Verdi e Pd: “Pari opportunità, Gerosa rimetta la delega”. Sulle quote di genere in giunta regionale si inasprisce lo scontro politico. E parte anche una petizione online
Si infiamma la polemica politica sulle quote di genere in giunta regionale: le esponenti Pd lanciano una raccolta firme online per togliere a Francesca Gerosa la delega alle pari opportunità, mentre Lucia Coppola (Verdi) definisce l'intervento della vicepresidente Pat "un ossimoro"
TRENTO. Continua ad infiammarsi il dibattito sul disegno di legge sulle quote di genere, volto a garantire una rappresentanza delle donne in Giunta regionale in modo proporzionale rispetto alla loro presenza in Consiglio. La proposta, presentata dai Verdi e sostenuta dalla Svp e da diversi gruppi di minoranza, ha visto il supporto del presidente della Regione, Arno Kompatscher.
Ma al centro della discussione c'è la vicepresidente della Pat, Francesca Gerosa, che ha preso una posizione fermamente contraria alle "quote rosa", provocando l’indignazione di diverse forze politiche, soprattutto Verdi e Pd.
Le esponenti del Pd hanno reagito non solo a parole: dopo aver ascoltato l’intervento di Gerosa in consiglio, hanno lanciato una petizione online per togliere alla consigliera di FdI la delega alle pari opportunità.
“Riteniamo – recita la conclusione del comunicato - che fra le molte responsabilità in capo all’assessora, quella delle pari opportunità meriti maggior attenzione e rispetto, per cui, sentito ieri che il tempo dedicato alla discussione del tema e del disegno di legge era già troppo e forse nemmeno di suo grande interesse, chiediamo, confermando il pieno sostegno al disegno di legge sulla presenza delle donne in giunta regionale, che l’assessora Gerosa rimetta le deleghe in materia di Pari Opportunità e siano assegnate ad un’altra/o collega di giunta”.
Aspre critiche arrivano anche da Lucia Coppola, esponente di spicco dei Verdi che non ha nascosto il suo sdegno per l'intervento di Gerosa, definendo l’intervento dell’assessora "un ossimoro".
"Un ragionamento individualista, e fuori dal tempo e dalla storia, che ovviamente prescinde dalla condizione di tante donne a cui magari far politica piacerebbe ma che per molteplici cause, tra cui i tempi della politica, decisamente maschili, il peso del lavoro di cura di bambini e anziani e delle incombenze familiari, una cultura patriarcale che ancora attraversa il nostro Paese, hanno bisogno di essere incoraggiate e sostenute anche da buone leggi. Leggi che, come quella in discussione, affermano che il pensiero delle donne, i loro saperi, lo sguardo sul mondo, le loro conoscenze e competenze, l'esperienza di una quotidianità molto vissuta e praticata, le rendono artefici di buone pratiche e di buone politiche, che non parlano solo un linguaggio femminile ma quello universale che sa leggere i bisogni e le priorità di una società in continuo movimento”.