A Riva l'apparentamento Malfer-Santi fa “scappare” quasi la metà dei loro elettori ma basta a far vincere la Lega. Ad Arco il nodo “ambientalisti” è tutto da sciogliere
Umori opposti nell’Alto Garda: ad Arco Betta stravince anche grazie ai voti degli elettori che al primo turno avevano votato per Parisi, mentre a Riva Mosaner non riesce nella rimonta e perde di un soffio. Santi è la prima sindaca di Riva ma il risultato non basta a salvare la Lega dalla bocciatura delle urne
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ALTO GARDA. Dalle urne arrivano gli ultimi verdetti e per i partiti è già ora di bilanci. Nel microcosmo altogardesano il Centrosinistra fa festa grande ad Arco, dove trionfa con oltre il 60% dei consensi, mentre a Riva del Garda resta l’amaro in bocca per una rimonta sfiorata ma che non si è concretizzata per un soffio: 140 voti sono la distanza che separa il paradiso dall’inferno.
Cristina Santi vince con il 50,98% è la prima “donna sindaco (come ama definirsi ndr)” di Riva del Garda, ma rispetto al primo turno i conti non tornano. Fermo restando che la sola matematica non è sufficiente per analizzare i flussi di voto i dati “duri e puri” possono comunque restituire uno spaccato, o perlomeno dare degli indizi. Se al primo turno la somma dei voti ottenuti rispettivamente da Santi e Malfer raggiungeva le 5.323 preferenze, al ballottaggio la grande alleanza anti-Mosaner si è fermata a 3.643, con un passivo di 2.446 voti evaporati tra un turno e l’altro. Ciò potrebbe spiegarsi con il fatto che l’apparentamento è andato di traverso a molti elettori del Polo civico autonomista di Malfer. Ora Santi e Malfer si troveranno a governare una città spaccata a metà.
Adalberto Mosaner invece, è riuscito ad aumentare i suoi consensi passando dai 3.040 voti ottenuti al primo turno ai 3.503 del ballottaggio. Per indorare la pillola della sconfitta il Partito Democratico potrebbe consolarsi guardando al bicchiere mezzo pieno: sulla carta avrebbe dovuto essere una sconfitta schiacciante ma alla fine il risultato è stato in bilico fino all’ultimo. Alla Coalizione che mette insieme destra e autonomisti sono servite 11 liste (contro 5) per impedite a Mosaner di ottenere il terzo mandato. Paradossalmente anche i pochi voti ottenuti da Matteotti (M5s) e Fraboschi (la Ninfea) potrebbero aver fatto la differenza. Ad ogni modo il ballottaggio sa essere spietato e al Centrosinistra, dopo decenni di governo della città, restano pochi seggi in Consiglio e il nuovo ruolo dell’opposizione da recitare. Di certo, soprattutto tra i Dem, è tempo che si apra un confronto su quanto accaduto, in altre parole dalle parti di Riva si dovrà tornare a fare una sana analisi della sconfitta.
Alcune questioni però dovrà porsele anche Alessandro Betta, se da un lato ha dominato il ballottaggio è altrettanto vero che il Centrosinistra non è stato in grado di chiudere la partita al primo turno e le questioni sollevate dagli ambientalisti (quasi il 23% dei consensi) sono ancora aperte. In futuro servirà un maggior dialogo fra queste due componenti, evitando di riproporre il muro contro muro. Comunque quello del Centrosinistra è stato un trionfo con il 60,99%, mentre la coalizione sostenuta da Lega e Fratelli d’Italia si è fermata al 39,01%. Betta ha vinto in tutti i seggi, lasciando all’avversario solo le briciole. Per i prossimi 5 anni governerà la città con una maggioranza forte epurata dagli autonomisti. Per quanto riguarda i consensi quelli del Centrosinistra sono passati dai 3.276 del primo turno ai 4.133 del ballottaggio. Un saldo positivo di 857 e in questo senso, nonostante il mancato apparentamento, è possibile ipotizzare che una parte dell’incremento arrivi dalla coalizione ambientalista di Chiara Parisi. Giacomo Bernardi invece, ottiene solo 405 preferenze in più un segno che i sostenitori di Roberto De Laurentis hanno seguito l’indicazione del leader che non aveva dato il suo sostegno a nessuno dei due candidati.
La posta in gioco in questo turno di ballottaggio è stata molto alta, ingenuo pensare che quella locale sia l’unica chiave di lettura del voto. Il risultato rivano non salva la Lega. Al Grand Hotel Riva, dove Santi ha seguito lo spoglio dei voti, ha prevalso l’esaltazione per la vittoria al grido di “abbiamo cacciato i comunisti”. Sicuramente gli esponenti locali hanno tutto il diritto di essere contenti perché il risultato ottenuto è importante, oltre a questo però in casa Lega c’è ben poco da festeggiare per un partito che governa la Provincia da soli due anni ma ha già subito una prima clamorosa bocciatura alle urne. Bastano le dita di una mano per contare le amministrazioni dove la Lega è salita al governo. Alcuni esponenti di spicco sembrano convinti che questo sia solo l’inizio di una serie di vittorie, ma l’impressione è che il Carroccio si trovi all’interno di un’onda di risacca che li sta trascinando al largo, dove anche per i nuotatori più esperti è difficile mettersi in salvo.