Circonvallazione ferroviaria, l’allarme di Futura sulle aree inquinate di Trento nord: “Chiediamo una bonifica integrale”
Le perplessità di Futura sulla circonvallazione ferroviaria: “Il quadruplicamento della ferrovia per destinare due binari al trasporto merci ha senso solo se accompagnato da politiche trasportistiche stringenti che costringano effettivamente a spostare il traffico merci a lunga percorrenza su rotaia”
TRENTO. “Il quadruplicamento della ferrovia per destinare due binari al trasporto merci ha senso solo se accompagnato da politiche trasportistiche stringenti che costringano effettivamente a spostare il traffico merci a lunga percorrenza su rotaia”. Così i rappresentanti di Futura intervengono sul tema che in questo momento divide il capoluogo: la circonvallazione ferroviaria. “Solo così – spiegano gli esponenti del movimento – l’impatto ambientale legato alla costruzione dell’opera può essere ammortizzato, seppur nel lungo periodo”.
I principali rappresentanti di Futura, fra cui il consigliere provinciale Paolo Zanella, il presidente Nicola Serrae gli esponenti del Consiglio comunale di Trento Federico Zappini e Giulia Casonato, si sono dati appuntamento di fronte all’ex Sloi, uno dei luoghi maggiormente critici per il passaggio della grande opera proprio alla luce della presenza di terreni fortemente inquinati. “Oltre agli Osservatori ambiente e sicurezza di cui si sta parlando, va data attuazione alla Commissione speciale del Consiglio comunale che accompagni e vigili su tutto il progetto”, spiegano da Futura. Una Commissione peraltro proposta (e approvata in Consiglio comunale) su iniziativa dello stesso movimento.
Le criticità dell’opera però non finiscono qui. “Auspichiamo una bonifica integrale delle aree inquinate, ma in caso questa risulti infattibile va data assoluta priorità a soluzioni progettuali che tocchino il meno possibile l’area, facendo immettere i binari sul ferro storico prima dell’inizio dei terreni inquinati. Prima di qualsiasi progetto trasportistico viene la tutela dell’ambiente e della salute”. Secondo Futura in alcuni passaggi dell’opera c’è “il rischio di estendere l’inquinamento a terreni, rogge e falda acquifera è altissimo”, perciò le procedure per garantire che ciò non avvenga, per tutelare i lavoratori e i cittadini dovranno essere rigorose e sicure, “garantendo al contempo anche il corretto smaltimento dei terreni inquinati”.
Ci sono poi le oltre 200 sorgenti presenti nella collina est di Trento e i rischi (comunque contenuti) rispetto alla rimessa in moto della paleofrana della Marzola che necessiteranno di ulteriori verifiche, vista l’estrema delicatezza della zona. Non vanno poi dimenticate le vibrazioni, inquinamento acustico e polveri che saranno create dai cantieri. “Oltre agli espropri e agli abbattimenti tra le preoccupazioni dei cittadini vi sono vibrazioni e inquinamento acustico e le polveri che deriveranno dall’estrazione dei materiali dagli ingressi in galleria: sono necessarie prescrizioni vincolanti per ridurre tali impatti”.
Infine da Futura sottolineano come sull’opera manchi un piano provinciale complessivo, “anche per capire gli effetti che potrebbe avere il potenziamento dell’interporto, quale flusso di traffico merci reale vi transiterà e se diventerà attrattore di traffico pesante su gomma, magari anche dal corridoio est. Guardiamo con preoccupazione all’assenza di una visione d’insieme che riguardi l'intero corridoio. La Provincia – ma anche Trento che ne è capoluogo, concludono gli esponenti di Futura – deve governare la pianificazione complessiva e condividere con Rfi il tracciato da Borghetto a Salorno prima che inizino i lavori sulla città”.