Quote rosa in giunta, dopo lo scontro Gerosa-Kompatscher arriva la reazione di Cgil e Spi: "Per coerenza la vicepresidente rinunci alla delega sulle pari opportunità"
Quote di genere, dopo la spaccatura in Regione arriva la dura replica di Cgil e Spi alla consigliera di Fratelli d'Italia. E il Pd trentino indice per venerdì mattina una conferenza stampa "in merito alle gravi dichiarazioni della vicepresidente Gerosa"
TRENTO. Reazioni dure, e uno strascico di polemiche destinato a durare a lungo: questo il risultato di quanto emerso dalle ultime sedute del consiglio regionale del Trentino-Alto Adige, dove si è accesa un'aspra discussione attorno al disegno di legge sulle quote di genere, volto a garantire una rappresentanza delle donne in giunta regionale in modo proporzionale rispetto alla loro presenza in Consiglio.
Questa proposta, presentata da Brigitte Foppa (Verdi) e sostenuta dalla Svp e da diversi gruppi di minoranza, ha visto il supporto del presidente della Regione, Arno Kompatscher, anche con l'obiettivo di scongiurare il pericolo di inizio legislatura, quando si era proposta una giunta regionale composta esclusivamente da uomini per mantenere gli equilibri politici tra le forze di maggioranza di Trento e Bolzano; solo all'ultimo momento si era trovata una soluzione, nominando come vicepresidente della Regione l'assessora trentina Giulia Zanotelli al posto del governatore Maurizio Fugatti.
Nonostante il consenso generale tra le forze di maggioranza, Fratelli d'Italia, partito rappresentato dalla capogruppo Anna Scarafoni e dalla vicepresidente della Provincia di Trento Francesca Gerosa, si è opposto fermamente.
Gerosa in particolare ha sollevato pesanti critiche verso questo disegno di legge: "Va rispettato - ha detto nel suo intervento - il voto dei cittadini nella scelta della composizione della giunta. Sarei inorridita, se solo per il fatto di essere donna, qualcuno potesse passare avanti a chi ha ottenuto più consensi o ha più competenze. Sarebbe un fallimento della democrazia". La vicepresidente della Pat ha quindi ribadito le sostanziali differenze tra le due leggi elettorali provinciali: "Vengono qui a impartirci lezioni di democrazia e rappresentanza di genere quando rispetto al Trentino loro sono alla preistoria", ha detto riferendosi ai colleghi altoatesini.
Le parole di Gerosa hanno provocato pronte reazioni: prima in consiglio, con diversi esponenti politici che hanno condannato la sua posizione, considerandola un passo indietro nella lotta per la parità di genere. Peraltro il grande numero di interventi sul tema non ha consentito che si arrivasse al voto in questa seduta: se ne riparlerà a novembre
Intanto però il Pd trentino ha indetto per domani, venerdì mattina, una conferenza stampa "in merito alle gravi dichiarazioni della vicepresidente Gerosa". E la polemica si è allargata alle sigle sindacali.
“Il tentativo di affossare il disegno di legge sulle quote di genere in giunta regionale - hanno detto Manuela Faggioni e Claudia Loro, alla guida rispettivamente dei coordinamenti donne di Cgil e Spi del Trentino - è grave e fuori dal tempo. Ma è del tutto incredibile che i giudizi più duri arrivino dalla vicepresidente della giunta provinciale, la consigliera Gerosa che ha anche le deleghe sulle pari opportunità. A far inorridire sono le sue parole, dimostrazione di una concezione lontana anni luce dalla consapevolezza sulle diseguaglianze di genere che ancora profondamente segnano la nostra società”.
"La posizione della vicepresidente - riprendono - così come di diverse consigliere di centrodestra è la dimostrazione di quanto ancora la cultura maschilista sia radicata nella nostra comunità. Parlare di quote rosa come se si trattasse di una “riserva indiana” è un ragionamento pericoloso e fuori dalla realtà. Siamo tutti d’accordo infatti che in un mondo perfetto, in cui non esistono diseguaglianze e disparità tra i generi, le quote rosa sarebbero un assurdo privilegio. La realtà in cui viviamo, però, è ben diversa, dunque prevedere con le quote rosa una rappresentanza paritaria tra i generi, così come presenti nel consiglio regionale, è necessario, non solo opportuno. Peraltro nei contesti in cui esistono leggi che sostengono pari rappresentanza di genere, come la legge Golfo Mosca sui consigli di amministrazione, la rappresentanza femminile c’è. A dimostrazione che le norme possono sostenere il cambiamento. Dunque altro che fallimento della democrazia, per noi è esercizio corretto della democrazia. Se questo però è il pensiero della vicepresidente chiediamo che come atto di coerenza rimetta nella mani del presidente Fugatti le deleghe sulle pari opportunità”.