte le stagioni in modo sostenibile", conclude il Comune di Trento. "Il nuovo modo di avvicinarsi al monte Bondone, che sarà più rapido ed ecologico, consentirà in primis ai residenti, ma anche ai turisti, di frequentare più spesso la montagna. Questa connessione renderà possibile anche l’aumento della residenza sul monte Bondone e dunque un presidio antropico tale da rendere la montagna non più solo un luogo per visite mordi e fuggi, non più solo una meta turistica, ma una località che sarà dotata di servizi e potrà riqualificare il proprio patrimonio edilizio".
Un'opera percepita, da sempre, come la soluzione a tutti i problemi del Bondone. Ma sarà davvero così? Perché slogan evocativi a parte, ancora in fondo non si è capita la visione sull'Alpe di Trento. Il percorso (non si prevede una stazione a Candriai e quindi la montagna è già spezzata) con i vari approdi ancora non è definito completamente e manca ancora un'ipotesi di politica tariffaria. Una posizione comunque che appare contraddittoria: forse proprio la rapidità di accesso porta al turismo mordi e fuggi. Aumentare il carico di flussi è ecologico e sostenibile? Si vuole aumentare il presidio della montagna ma non è già sufficientemente antropizzata?