Decreti sicurezza, “Illegittimo vietare ai migranti di iscriversi all’anagrafe”. La Corte dichiara incostituzionale il provvedimento voluto da Salvini
Vietare ai richiedenti asilo la possibilità di iscriversi all’anagrafe è incostituzionale, lo ha stabilito la Corte Costituzionale, intervenuta dopo i ricorsi contro i decreti sicurezza di Salvini. Zannini: “Spero che anche il Comune di Trento ne prenda atto ripristinando l'iscrizione anagrafica”
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TRENTO. In contrasto con l’articolo 77 della Costituzione e incostituzionalità per quella che viene definita “irrazionalità intrinseca” e per “l’irragionevole disparità di trattamento”, queste in sintesi le motivazioni che hanno spinto la Corte costituzionale a censurare la norma derivante dal primo “decreto sicurezza” fortemente voluto dall’allora ministro dell’interno Matteo Salvini (e approvato nel 2018 dal Conte I, sostenuto da Lega e M5s).
Il decreto legge precludeva agli stranieri richiedenti asilo l’iscrizione all’anagrafe, di fatto impedendolo loro di accedere a tutta una serie di servizi di base e spingendoli ancor di più ai margini della società. La questione di incostituzionalità era stata sollevata sollevate dai Tribunali di Milano, Ancona e Salerno proprio per quanto riguarda la disposizione che preclude l’iscrizione anagrafica degli stranieri richiedenti asilo. Nello specifico i giudici della Corte costituzionale hanno deciso che la disposizione fosse in contrasto con l’articolo 77 della Costituzione sui requisiti di necessità e di urgenza dei decreti legge. Inoltre, la Corte ne ha dichiarato l’incostituzionalità per violazione dell’articolo 3 della Costituzione sotto un duplice profilo: da un lato “per irrazionalità intrinseca”, poiché la norma censurata non agevola il perseguimento delle finalità di controllo del territorio dichiarate dal decreto sicurezza; dall’altro “per irragionevole disparità di trattamento”, perché rende ingiustificatamente più difficile ai richiedenti asilo l’accesso ai servizi che siano anche ad essi garantiti.
Paolo Cognini, l’avvocato che ha seguito il contenzioso per l’associazione Melting Pot (che assieme ad altre realtà partecipa all’Assemblea Antirazzista di Trento), ha definito “sconcertanti” le argomentazioni introdotte durante la discussione dall’Avvocatura dello Stato: “L’Avvocatura – spiega – ha ribadito che la condizione dei richiedenti protezione viene vista come una condizione interstiziale posta ai margini del mondo del diritto, e quindi una condizione che contrasta nettamente con le disposizioni e le normative interne e internazionali. Proprio sulla base di queste argomentazioni emerge in realtà la finalità vera della disposizione che è in discussione, cioè quella di costruire una dinamica di minorazione sociale a carico dei richiedenti protezione e utilizzare questa condizione di minorazione sociale come elemento di pressione e di ‘punizione’ per l’esercizio di un deflusso nelle richieste di protezione internazionale”.
Ora si attendono di leggere le motivazione della Corte: “Decisioni che saranno molto importanti – precisa Cognini – perché oltre ad una valutazione tecnica-giuridica sulla compatibilità della norma con la nostra Carta Costituzionale, avranno anche una diretta influenza sull’approccio culturale e giuridico con cui ci si rapporta alla condizione dei richiedenti protezione che può essere vissuta in due diverse modi: condizione necessaria, tutelata, garantita che consente di tutelare e garantire allo stesso tempo l’istituto della protezione internazionale in quanto tale, oppure condizione di mero passaggio che va sottoposta a ‘punizione’ e a discriminazione”. La sentenza infatti, avrà effetti importanti fino a ripristinare il diritto dei richiedenti protezione all’iscrizione anagrafica.
Fra le prime reazioni politiche c’è stata quella del consigliere Jacopo Zannini, candidato alle prossime elezioni comunali: “Spero che nei tempi e nelle modalità dovute le istituzioni tutte, compreso il Comune di Trento, prendano atto e ripristinino l'iscrizione anagrafica per i richiedenti asilo. A gennaio – aggiunge il consigliere de l’Altra Trento a Sinistra – chiedevo con una mozione che il Comune facesse un atto di disobbedienza e decidesse di iscrivere i richiedenti asilo nelle nostre liste elettorali, ma venne accettato solo un registro parallelo che poi per il lockdown non è mai partito. La bocciatura deve dare il via libera a questo diritto, che è stato violato dai decreti Salvini. Questa decisione evidenzia come la richiesta portata in Consiglio a fine gennaio fosse più che motivata e sarebbe servito più coraggio da parte dell'amministrazione comunale per approvarla totalmente e restituire un diritto ai richiedenti asilo”.