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Diga del Vanoi, la Pat: “Progettata su un’area pericolosa”. Manica: “Il Veneto decide e il Trentino subisce”

Sulla diga del Vanoi (in fase di progettazione) il consigliere Pd, Alessio Manica, parla “dell’ennesima dimostrazione del soggiacere complice e passivo del Trentino ai voleri veneti”, presentata una nuova interrogazione 

La Diga di Val Schener - Foto Primiero Energia
Di Tiziano Grottolo - 17 giugno 2023 - 12:05

CANAL SAN BOVO. Un costo di circa 150 milioni di euro con un volume utile ipotizzato è di 33 milioni di metri cubi di acqua (la vicina diga dello Schener ha un volume di 8,5 milioni di metri cubi), sono questi i numeri della diga che il Veneto vorrebbe realizzare a circa 800 metri a monte della confluenza del Vanoi con il torrente Cismon. L’opera, fortemente sostenuta dal presidente Luca Zaia, è stata inserita fra quelle prioritarie all’interno dei cantieri del Pnrr.

 

Le opposizioni hanno contestato la grande opera che interesserà anche i territori trentini, in particolare di Canal San Bovo e Cinte Tesino. Rispondendo a un’interrogazione di Alex Marini, del Movimento 5 Stelle, il vicepresidente della Provincia nonché assessore all’ambiente, Mario Tonina, ha riferito di essere venuto a conoscenza del progetto tramite la stampa: “Già in passato la Provincia di Trento aveva espresso la contrarietà alla realizzazione dì un nuovo serbatoio di ritenuta sul torrente Vanoi”.

 

Le motivazioni sono legate all’impatto ecologico dell’invaso che, per la maggior parte, si estenderebbe sul territorio trentino. “Inoltre – spiegava sempre Tonia – è stato evidenziato che le acque del torrente Vanoi sono già oggetto di concessione a scopo idroelettrico in una serie di impianti posti a cascata sull’asta del sistema Vanoi-Cismon. A queste considerazioni si aggiunge oggi anche l’evidenza della pericolosità dell’area dove è prevista la costruzione del serbatoio”.

 

Infine, ma non in ordine di importanza, considerato che il serbatoio progettato si troverebbe per la maggior parte della sua superficie in Provincia di Trento, a cui spetterebbe la competenza nel rilascio delle necessarie autorizzazioni sia urbanistiche che ambientali, ma anche per la concessione delle acque. Trattandosi di un’opera che interesserebbe sia il Trentino che la Regione Veneto, la sua realizzazione richiederebbe a monte uno specifico accordo.

 

Ora anche il consigliere Alessio Manica interviene sul tema: “Il Veneto decide e il Trentino subisce”, attacca l’esponente del Partito Democratico. “Di fronte allo sgomento e all’allarme dei sindaci trentini infatti, la Giunta provinciale, pur avendo espresso tempo fa contrarietà all’opera, sostiene di essere venuta a conoscenza di questo progetto, ormai approvato e finanziato, dalla stampa. Consola sapere che, per fortuna, i due presidenti sono del medesimo partito, perché altrimenti la Giunta trentina lo avrebbe forse saputo solo nel giorno dell’inaugurazione”.

 

Su quella che viene definita “l’ennesima dimostrazione del soggiacere complice e passivo del Trentino ai voleri veneti”, il consigliere del Dem ha presentato una interrogazione per sapere quando e come la Provincia sia venuta a conoscenza del progetto e come intende tutelare le proprie competenze e il proprio territorio.

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