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Marini su Zaia e i "mandati" della discordia: "La Repubblica di Venezia, come ribaltare 1.100 anni di storia accentrando il potere in un sol uomo"

Alex Marini, presidente dell'associazione Più Democrazia in Trentino, riflette sul modello "storico" della Repubblica di Venezia per arrivare fino all'attuale contesto politico, dove l'assenza del limite ai mandati, secondo Marini, permetterebbe al presidente della Regione, Luca Zaia, di concentrare troppo potere contraddicendo i principi di equilibrio e democrazia che la Repubblica Serenissima difese per secoli 

Pubblicato il - 25 gennaio 2025 - 09:33

TRENTO. Continua a tenere banco la querelle squisitamente veneta ma ormai di respiro nazionale della "questione Zaia" legata al limite dei mandati per i governatori di regione (QUI L'ARTICOLO). 

 

E così c'è chi fa un passo indietro per contestualizzare la situazione non solo da un punto di vista politico, ma anche storico: è il caso di Alex Marini, presidente dell'associazione Più Democrazia in Trentino, che propone una riflessione ampia partendo dalle radici della Repubblica di Venezia per arrivare fino all'attuale contesto politico. 

 

Un contesto in cui l'assenza del limite ai mandati, secondo Marini, permetterebbe al presidente della Regione Luca Zaia di concentrare troppo potere nelle sue mani, contraddicendo sostanzialmente quei principi fondanti di equilibrio e democrazia che la Repubblica Serenissima difese per secoli. 

 

"Al secondo posto tra le repubbliche più longeve - recita l'intervento di Marini, che pubblichiamo integralmente - si trova la Repubblica di Venezia, che durò per 1.100 anni, dal 697 al 1797.

 

Fondata tradizionalmente nel 697, la Repubblica di Venezia sviluppò un sistema politico unico e stabile, dominato da un'aristocrazia mercantile. Grazie al suo potere marittimo, Venezia divenne una delle principali potenze commerciali, culturali e militari del Mediterraneo.

 

La sua caduta avvenne nel 1797, quando Napoleone Bonaparte occupò la città e decretò la fine della Repubblica. Nonostante ciò, il suo impressionante periodo di durata la rende la seconda Repubblica più longeva della storia.

 

La longevità di repubbliche come San Marino e Venezia può essere attribuita a una combinazione di fattori chiave che hanno contribuito alla loro stabilità politica, economica e sociale.

 

Il suo sistema aristocratico-repubblicano, basato su una complessa rete di organi come il Maggior Consiglio, il Senato e il Doge, creava un equilibrio di potere che preveniva tirannie o conflitti interni prolungati. I meccanismi di controllo del potere, in combinazione tra loro, come sorteggio ed elezioni, hanno evitato la concentrazione eccessiva di potere nelle mani delle stesse persone o delle stesse famiglie.

 

In particolare, il Doge era sottoposto a rigorosi controlli per limitare il suo potere e garantire che non diventasse un monarca assoluto. Questo era fondamentale per preservare la natura repubblicana dello Stato e l'equilibrio tra le famiglie aristocratiche. Venezia, pur essendo una Repubblica aristocratica, offriva stabilità e opportunità ai suoi cittadini grazie alla prosperità economica, al controllo sui patrimoni (tramite il cosiddetto Catastico) e alla protezione militare. Venezia ha saputo adattarsi ai cambiamenti storici e ha continuamente riformato le proprie istituzioni e strategie per affrontare crisi economiche, guerre e l'ascesa di nuove potenze.

 

Di fronte a una storia tanto peculiare, i veneti avrebbero dovuto apprendere un insegnamento importante, ma non sembra così. Se pure lo hanno appreso, sembrano averlo dimenticato, dal momento che si ostinano a rimuovere uno dei caposaldi della democrazia: il limite dei mandati. Questo impedirebbe a Zaia di fare ciò che nei secoli di storia della Repubblica i veneziani hanno combattuto senza soluzione di continuità: la concentrazione del potere senza contrappesi nelle mani di un solo uomo".

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