Aggressione sessuale a Trento, Urzì attacca Ianeselli: "Usi la polizia locale invece che impegnarla a far cassa sui cittadini. Stiamo pagando politiche lassiste del centrosinistra"
Il deputato e coordinatore regionale di Fratelli d'Italia, Alessandro Urzì, replica a Franco Ianeselli sulla terribile aggressione avvenuta nelle scorse ore a Trento: "Il sindaco può iniziare a disporre della professionalità polizia locale per presidiare e controllare il territorio invece che come strumento per fare cassa. Le aree pubbliche critiche sono note di accampamento e degrado"
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TRENTO. "C'è la consapevolezza dell'alto prezzo che paghiamo per la politica lassista del centrosinistra sul tema dell'immigrazione". Queste le parole di Alessandro Urzì, deputato e coordinatore regionale di Fratelli d'Italia. "Il Paese non può accogliere tutti i disperati: pericolosi per sé e per gli altri".
La vicenda riguarda la terribile vicenda avvenuta intorno alle 7 di venerdì 14 febbraio nella zona dell'ospedale Santa Chiara. Una ragazza, poco più che 20enne, è stata aggredita da un 29enne pakistano senza fissa dimora.
"Non è solo una questione di respingere l'accoglienza", aggiunge Urzì. "Noi siamo contrari all'immigrazione indiscriminata e incontrollata a scapito degli stranieri che lavorano e che possano garantire la copertura di manodopera e impieghi attraverso flussi regolari".
L'aggressore era arrivato al pronto soccorso dopo essere stato trovato, in evidente stato di alterazione, completamente nudo al parco nel quartiere Le Albere. La giovane stava camminando in via Orsi quando, all’improvviso, è stata afferrata alle spalle dal 29enne, che l’ha gettata a terra con l’intenzione di costringerla a subire un rapporto sessuale. Alcuni passanti sono intervenuti per aiutare la giovane: l'uomo è stato bloccato in attesa del tempestivo arrivo delle forze dell'ordine (Qui articolo).
"Un comportamento che va sicuramente valutato a livello sanitario ma questo non può essere sempre una giustificazione", spiega Urzì. "L'Italia non può essere il ricovero di tutti i disperati che poi causano problemi per i cittadini, la città è abbandonata a subire questi fenomeni pericolosi per la sicurezza".
A intervenire nelle scorse ore è stato anche il sindaco di Trento. “Non possiamo però limitarci alla solidarietà verso la ragazza", dice Franco Ianeselli. "La città si trova di fronte ogni giorno alle conseguenze della malagestione dell’immigrazione, tanto da parte del governo nazionale quanto da parte di quello provinciale. Le promesse di bloccare i flussi sono state disattese, e non si regola né si governa un fenomeno che è lasciato a se stesso, con leggi inasprite ma sostanzialmente inapplicate. La città si difende come può: allargando il daspo urbano alla zona dell’ospedale, cercando di potenziare quei servizi che possono ridurre il disagio" (Qui articolo).
La replica? "Alla Camera siamo al quinto ddl sicurezza in due anni e mezzo di governo", continua l'esponente del partito di Giorgia Meloni. "Utilizziamo tutti gli strumenti a disposizione: le opposizioni ci accusano di una politica securitaria e sono i compagni di Ianeselli. Un atteggiamento di solo respingimento di ogni nostra proposta che punta sulla sicurezza e sulla legalità. Gli sbarchi sono calati del 60% e c'è un braccio di ferro con la magistratura, quella sostenuta da politici come il sindaco di Trento, che boicotta e contrasta i provvedimenti di espulsione e altre iniziative. Azioni che vengono osservate a livello europeo con grande interesse, la Germania guarda con fiducia, per esempio, al nostro modello: noi andiamo avanti".
L'anno scorso Ianeselli aveva ipotizzato di ricorrere a "Strade sicure" e aveva richiesto l'esercito. Un percorso che, però, sembra essersi fermato. "Non sempre si può rispondere con carezze e fiori, talvolta ci vogliono intransigenza e severità per far valere i principi di legalità. Un progetto che può essere di supporto e anche qui la sinistra ha spesso avuto da dire qualcosa contro, come spesso accade. Ma il sindaco può iniziare a disporre della professionalità della polizia locale per presidiare e controllare il territorio invece che come strumento per fare cassa e perseguitando i cittadini a fini fiscali. Le aree pubbliche critiche sono note", conclude Urzì.