Il Team K all'attacco: "Proposto il voto disgiunto per le Comunali, ma tutti hanno detto 'no", dall'Svp al Pd, dalla Destra a Campobase. Persa un'altra occasione"
"Un'occasione per innovare la democrazia locale e trasformare la dinamica elettorale locale, come già avviene in Svizzera e Germania e per stimolare i partiti a selezionare candidati capaci di attrarre consensi trasversali. E, una volta eletti, potrebbero votare senza seguire le direttive partitiche anche quando queste contrastano con le proprie convinzioni o gli interessi di chi li ha votati" spiegano Paul Köllensperger e Maria Elisabeth Rieder
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BOLZANO. Ci hanno provato, ma sono sentiti rispondere "no" in maniera trasversale con centro sinistra e centro destra compatti nel bocciare la proposta del Team K.
I consiglieri regionali Paul Köllensperger e Maria Elisabeth Rieder hanno proposto di adottare la formula del voto disgiunto nelle elezioni comunali delle Province di Trento e Alto Adige.
"Un'occasione per innovare la democrazia locale e trasformare la dinamica elettorale locale, come già avviene in Svizzera e Germania e per stimolare i partiti a selezionare candidati capaci di attrarre consensi trasversali. E, una volta eletti, potrebbero votare senza seguire le direttive partitiche anche quando queste contrastano con le proprie convinzioni o gli interessi di chi li ha votati" spiegano Köllensperger e Rieder.
I "pro", secondo il Team K, sarebbero tantissimi.
"Anche nella presente legislatura - spiegano proseguono - il Team K ha presentato in Consiglio regionale una proposta di legge innovativa per introdurre il voto disgiunto nelle elezioni comunali del Trentino-Alto Adige/Südtirol. Si tratta di un meccanismo elettorale già consolidato in paesi come Svizzera e Germania, dove è conosciuto come "panaschieren", che permetterebbe agli elettori di esprimere preferenze per candidati di liste diverse da quella votata. L'introduzione del voto disgiunto potrebbe trasformare radicalmente la dinamica elettorale locale. In Svizzera, dove questo sistema è prassi consolidata, circa il 50% degli elettori utilizza questa possibilità, votando candidati al di fuori della propria lista di riferimento. Questo meccanismo creerebbe nuovi incentivi virtuosi per tutti gli attori del processo democratico: i partiti sarebbero stimolati a selezionare candidati capaci di attrarre consensi trasversali, i candidati sarebbero incoraggiati a partecipare a dibattiti e confronti oltre i confini del proprio schieramento e gli elettori potrebbero esprimere le proprie preferenze in modo più libero e ponderato, valorizzando le competenze individuali dei candidati indipendentemente dalla loro appartenenza politica".
Niente da fare, tutti si sono espressi in maniera contraria e, anche chi non ha fornito un parere "definitivo" (soprattutto a sinistra), ha comunque espresso scetticismo. Che, nella fattispecie, significa "no".
"Purtroppo - aggiungono -, la proposta ha incontrato in commissione legislativa la consueta resistenza del sistema politico locale. La Giunta regionale, tramite l’assessore dell’Svp Locher, ha espresso parere negativo e i consorzi dei comuni hanno mantenuto il loro abituale atteggiamento non collaborativo. Particolarmente significativa è stata la posizione dei consiglieri di maggioranza Schuler (Svp) e Soini (Lista Fugatti), che hanno espresso una preoccupazione rivelatrice: l'elezione di rappresentanti con un consenso trasversale potrebbe rafforzare il libero esercizio del mandato, indebolendo il cosiddetto "lealismo di partito", la pratica dei membri di un partito di votare seguendo le direttive partitiche anche quando queste contrastano con le proprie convinzioni o gli interessi degli elettori. Con la lodevole eccezione dei Verdi, anche l'opposizione, con Pd e Campobase, ha mostrato scetticismo".
Una soluzione? Difficile trovarla, ma questo non "minerà" lo spirito del Team K, che "continuerà a proporre riforme che possano ampliare gli spazi di partecipazione democratica dei cittadini".
"Per superare queste resistenze - concludono i due rappresentanti del Team K -, abbiamo proposto di richiedere il supporto dell'Odihr (Ufficio per le Istituzioni Democratiche e i Diritti Umani dell'Osce), l'organismo internazionale che assiste gli Stati nel miglioramento dei loro processi elettorali. L'obiettivo era ottenere una valutazione terza e autorevole sulla conformità del nostro sistema elettorale agli standard democratici internazionali e sulle possibili innovazioni per aumentare la partecipazione dei cittadini. La risposta della Giunta è stata però deludente. Invece di cogliere questa opportunità di miglioramento, ha adottato un approccio difensivo, comparando impropriamente il nostro sistema con quelli di paesi come Uzbekistan e Kyrgyzstan, dove esistono problemi democratici completamente diversi dai nostri. La Giunta ha interpretato gli standard internazionali in modo minimalista, concentrandosi sui requisiti minimi invece che sulle migliori pratiche democratiche, ed ha completamente ignorato i potenziali benefici del voto disgiunto per il pluralismo politico. Questa vicenda dimostra ancora una volta come le innovazioni democratiche, anche quando basate su esperienze di successo dei paesi vicini, incontrino resistenze radicate nel nostro sistema politico. Ma proprio per questo continueremo a proporre riforme che possano ampliare gli spazi di partecipazione democratica dei cittadini, convinti che solo attraverso un confronto costante e documentato si possano superare le resistenze al cambiamento".