Terzo mandato per Fugatti, via libera alla procedura di urgenza ed è scontro in Consiglio provinciale. L' opposizione contro il presidente Soini: "E' saltata la sua terzietà"
La richiesta di procedura d'urgenza è stata approvata con 17 voti favorevoli, 14 contrari e 4 astensioni da parte di Fratelli d'Italia. La richiesta di urgenza, illustrata da Mirko Bisesti (Lega), si basa sulla necessità di garantire tempi adeguati per eventuali verifiche costituzionali e un possibile referendum, che potrebbero ritardare l'effettiva entrata in vigore della norma tra i 18 e i 26 mesi
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TRENTO. Il via libera dal Consiglio provinciale di Trento alla richiesta di procedura d'urgenza per modificare la legge elettorale provinciale del 2003 ha scatenato un acceso confronto tra maggioranza e opposizione.
Il disegno di legge, composto da un unico articolo, prevede l'estensione dell'eleggibilità a presidente della Provincia autonoma di Trento per un massimo di tre mandati, anziché due.
La richiesta di procedura d'urgenza è stata approvata con 17 voti favorevoli, 14 contrari e 4 astensioni da parte di Fratelli d'Italia con la spaccatura, quindi, della maggioranza. La richiesta di urgenza, illustrata da Mirko Bisesti (Lega), si basa sulla necessità di garantire tempi adeguati per eventuali verifiche costituzionali e un possibile referendum, che potrebbero ritardare l'effettiva entrata in vigore della norma tra i 18 e i 26 mesi. "L'esigenza è quella di affrontare le elezioni provinciali del 2028 in un contesto chiaro e trasparente. Non ci sono blitz né sotterfugi," ha dichiarato Bisesti, ribadendo la responsabilità del Consiglio Provinciale nel definire le regole democratiche del territorio.
Dall'altro lato, l'opposizione, rappresentata da Francesco Valduga (Campobase), ha espresso una netta contrarietà, sostenendo che ci sono questioni più urgenti da affrontare rispetto al futuro politico di Fugatti. "Non possiamo ridurre tutto a un semplice 'terzo mandato sì o no'. Serve una discussione più ampia e approfondita sulla legge elettorale nel suo complesso," ha dichiarato Valduga, citando aspetti cruciali come le modalità di voto e il premio di maggioranza.
La procedura d'urgenza per un provvedimento va a restringere i tempi delle varie fasi in commissione e nello scontro fra maggioranza e opposizione a finirci in mezzo è stato anche il presidente del Consiglio provinciale Claudio Soini.
“E’ stata votata una norma ad personam, questo sarà il ddl ‘Salvafugatti’. Il voto che ha dichiarato l’urgenza di modifica alla legge elettorale ricorda quando il centrodestra in Parlamento votò che Ruby Rubacuori fosse la nipote di Mubarak. Al voto si è allineato il presidente del Consiglio provinciale, Claudio Soini con il mandato di consigliere di maggioranza. Nel votare un sì a un’urgenza che non c’è, è saltata la sua terzietà” ha affermato il consigliere del Partito Democratico, Alessio Manica.
Parole al quale è lo stesso presidente Soini a rispondere: “È stata prospettata una mancanza di fiducia nei miei confronti, sono esterrefatto e amareggiato. A tutto c’è un limite. Mi è stato chiesto di non esprimere il mio diritto di votare ed è cosa grave e inaudita. Il mio ruolo è garantire l’interesse di tutti i consiglieri, tutelando la minoranza, ma anche la maggioranza. Oggi abbiamo votato una procedura che legittimamente e da regolamento un consigliere ha richiesto, sul merito del disegno di legge si parlerà in aula quando ci arriverà. Anche nel passato sono arrivate del resto svariate uguali richieste anche su altre questioni. La procedura d’urgenza è prevista dal regolamento e non solo per calamità naturali”.
Francesco Valduga ha ricordato come il ruolo del presidente Soini “non è un ruolo da semplice consigliere. Il suo ruolo non è solo finalizzato al corretto funzionamento dell’aula, ma di equilibrio tra maggioranza e minoranza. Con il suo voto di oggi ha dimostrato di contravvenire al suo ruolo super partes”. Parole riprese anche dalla consigliera Lucia Coppola: “Soini con il suo voto ha messo in evidenza la differenza tra ruolo di consigliere e di presidente. Nessuno nega il suo diritto al voto, ma buonsenso e opportunità ci dicono che ci sono votazioni delicate. Stiamo parlando di legge elettorale. Andava esercitata prudenza e l’astensione avrebbe avuto un alto valore. Si è invece inutilmente esposto con un voto tra l’altro ininfluente. Quanto al significato di responsabilità, si devono tutelare tutti, ma di più le minoranze”.
A prendere le difese del presidente è stato invece Roberto Paccher della Lega: “Stiamo assistendo a un comportamento intimidatorio da parte delle minoranze. Si vuole negare al presidente il proprio libero voto”. Il serrato confronto è proseguito in aula per diverse ore. Lucia Maestri del Pd ha sostenuto che “il dado è tratto”, perché oggi due figure hanno messo in piazza la loro concezione delle istituzioni come proprietà di una parte e non come casa di tutti: “il Consiglio oggi ha subito un torsione autoritaria” ha aggiunto, con Fugatti, assente dall’aula per tre giorni, presentatosi poi stamattina solo per votare la legge “salva se stesso” e con il presidente Soini che “con il suo voto ha scelto di rispondere alla sua maggioranza anziché a noi: così facendo non si è reso garante dell’istituzione”.
“Un attacco del tutto strumentale e un’accusa fuori luogo”, l’ha invece definita Vanessa Masè (Civica). Per Paolo Zanella (PD) la vera ragione delle richiesta di urgenza è “che con essa si conta poi di discutere un tema di questa portata con tempi contingentati e questo significa violare il regolamento”.