Olimpiadi di Pechino, il futuro è già qui: lingue di neve artificiale che solcano montagne brulle. E nel 2050 anche Cortina e Innsbruck ''dimenticheranno'' i Giochi
La neve in queste olimpiadi è assicurata da una ditta altoatesina ma quanto si sta vendendo in Cina rischia di essere lo specchio di quel che succederà nei prossimi anni anche altrove. I cambiamenti climatici stanno alzando sempre di più il livello di ''neve'' naturale accettabile e una ricerca spiega che entro fine secolo solo Sapporo, tra le città olimpiche, sarà in grado di assicurare le giuste condizioni climatiche
PECHINO. C'è qualcosa di desolante in queste olimpiadi invernali e al tempo stesso di terribilmente moderno e che sa di futuro. I più grandi campioni del ghiaccio e della neve si stanno sfidando in un contesto irreale, totalmente artificiale, dove la neve è assicurata dai cannoni (dell'Alto Adige), da un consumo costante di energia, da litri d'acqua e da un clima che nulla ha a che fare con lo sport. Vedere lingue bianche di neve che solcano montagne brulle, marroni, modificate dalle ruspe per ricreare pendenze ad hoc per questa kermesse di poco più di due settimane, è deprimente.
Lo è per quello che sta accadendo in Cina in questi giorni e lo è per quello che sembra essere il destino di gran parte degli impianti sciistici più in voga, da qui a pochi anni di distanza. L'allarme lanciato sulla crisi climatica è ormai un tema che tiene banco a livello planetario ma che alle chiacchiere e alle buone intenzioni non vede seguire soluzioni concrete e pratiche valide e quanto si sta vedendo in Cina pare davvero essere la risposta più chiara a chi spera in un futuro migliore: ad oggi non è previsto. Pur di glorificare lo strapotere del colosso cinese che in quattordici anni è riuscito ad ospitare nella stessa città Olimpiadi estive ed invernali si è deciso di piegarsi a questo spettacolo fatto di neve artificiale e condizioni climatiche al limite.
E così pure le proteste degli atleti di questi giorni se le porta via il vento, come si suol dire. Ed è proprio così. Sabato al National Cross-Country Center di Zhangjiakou, 150 chilometri a nord-ovest di Pechino, gli atleti hanno gareggiato con meno 13 gradi e la delegazione svedese (insomma non proprio di quelle che si lamentano solitamente del freddo) ha chiesto di anticipare le gare di fondo per le condizioni climatiche estreme, complicate, ulteriormente, dal vento. ''Siamo al limite dei limiti per il freddo - ha detto il capo della squadra svedese Anders Bystroemma - non so se misurano anche l’effetto del vento. Lo skiathlon è iniziato alle 16 e la Karlsson alla fine era distrutta dal freddo. Bisogna anticipare l’orario delle gare sprint”. E anche la nostra Dorothea Wierer dopo la staffetta mista di biathlon si è lamentata per le temperature freddissime e la neve molto lenta.
Qui una delle discese, sulla lingua di neve appositamente creata, di Federica Brignone che ha poi conquistato l'argento
Qui il luogo dove è stato costruito il National Ski Jumping Centre nelle immagini di Eurosport
Me se lo sport ormai è business e quindi dove si spostano le telecamere si spostano anche gli atleti e, in fondo, basta una ripresa stretta-stretta per far sembrare tutto bianco, la natura non si piega con altrettanta facilità alle ''bizze'' degli esseri umani. Lo si può fare a breve termine ma a lungo a perderci saranno tutti. Entro il 2050, infatti, non si potrà più sciare nelle località più amate nel mondo: stando a casa nostra il ''niet'' è già arrivato per Cortina d’Ampezzo e Torino, ma anche nelle vicina Austria per Innsbruck, Garmisch-Partenkirchen e per St. Moritz, in Svizzera. Questo conferma un recente studio pubblicato il 10 gennaio su Current issues in turism (Qui), secondo cui se le emissioni globali rimanessero sulla scia degli ultimi due decenni, entro la fine del secolo ci sarà soltanto Sapporo, in Giappone, come potenziale città ospitante che potrebbe innevarsi per i Giochi olimpici, rispetto alle 21 attuali.
“Sono stati registrati diversi cambiamenti nell'incidenza delle condizioni di neve scarsa, con due località che hanno registrato meno giorni di nevicate, Calgary e Cortina d'Ampezzo”. Si legge nella ricerca. “La frequenza di condizioni non adeguate e non sicure – riporta la ricerca – è aumentata negli ultimi 50 anni nelle 21 località che ospitano i Giochi olimpici invernali. Questa probabilità aumenta in tutti gli scenari futuri di cambiamento climatico. In uno scenario a basse emissioni allineato all'Accordo sul clima di Parigi, il numero di città ospitanti climaticamente affidabili rimane quasi invariato per tutto il ventunesimo secolo (nove a metà secolo, otto a fine secolo)”.
La geografia dei Giochi a quel punto sarebbe ridotta al lumicino “se le emissioni globali rimangono sulla traiettoria degli ultimi due decenni, lasciando solo una città ospitante sicura entro la fine del secolo”. Solo Sapporo resisterebbe e potrebbero giocarsela Salt Lake City, in Nord America e Albertville in Europa come località “sicure” nel 2080. Ma già nel 2050 “si prevede che si passerà da nove a 12 località con frequenti condizioni di neve scarsa, e ben sette avranno una probabilità maggiore del 50%”. Il Comitato olimpico internazionale ha riconosciuto quindi i rischi del cambiamento climatico e se ne è assunto la responsabilità: “Gli atleti hanno espresso preoccupazione per il futuro del loro sport – sostiene lo studio – e la necessità che il mondo sportivo sia una forza potente per ispirare e accelerare l'azione per il clima”.
Intanto, però, si scia su lingue bianche di neve in condizioni climatiche assurde grazie ai 400 cannoni sparaneve della altoatesina Techoalpin. Gli impianti cinesi di Yanqing National Alpine Ski Centre e di Genting Snow Park, di Guyangshu Ski Center e Shougang Big Air, teatro delle sfide a Cinque cerchi, hanno, infatti, un tratto distintivo in comune: i sistemi, l'attrezzatura e l'assistenza tecnica targata Technoalpin, azienda altoatesina fondata nel 1990 e che si è sempre prodigata per ottimizzare le soluzioni di innevamento. "Abbiamo fornito - commenta Mayr - 300 tecnologie a ventola e 100 lance, 7 sale macchine e stazioni di pompaggio con 51 pompe ad alta pressione e 9 torri di raffreddamento". E se l'inquadratura si stringe e si stringe ancora sembra quasi di sciare su montagne completamente innevate in un paradiso degli sciatori.