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Scuole infanzia aperte a luglio, la Uil: “Aspettiamo la delibera di Bisesti per impugnarla. È una scelta orribile nei confronti del mondo del lavoro”

La Pat ha scelto di tenere aperte le scuole d’infanzia anche a luglio nonostante i tentativi di dialogo dei sindacati. Ora la Uil è pronta allo sciopero: “Dall’assessorato annunci senza sostanza. Anziché pensare a una programmazione seria ci troviamo ancora in alto mare. Di fronte a questa concorrenza sleale una cooperativa sociale non può permettersi di offrire gli stessi servizi di una scuola”

Di Tiziano Grottolo - 25 aprile 2021 - 06:01

TRENTO. Sull’apertura delle scuole d’infanzia a luglio fra sindacati e Provincia è scontro totale. Recentemente è stato annunciato tramite i canali ufficiali della Pat che le strutture trentine rimarranno aperte anche nel mese di luglio. In tutta risposta la Uil Fpl Enti Locali ha proclamato lo stato di agitazione e si è detta pronta allo sciopero. “La notizia che le scuole d’infanzia sarebbero rimaste aperte l’abbiamo appresa dai giornali – commenta Marcella Tomasi segretaria della Uil Fpl – ci aspettavamo una delibera ma di fatto siamo ancora ai preliminari”.

 

La sindacalista parla di “annunci senza sostanza” e non appena verrà promulgata la delibera fa sapere che sarà impugnata. “La Pat dal canto suo non ci sta coinvolgendo in nulla. Il tavolo di confronto che è stato aperto è ancora bloccato su questioni organizzative che avrebbero già dovuto essere risolte. Anziché pensare a una programmazione seria ci troviamo ancora in alto mare ma la pandemia è difficile da gestire tanto per le famiglie quanto per gli insegnanti”. Nonostante la decisa contrarietà del mondo sindacale e di buona parte degli insegnanti la Provincia ha voluto proseguire per la sua strada. “L’assessore all’istruzione Mirko Bisesti – ricorda Tomasi – ci ha spiegato che c’è molta pressione per riaprire ma, anche se si era detto disponibile al confronto, poi non c’è stato nessun passo indietro costringendoci ad andare alloro scontro”.

 

Dietro alla soluzione di aprire le scuole d’infanzia a luglio però, ci sono non pochi problemi che chiamano in causa anche le cooperative e di conseguenza i lavoratori che durante l’estate si occupavano dei cosiddetti servizi di conciliazione, come colonie, centri diurni e doposcuola. Di fronte all’offerta stracciata fatta sul famoso questionario – alle famiglie è stato proposto un mese in più a soli 50 euro, sottolinea la segretaria Uil – la concorrenza è stata sbaragliata ma di fronte a questa concorrenza sleale una cooperativa sociale non può permettersi di offrire gli stessi servizi di una scuola”.

 

Così a pagarne il prezzo saranno anche i tanti operatori che durante l’estate prestavano servizio come educatori. “La Provincia anziché rilanciare l’occupazione di questo settore, composto soprattutto da giovani, preferisce richiamare al lavoro gli insegnanti che al contrario, dopo un anno alle prese con la pandemia, avrebbero bisogno di tirare il fiato. È una scelta orribile nei confronti del mondo del lavoro, fermo restando che per la Pat tenere aperte le scuole d’infanzia non è una soluzione a costo zero”.

 

Eppure proposte (e possibili soluzioni) non mancherebbero. In tal senso la consigliera del Partito Democratico Sara Ferrari aveva proposto che la Provincia, anziché allungare sul mese di luglio, si facesse carico delle spese (che altrimenti gravano sulle famiglie) per l’iscrizione dei bambini nelle varie colonie, centri diurni e doposcuola. In Aula però la proposta è stata bocciata nella sostanza (è stata approvata solo la parte in cui si chiede di aprire un tavolo di confronto con i Comuni). Al contrario, quest’ultima è stata strada percorsa dall’Emilia-Romagna che ha investito risorse per 6 milioni di euro: “A breve ripartiranno i centri estivi – ha detto il presidente emiliano Stefano Bonaccini – confermiamo e potenziamo gli aiuti alle famiglie attraverso i ‘bonus rette’ allargando la platea dei nuclei beneficiari”. L’Emilia-Romagna riconoscerà un contributo alle famiglie con un reddito Isee annuo fino a 35mila euro (e per un massimo di 336 euro per ogni figlio).

 

“Piuttosto che spendere risorse per tenere aperte le scuole dell’infanzia sarebbe stato meglio rilanciare i servizi conciliativi – ribadisce Tomasi che aggiunge – sarebbe stata un’alternativa percorribile anche perché i costi potevano essere ripartiti in base al reddito delle famiglie”. Infine, si presenterà anche un problema sulla programmazione dell’anno scolastico 2021-22. “Normalmente gli insegnanti a inizio luglio e alla fine di agosto sono impegnati nel cosiddetto allestimento, dopodiché in estate si svolgono i lavori di amministrazione straordinaria e si sistemano gli spazi all’interno delle strutture, oltre a sbrigare tutte le procedure per assunzioni, mobilità e collocazione del personale. Si tratta di attività – conclude la sindacalista – indispensabili per preparare le scuole ad accogliere i bambini in sicurezza il prossimo anno”.

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