Come colpire alle spalle il popolo ucraino, la manifestazione di Rifondazione Comunista: ''Il nemico è in casa nostra: si chiama Nato. Fuori l'Italia dalla Nato''
Mentre in Ucraina infuria la guerra, quella vera, la gente muore sotto le bombe, le mamme strappano i loro bimbi alle proprie case e scappano per dar loro una speranza di vita altrove, mentre i carrarmati russi avanzano, le bombe devastano, la violenza di un'invasione schiaccia un popolo, tutto per il più folle dei disegni progettati da un governante dal 1945 ad oggi, in Italia il sofismo è sempre più diffuso e la logica dell'ombelico vince anche sull'evidenza dei fatti
TRENTO. ''Contro la Nato, per la pace e la giustizia sociale e ambientale. Il nemico è in casa nostra: si chiama Nato e industria bellica! Fuori la Nato dall'Italia, fuori l'Italia dalla Nato! Un futuro di giustizia sociale e libertà, di pace e di comune gioia di vivere e per tutte e tutti è indispensabile''. Mentre in Ucraina infuria la guerra, quella vera, la gente muore sotto le bombe, le mamme strappano i loro bimbi alle proprie case e scappano per dar loro una speranza di vita altrove, mentre i carrarmati russi avanzano, le bombe devastano, la violenza di un'invasione schiaccia un popolo, tutto per il più folle dei disegni progettati da un governante dal 1945 ad oggi, in Italia il sofismo è sempre più diffuso e la logica dell'ombelico vince anche sull'evidenza dei fatti.
E così capita che Rifondazione Comunista inviti la comunità a una manifestazione in piazza con un manifesto-volantino che nemmeno nomina la Russia, accenna alla questione parlando di imperialismo russo ma solo dopo aver citato quello ''di ogni paese, statunitense, europeo'' e riporta tutto al nostro ombelico nazionalpopolare: l'Italia e la Nato, la Nato e l'Italia, le armi e l'Italia. Purtroppo i problemi attuali sono mostruosamente più grandi di quelli triti e ritriti che vengono scanditi in questi slogan certamente buoni per chi da 80 anni si crogiola nella protesta a quel sistema nel quale però vive, bene, protetto nei confini di quella Nato che per lui ha garantito pace e stabilità e che oggi rappresenta l'unico scudo alla follia del premier russo Putin per Paesi ''di confine'' come Estonia, Lituania, Lettonia.
Tutti vorrebbero la pace è ovvio, ma chi la chiede adesso all'Ucraina, a un popolo che non è più in pace perché senza motivo (perché le ragioni bufale sentite in queste settimane sono state tutte smontate dai fatti dalla volontà di denazificare il Paese a quello di ricongiungere i popoli russofoni compresa la fantomatica ''minaccia'' che Kiev entrasse nella Nato) gli è stata mossa la guerra ed è martoriato dalle bombe lo fa, ancora una volta, guardando al proprio ombelico e non alla realtà dei fatti.
I fatti sono che gli ucraini (secondo, tra l'altro, il concetto di libera autodeterminazione dei popoli) chiedono aiuto per difendersi dall'invasore, per difendere le loro case, le loro città, quel che resta delle loro vite. Se si arrendessero Putin sarebbe il grande vincitore, ne uscirebbe rafforzato e dopo aver conquistato il più grande stato europeo (prima anche della Francia) sarebbe legittimato ad avanzare ancora e ancora. Si può dire: ''Beh ma non lo farà mai, presa l'Ucraina non andrà avanti''. Ma prima si diceva anche: ''Impossibile, non invaderà mai l'Ucraina rischiando si scatenare la Terza Guerra Mondiale''. Con i pazzi come Putin c'è poco da fidarsi. L'unica via d'uscita ''facile'' (quella cui mirano dichiaratamente anche le sanzioni occidentali), che è l'indebolimento dell'autocrate russo al punto tale da portare il suo popolo, i suoi ministri, i suoi generali, i suoi oligarchi a sostituirlo può essere perseguita solo se il suo esercito si ferma, i suoi carri armati si impantanano, la sua avanzata si blocca.
L'Ucraina sta combattendo per noi tutti. Il minimo che possiamo fare è non colpire alle spalle questa gente, abbandonandola perché troppo impegnati a gridare ''pace'' o ''né con la Nato né con la Russia'' o a pensare agli americani che bombardavano di qua e agli americani che bombardavano di là. I se e i ma oggi lasciano il tempo che trovano. La guerra è già scoppiata. La gente sta già morendo. L'Europa deve restare unita per l'Ucraina e per gli ucraini. Nelle piazze, come accade nelle altre capitali europee, bello sarebbe vedere le bandiere giallo-blu e dell'Europa e lo slogan dovrebbe essere uno solo, unico, gridato fortissimo: quello di chiedere la pace a Putin, non agli ucraini. Loro, state tranquilli, la vorrebbero più di ogni altra cosa al mondo.