Il futuro dello sci? Zorzi: “O rispettiamo la natura o ci troveremo a sciare sulla plastica”. Ghedina: “Dobbiamo smettere di andare a cercare la neve dove non c’è”
Il Dolomiti ha chiesto a due campioni italiani se lo sci può avere ancora futuro. Kristian Ghedina, fra i migliori discesisti degli anni ‘90: “Come in Formula 1 o in MotoGp anche nella Coppa del mondo si è cercato di inserire sempre più gare ma tutto ciò non ha senso”. Il fondista trentino (Oro olimpico) Cristian Zorzi: “Quando hanno annullato le gare ho pensato: ecco i cambiamenti climatici stanno intaccando anche gli sport invernali”
TRENTO. Non è partita nel migliore dei modi l’ultima edizione della Coppa del Mondo di sci alpino che prima ha dovuto annunciare l’annullamento del gigante femminile di Sölden e poi quello delle gare di discesa maschile di Zermatt/Cervinia che si sarebbero dovute disputare il 29 e 30 ottobre. Il motivo? Poca neve, temperature troppo alte e sicurezza della pista compromessa. Resta una flebile speranza per le due discese femminili del 5 e 6 novembre con il controllo della pista fissato per oggi ma dagli organizzatori non trapela ottimismo.
In tanti però iniziano a chiedersi quale sia il futuro della disciplina. Lo sciatore francese Johan Clarey (Argento olimpico), riferendosi alle gare recentemente annullate fra Italia e Svizzera, ha parlato di una “manifestazione senza senso e contro ogni logica ambientale – aggiungendo – allestendo queste gare non credo si dia una buona immagine del nostro sport”.
Nei giorni scorsi da Pietro Lacasella era arrivato un appello per cercare di capire cosa pensassero della situazione gli sciatori professionisti (Qui l'articolo). Come Il Dolomiti abbiamo affrontato il tema con due campioni italiani di questo sport che hanno legato il loro nome allo sci: Kristian Ghedina, fra i migliori discesisti degli anni ‘90 con tre medaglie iridate e 13 vittorie in Coppa del mondo; e il trentino Cristian Zorzi ex fondista di Moena con tre medaglie olimpiche (fra cui un Oro) e altrettanti successi ai Mondiali.
“Quando hanno annullato le gare – spiega Zorzi – ho pensato: ecco i cambiamenti climatici stanno intaccando anche gli sport invernali. Finora infatti, nonostante le condizioni avverse, gli organizzatori erano quasi sempre riusciti a districarsi con l’innevamento artificiale ma questa volta non è stato sufficiente. Il fatto è che quest’autunno è partito subito fin troppo freddo per poi mitigarsi. In passato ci sono già state ondate di caldo autunnali ma la continuità delle alte temperature mette a rischio le stazioni sciistiche”.
“Quando ho iniziato – ricorda Ghedina – andavamo al Madaccio sullo Stelvio sciavamo e risalivamo con il gatto delle nevi, oggi è impensabile, non è più possibile. Credo che lo sci sia ancora sostenibile ma bisogna rivedere i programmi delle gare perché se c’è una cosa certa è che c’è sempre meno neve. Non voglio dire che lo sci andrà a morire, spero che ciò accada il più tardi possibile, ma i dati ci dicono che le temperature medie continuano a salire”.
Entrambi gli atleti sono consapevoli dei cambiamenti climatici in atto, una situazione che per chi vive la montagna è aggravata anche dall’aumento dei costi dell’energia. Gli impianti della Panarotta per esempio non apriranno per la nuova stagione invernale.
“Il ritiro dei ghiacciai è sotto gli occhi di tutti – sottolinea il fondista di Moena – dobbiamo iniziare a rispettare davvero la natura altrimenti ci troveremo a sciare sulla plastica o sull’erba, peraltro già si fa. Certo, siamo in grado di inventare di tutto e di più, ho ho visto cannoni che producono neve a 15 gradi sopra lo zero ma se il terreno è caldo siamo punto e accapo, dobbiamo assumerci le nostre responsabilità e adottare uno stile di vita più coerente con la natura per limitare questa evoluzione climatica”.
Forse però, fra le prime a dover cambiare qualcosa ci sarà la Federazione internazionale sci e snowboard. “Come in Formula 1 o in MotoGp anche nella Coppa del mondo si è cercato di inserire sempre più gare ma tutto ciò non ha senso”, afferma Ghedina. “Una volta in Coppa del mondo dovevamo disputare meno di 30 gare (in questa edizione sono oltre 40 con il calendario partito il 23 ottobre ndr), ora si inizia già in autunno ma come dice Clarey bisognerebbe smettere di andare a cercare la neve dove non c’è e quando non è la stagione”.
Da qui la proposta di ridurre il calendario, magari sacrificando un po’ lo spettacolo ma evitando di dover annullare delle gare perché non c’è la neve o di mostrare scene come quelle viste durante le Olimpiadi invernali in Cina con le piste imbiancate grazie ai cannoni, con largo dispendio di risorse, economiche e naturali.
“Ormai molte squadre si allenano indoor – riprende Ghedina – forse inventeremo nuove discipline ma sarà comunque necessario rivedere il programma, l’organizzazione, il calendario e il numero delle gare. Ci saranno dei problemi, come quello del poco tempo per le prove, e potrebbe diventare anche più pericoloso per gli atleti ma si dovranno trovare dei compromessi anche se a perderci saranno soprattutto i discesisti”.
Anche Zorzi è convinto della necessità di un cambio di passo da parte della Fis. “Il calendario delle gare dovrebbe tornare a essere quello di un tempo, partendo a dicembre ci saranno più probabilità di avere la neve naturale, mentre si dovrà ridurre il numero delle gare senza andare alla ricerca di località assurde che non fanno parte della storia dello sci”, conclude il fondista di Moena.