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Caso Almasri, le bugie, gli errori e le scorrettezze di Giorgia Meloni in 2 minuti di VIDEO. La premier: ''A testa alta e senza paura'', il torturatore libico sicuramente

Una lunghissima analisi del discorso di Giorgia Meloni che in pochi minuti infila una quantità di colpi bassi e errori tecnici che in altri tempi avrebbero fatto insorgere opposizioni e società civile per l'inaffidabilità dimostrata dalla premier. Dalle figure citate nel discorso e affondate con due aggettivi (quando sono professionisti di primo piano) ai concetti espressi fact checking di quanto successo

Di Luca Pianesi - 29 gennaio 2025 - 18:28

ROMA. Un discorso di poco più di 2 minuti che è un condensato di bugie, errori, colpi bassi che in un'altra epoca avrebbero fatto discutere politica e società civile per giorni, scandalizzando e scatenando proteste e rimostranze (una su tutte: dimissioni, come si fa a farsi guidare da una presidente del consiglio che infila tante scorrettezze?). La vergognosa vicenda che ha riguardato il rimpatrio del comandante libico Almasri, accusato dalla Corte penale internazionale per crimini contro l'umanità e crimini di guerra (esattamente il profilo di quegli scafisti e trafficanti di uomini che Meloni, l’11 marzo del 2023, aveva promesso di perseguitare ''lungo tutto il globo terracqueo perché vogliamo rompere questa tratta'' e che invece ha rimandato a casa sua con un volo privato battente bandiera italiana dandogli la possibilità di essere accolto come un eroe dai suoi con tanto di grida di scherno per l'Italia "Uh uh al talian”, “Uh uh, gli italiani”) non poteva non avere degli strascichi.

 

Si è assistito al peggio del peggio: un ministro, Nordio, che il 21 gennaio nel pomeriggio ha diffuso una nota nella quale sosteneva che stava valutando il caso mentre al mattino il Falcon dei servizi era già decollato da Ciampino diretto a Torino per riportare a casa il criminale libico. A Piantedosi che in Aula riferiva candidamente che dopo aver arrestato Almasri, resisi conto della sua pericolosità, avevano deciso di rimandarlo a casa sua (ovviamente la pericolosità del soggetto in questione, certificata dal mandato di cattura internazionale, si concretizza soprattutto a casa sua dove con la sua milizia controlla diverse prigioni e campi di detenzione libici dove avvengono regolarmente omicidi, stupri e ricatti terrificanti). Una vicenda delle più torbide e umilianti per un Paese sovrano come l'Italia e per fortuna qualcuno ha voluto vederci più chiaro: l'avvocato Luigi Li Gotti ha sporto denuncia ("L'ho fatto per dignità - ha detto Li Gotti a Il Corriere della Sera - vedevo che si nascondevano dietro a un cavillo. Dicono che Almasri è stato espulso per motivi di sicurezza, perché scarcerato dalla Corte d’appello. Ma la Corte ha sollecitato il ministro. Ha cercato l’interlocuzione. Lui non ha risposto. È stato inerte. Ma era già tutto organizzato. E la prova è che nel frattempo un Falcon è stato mandato a Torino. Allora perché il ministro dice che stava consultando il fascicolo? Ho agito perché si stavano prendono in giro i cittadini").

 

E a quel punto si è avviata una procedura dovuta e scontata che invece la presidente Meloni ha esasperato con un video zeppo di scorrettezze che ci sentiamo in dovere di analizzare e smentire.

 

 

 

 

 

FRANCESCO LOVOI

Meloni: "Il procuratore della Repubblica Francesco Lovoi, lo stesso del fallimentare processo a Matteo Salvini per sequestro di persona''

 

Lovoi non è solo il procuratore del processo Open Arms. E' uno che dal 1990 è diventato sostituto procuratore a Palermo e nel 1997 sostituto procuratore generale presso la corte d’appello quando si occupa del processo contro gli esecutori e i mandanti dell’omicidio di Padre Giuseppe Puglisi, parroco antimafia ucciso nel '93 da Cosa nostra. Ha fatto parte della Direzione distrettuale antimafia dai primi anni '90 quando viene formata ed ha collaborato a stretto contatto sia con Giovanni Falcone e che con Paolo Borsellino poi con Gian Carlo Caselli, occupandosi di mafia militare, contribuendo all’arresto e alla condanna all’ergastolo di centinaia di boss, da Totò Riina a Leoluca Bagarella. Si è occupato, in prima persona, del processo a carico dei fratelli Salvo e di quello sulla strage di Capaci. Dal 2002 al 2006 membro del Csm, dal 2007 sostituto procuratore generale in Cassazione, nel 2010 (con il governo Berlusconi e con Meloni ministra per la gioventù) è nominato dal ministro Alfano come rappresentante italiano a Eurojust (l'Agenzia dell'Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale con sede a L'Aia).

 

AVVISO DI GARANZIA

Meloni: ''mi ha appena inviato un avviso di garanzia per i reati di favoreggiamento e peculato in relazione alla vicenda del rimpatrio del cittadino libico Almasri. Avviso di garanzia che è stato inviato anche ai ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e al Sottosegretario Mantovano''

 

Non si tratta di un avviso di garanzia ma di un atto dovuto essendo lei la presidente del consiglio e gli altri due ministri della Repubblica. Lo spiega anche l'Associazione nazionale magistrati che è dovuta intervenire pubblicamente con una nota: “Si segnala, al fine di fare chiarezza, il totale fraintendimento da parte di numerosi esponenti politici dell'attività svolta dalla procura di Roma, la quale non ha emesso, come è stato detto da più parti impropriamente, un avviso di garanzia nei confronti della presidente Meloni e dei ministri Nordio e Piantedosi ma una comunicazione di iscrizione che è in sé un atto dovuto perché previsto dall'art. 6 comma 1 della legge costituzionale n. 1/89”. Si tratta, quindi, di un atto dovuto perché “la disposizione impone al procuratore della Repubblica, ricevuta la denuncia nei confronti di un ministro, ed omessa ogni indagine, di trasmettere, entro il termine di quindici giorni, gli atti al Tribunale dei ministri, dandone immediata comunicazione ai soggetti interessati affinché questi possano presentare memorie al collegio o chiedere di essere ascoltati".

 

 

L'AVVOCATO LI GOTTI

 

Meloni: ''presumo a seguito di una denuncia che è stata presentata dall'avvocato Luigi Li Gotti, ex politico di sinistra molto vicino a Romano Prodi conosciuto per avere difeso pentiti del calibro di Buscetta, Brusca e altri mafiosi".

 

Li Gotti è un avvocato che ha alle spalle una carriera politica, è vero, ma nel Movimento Sociale Italiano (ne è stato consigliere comunale dal 1972 al 1979) per poi passare ad Alleanza Nazionale (partito di provenienza di Giorgia Meloni e compagnia cantante). Nel 1998 è passato all'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro e nel 2006 diventa sottosegretario alla giustizia del governo Prodi fino al 2008. Rientra in senato con l'Italia dei Valori dunque la ventilata amicizia con Romano Prodi è tutta da dimostrare. Da avvocato ha difeso Buscetta e Brusca ma da pentiti, quindi contro la mafia. In passato ha anche assistito i familiari di due uomini della scorta di Aldo Moro, il maresciallo Oreste Leonardi e l'appuntato Domenico Ricci, assassinati dalle Br, ha rappresentato la famiglia del commissario Luigi Calabresi ha preso parte al processo per i fatti della Diaz a Genova e quelli per Capaci, via D'Amelio e degli Uffizi. Più recentemente, ha assistito i familiari delle vittime del naufragio di Cutro, in Calabria. 

 

PER 12 GIORNI 'SERENAMENTE' IN EUROPA

 

Meloni: “Ora i fatti, ne abbiamo parlato parecchio, sono abbastanza noti. La Corte penale internazionale dopo mesi di riflessione emette un mandato di arresto internazionale nei confronti del capo della polizia giudiziaria di Tripoli, curiosamente la corte lo fa proprio quando questa persona stava per entrare sul territorio italiano dopo che aveva serenamente soggiornato per 12 giorni in altri tre Stati europei''.

 

Almasri ha tre nazionalità: libica, turca, della repubblica di Dominica. In giro per l'Europa si è mosso con i documenti turchi e caraibici. ''La patente turca con cui ha prelevato l’auto in Germania - spiega l'Avvenire in un ottimo approfondimento - e l’avviso di voler riconsegnare il mezzo a Roma Fiumicino hanno fatto scattare l’alert dell’intelligence tedesca. Messa in moto l’unità investigativa della Corte penale internazionale, dove lavorano anche funzionari delle autorità italiane, quando il mandato di cattura era pronto Almasri si trovava da poco in Piemonte. Per aumentare le probabilità di un arresto il mandato è stato trasmesso anche a Paesi come Francia, Germania, Belgio, nel caso il generale avesse lasciato l’Italia verso altre destinazioni europee''. L'unica, vera, ombra negli spostamenti in Europa resta quella di come Almasri sia atterrato indisturbato a Roma con il volo da Tripoli il 6 gennaio ma questa è un'altra storia. 

 

IL RESTO DEL DISCORSO

Meloni: ''La richiesta di arresto della Procura della Corte Penale internazionale non è stata trasmessa al ministero italiano della Giustizia, come invece è previsto dalla legge, e per questo la Corte di Appello di Roma decide di non procedere alla sua convalida. A questo punto con questo soggetto libero sul territorio italiano piuttosto che lasciarlo libero noi decidiamo di espellerlo e rimpatriarlo immediatamente per ragioni di sicurezza, con un volo apposito come accade in altri casi analoghi. Questa – conclude – è la ragione per la quale la Procura di Roma oggi indaga me, il sottosegretario Mantovano e due ministri. Allora io penso che valga oggi quello che valeva ieri: non sono ricattabile e non mi faccio intimidire, è possibile che per questo sia, diciamo così, invisa a chi non vuole che l'Italia cambi e diventi migliore ma anche e soprattutto per questo intendo andare avanti per la mia strada a difesa degli italiani soprattutto quando è in gioco la sicurezza della nazione. A testa alta e senza paura".

 

Qui le considerazioni sono tutte politiche. Il ricatto, se si vuol parlare di ricatti, dalle ricostruzioni emerse a ridosso dell'evento sarebbe stato quello di ridare il via agli sbarchi se il ''nostro agente all'Avana'' non fosse tornato, sano e salvo, alla guida dei suoi/nostri campi di detenzione. L'intimidazione anche ci sarebbe stata con un +136% di arrivi nel mese di gennaio che può non voler dire niente ma non vuol dire niente nemmeno la frase di Meloni e quindi il risultato qui è da zero a zero, palla al centro.

 

La ''sicurezza nazionale'' citata dalla premier, poi, sarebbe sicuramente stata garantita meglio tenendo nelle patrie galere il ''soggetto pericoloso'' e non rimandandolo a casa sua, lui sì ''a testa alta e senza paura'' (come detto da Meloni per sé stessa). Insomma una vicenda orribile con delle giustificazioni inascoltabili date agli italiani dalla presidente del consiglio. Per fortuna ''esiste un giudice a Berlino'' e la partita è appena cominciata.

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