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Caso Almasri, "violato lo Statuto di Roma, un grave precedente". L'avvocato Canestrini: "Minata l’affidabilità dell’Italia come partner giuridico internazionale"

Il governo italiano sotto accusa per il caso Almasri. L'avvocato Canestrini: "Un caso che mette in discussione il rispetto dello Stato di diritto da parte dell’Italia e la sua volontà di cooperare con le istituzioni internazionali nella lotta contro i crimini di guerra"

(foto archivio - Imagoeconomica)
(foto archivio - Imagoeconomica)
Pubblicato il - 29 gennaio 2025 - 18:31

TRENTO. La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, insieme al Sottosegretario Alfredo Mantovano, al Ministro della Giustizia Carlo Nordio e al Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, è attualmente indagata per favoreggiamento e peculato in relazione alla controversa repatriazione del comandante libico Osama Najim (Almasri), un latitante della Corte Penale Internazionale (Cpi) ricercato per crimini di guerra e crimini contro l’umanità

 

La questione ha acceso un acceso intenso dibattito politico, a cui ha contribuito anche l’avvocato trentino Nicola Canestrini con un intervento dettagliato e puntuale. Canestrini ha condiviso con Il Dolomiti le sue riflessioni sull'argomento, che qui riportiamo integralmente.

 

"Almasri, noto come figura chiave della famigerata prigione di Mitiga in Libia - spiega Canestrini -, è stato arrestato a Torino il 19 gennaio 2025 sulla base di un mandato internazionale della Cpi. Tuttavia, invece di essere trasferito alla giurisdizione della Corte, è stato rilasciato e rimpatriato in Libia su un volo governativo italiano, senza consultazione con la Cpi.

 

Il rilascio è stato disposto dalla Corte d’Appello di Roma, che ha ritenuto l’arresto giuridicamente nullo per vizi procedurali. Tuttavia, tali irregolarità avrebbero potuto essere sanate dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio, il quale, già informato ufficialmente dal Procuratore Generale il giorno precedente alla liberazione, non ha intrapreso alcuna azione.

 

A seguito di ciò, la Cpi ha riemesso il mandato di arresto, sottolineando come il comportamento delle autorità italiane abbia costituito una grave violazione degli obblighi derivanti dallo Statuto di Roma".

 

PROFILI DI ILLEGITTIMITÀ: ERRORI PROCEDURALI E GIURIDICI

 

1. Il mandato della CPI e l’arresto

 

"Il 18 gennaio 2025, la Camera Preliminare I della Cpi ha emesso un mandato di arresto per Almasri, ritenendolo responsabile di crimini di guerra e crimini contro l’umanità, tra cui omicidio, tortura, stupro e persecuzione ai sensi degli artt. 7 e 8 dello Statuto di Roma.

 

Il mandato è stato trasmesso a sei Stati membri della Cpi, tra cui l’Italia, con una specifica richiesta di arresto e consegna ai sensi dell’art. 89 dello Statuto.

 

Il 19 gennaio 2025, Almasri è stato arrestato a Torino dalle autorità italiane e trattenuto in custodia, in attesa delle procedure di consegna alla Cpi previste dalla legge italiana".

 

2. Applicazione erronea della normativa interna: Incompetenza della Polizia Giudiziaria

 

"L’arresto e la detenzione di Almasri avrebbero dovuto seguire le disposizioni della Legge n. 237/2012, che regola l’esecuzione in Italia dei mandati di arresto emessi dalla Cpi. Tuttavia, le autorità italiane hanno erroneamente applicato l’articolo 716 del Codice di Procedura Penale, norma relativa alle estradizioni ordinarie.

 

L’art. 11 della Legge 237/2012 disciplina chiaramente la procedura da seguire nel caso di richiesta di arresto da parte della Cpi, prevedendo che:
1. La competenza esclusiva nella gestione del procedimento spetti al Ministro della Giustizia, il quale riceve la richiesta e la trasmette alla Procura Generale presso la Corte d’Appello di Roma.
2. L’adozione delle misure cautelari debba essere richiesta dal Procuratore Generale alla Corte d’Appello, che può disporre la custodia provvisoria.

 

Il procedimento adottato dalla polizia giudiziaria è stato quindi contrario alla normativa speciale, in quanto le autorità di polizia non hanno alcun potere autonomo di arresto per mandati della Cpi, essendo tale competenza riservata al Ministero della Giustizia.

 

La Corte d’Appello di Roma ha pertanto annullato l’arresto, evidenziando che la procedura non rispettava il quadro giuridico stabilito dalla legge nazionale e dallo Statuto della Cpi".

 

3. Il mancato intervento del Ministro della Giustizia

 

"Un aspetto cruciale del caso è il ruolo passivo del Ministro della Giustizia, Carlo Nordio.

 

Il 20 gennaio 2025, il Procuratore Generale ha formalmente informato il Ministro della detenzione di Almasri e della necessità di avviare l’iter per la sua consegna alla Cpi.

 

Ai sensi della Legge 237/2012, il Ministro della Giustizia ha l’obbligo di agire come unico punto di contatto tra lo Stato italiano e la Cpi, garantendo che:
• Le richieste della Cpi vengano eseguite secondo le procedure corrette;
• Le autorità competenti siano informate e coordinate per l’eventuale convalida della misura cautelare.

 

Nonostante ciò, Nordio non ha intrapreso alcuna iniziativa, lasciando scadere i termini per la convalida dell’arresto e consentendo così il rilascio automatico di Almasri, che avrebbe potuto essere evitato con una tempestiva regolarizzazione della procedura".

 

4. Espulsione e rimpatrio immediato in Libia

 

"Il 21 gennaio 2025, la Corte d’Appello di Roma ha disposto la liberazione di Almasri a causa delle irregolarità procedurali.

 

Invece di avviare una consultazione con la Cpi per correggere l’errore, il governo italiano ha deciso di espellere immediatamente Almasri, classificandolo come persona pericolosa tramite un provvedimento del Ministero dell’Interno.

 

L’operazione di rimpatrio è stata eseguita con un volo ufficiale della Presidenza del Consiglio, senza alcun preavviso alla Cpi, in diretta violazione degli obblighi internazionali dell’Italia.

 

Al suo arrivo in Libia, Almasri è stato accolto come un eroe, con celebrazioni pubbliche che confermano la rilevanza politica della sua figura".

 

PROFILI DI RESPONSABILITÀ GIURIDICA DELL’ITALIA

 

"La gestione del caso - riprende Canestrini - costituisce un grave precedente sotto diversi profili del diritto internazionale:

 

1. Violazione dello Statuto di Roma
• L’Italia, in quanto Stato parte della Cpi, ha l’obbligo inderogabile di cooperare con la Corte ai sensi degli artt. 86-89 dello Statuto di Roma.
• Il rilascio arbitrario e la mancata esecuzione della consegna costituiscono una violazione grave degli obblighi internazionali dell’Italia.

 

2. Danno alla credibilità dell’Italia nella giustizia internazionale
• L’Italia ha già manifestato riluttanza a collaborare con la Cpi, come nel caso dell’indagine sui crimini a Gaza.
• Questo episodio conferma una tendenza a limitare la cooperazione con la Corte, minando l’affidabilità dell’Italia come partner giuridico internazionale.

 

3. Possibile indagine della Cpi per mancata cooperazione
• Il Procuratore della Cpi potrebbe avviare un procedimento per mancata esecuzione dei mandati della Corte, con ripercussioni politiche e giuridiche per l’Italia.
• L’Unione Europea e le Nazioni Unite potrebbero intervenire, data l’autorizzazione della missione della Cpi in Libia tramite la Risoluzione Onu 1970/2011".

 

CONCLUSIONE: UN TEST PER LA GIUSTIZIA INTERNAZIONALE

 

"Il caso Almasri mette in discussione il rispetto dello Stato di diritto da parte dell’Italia e la sua volontà di cooperare con le istituzioni internazionali nella lotta contro i crimini di guerra.

 

La Cpi e la comunità giuridica internazionale devono esigere responsabilità per evitare che precedenti pericolosi compromettano l’efficacia della giustizia penale internazionale". 

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