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Sait, i dirigenti 'bucano' l'incontro con i sindacati. Degasperi (M5s): "Accordo occupazionale violato". Maxi penale in vista?

Interbrennero avrebbe accettato la migliore offerta in base al prezzo al metro quadro per i terreni e al numero di dipendenti che la società si sarebbe impegnata a impiegare stabilmente nell'area oggetto di cessioni per almeno 12 anni

Di Luca Andreazza - 25 novembre 2016 - 20:38

TRENTO. Lo scenario riguardo Sait si tinge sempre più dei contorni del giallo. Oggi si sarebbe dovuto tenere un vertice fra la dirigenza della società e le sigle sindacali per mettere sul tavolo dati e analisi che hanno portato al taglio di 130 posti di lavoro, ma “Il presidente Dalpalù - spiega Roland Caramelle, segretario della Filcams del Trentino - si era assunto l'impegno davanti alle organizzazioni sindacali e alla delegazione dei lavoratori di portare analisi trasparenti. Oggi, non solo mancavano i dati; mancava anche lo stesso presidente che si è presentato all'incontro solo alla fine. E non c'era neanche il direttore Picciarelli. Non è un bel segnale”.

 

I dirigenti Sait hanno ribadito alle organizzazioni sindacali la necessità di ridurre di 130 unità il personale. “Richiesta che per noi resta inaccettabile – insiste Caramelle -. Dal nostro punto di vista non solo non c'è ragione di tagliare 130 posti di lavoro, ma ci possono essere margini nel prossimo futuro anche per ampliare la quantità di lavoro e dunque di occupazione, se dovesse concludersi il passaggio di coop in Sait, come abbiamo appreso da indiscrezioni apparse sulla stampa”.

 

Il tavolo di Sait diventa ancor più rovente, secondo le indiscrezioni che parlano di oltre 5 milioni e 500 mila euro di penale che l'azienda dovrebbe pagare a Interbrennero, società partecipata della Provincia per il 62,92%, per inadempienze al contratto sottoscritto il 28 giugno 2010. 

 

Al momento Sait occupa circa 400 dipendenti e ha già annunciato l'esubero di 130 lavoratori impiegati in magazzino e negli uffici di Trento nord, ritrovandosi così sotto la soglia delle 392 unità pattuite, per i quali la società si era formalmente impegnata fino al 2022.

 

"Il bando di gara - spiega Filippo Degasperi del Movimento 5 Stelle - vinto da Sait parla chiaro: Interbrennero avrebbe accettato la migliore offerta in base al prezzo al metro quadro per i terreni e al numero di dipendenti che la società si sarebbe impegnata a impiegare stabilmente nell'area oggetto di cessioni per almeno 12 anni dalla data di avvio dell'attività". Una situazione che ha indotto il consigliere pentastellato a presentare un'interrogazione e che afferma "la Provincia si è girata dall'altra parte ancora una volta e cerca di nascondere la vicenda". Aspetto sul quale abbiamo chiesto un parere a Roland Caramelle che però ci ha risposto "Non ho al momento elementi di valutazione". 

 

Una 'spada di Damocle' stabilita in 7.000 euro per ogni dipendente e per ogni anno mancante rispetto ai 12 anni pattuiti. Il contratto sottoscritto da Sait prevedeva l'impegno ad occupare stabilmente 392 unità. La decisione di attivare la procedura di mobilità per 130 dipendenti violerebbe quindi una clausola contrattuale fondamentale per l'aggiudicazione della gara. Una violazione appunto da 5 milioni e 500 mila euro. "Una situazione aggravata - prosegue Degasperi - dal fatto che Sait già nel recente passato ha lasciato intendere la volontà di svincolarsi unilateralmente dagli accordi occupazionali. A questo danno si aggiunge inoltre la beffa - dice il consigliere - in quanto i 130 lavoratori verrebbero danneggiati due volte: vittime del licenziamento e della strategia di esternalizzazione dell'azienda con i dipendenti che verrebbero sostituiti nelle mansioni da altrettante unità di società terze chiamate a svolgere le stesse mansioni a costi inferiori".

 

Secondo il segretario Filcams il possibile passaggio del magazzino Superstore a Sait porterebbe ad un incremento notevole di lavoro: "Se questo scenario si concretizzasse si amplierebbe la possibilità occupazionale - insiste il sindacalista - e ci sarebbero margini anche per riportare sotto la gestione diretta quei lavoratori che oggi operano su appalto esterno. Siamo sempre stati contrari a lavoratori di serie A e lavoratori di serie B, perché la cooperativa paga i lavoratori molto meno degli addetti Sait. Non è accettabile che dietro il disegno di snellire il personale ci possa essere la volontà di aumentare i carichi di lavoro alle esternalizzazioni già presenti, costringendo ancora di più le cooperative a tagliare il costo del lavoro con con salari ancora più bassi e condizioni contrattuali ancora peggiori”.

 

In attesa di un nuovo confronto con i vertici del consorzio le lettere di licenziamento restano congelate, mentre lunedì i lavoratori si riuniranno in assemblea e martedì ci sarà un incontro con i capigruppo del consiglio provinciale.

 

 

 

 

 

 

 

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