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Scoperta una necropoli monumentale di epoca preromana (FOTO), eccezionale ritrovamento archeologico in pieno centro storico

Una scoperta di straordinaria rilevanza che consentirà di riscrivere la storia della città di Trento: le ricerche archeologiche hanno già consentito di mettere in luce 200 tombe, complete di prestigiosi corredi, caratterizzate dal rito della cremazione indiretta che rappresentano soltanto una parte di quelle perfettamente conservate nel sottosuolo

Pubblicato il - 11 febbraio 2025 - 15:44

TRENTO. La storia più antica della città di Trento si arricchisce di una nuova, avvincente pagina grazie alla recente scoperta di una necropoli monumentale di epoca preromana messa in luce dagli archeologi in via Santa Croce.

 

L’eccezionale ritrovamento è avvenuto a seguito dell’attività di tutela preventiva condotta dall’Ufficio beni archeologici dell’UMSt Soprintendenza per i beni e le attività culturali della Provincia autonoma di Trento in occasione dei lavori di restauro e riqualificazione di un edifico storico.

 

Si tratta di una scoperta di straordinaria rilevanza che consentirà di riscrivere la storia della città. L’importante contesto funerario è rimasto perfettamente conservato attraverso i millenni grazie agli episodi alluvionali che hanno sigillato il deposito archeologico. La necropoli, che si è sviluppata sulla porzione mediana del conoide alluvionale del torrente Fersina, è venuta in luce a una profondità di circa 8 metri rispetto all’attuale quota di via Santa Croce, al di sotto di livelli di frequentazione storica, medievale e di epoca romana.

Le ricerche archeologiche, tuttora in corso di svolgimento, hanno consentito di mettere in luce 200 tombe, complete di prestigiosi corredi, caratterizzate dal rito della cremazione indiretta, che rappresentano soltanto una parte di quelle potenzialmente conservate nel sottosuolo ancora da indagare.

 

“Una scoperta incredibile, che ci mostra una nuova storia della città di Trento, non più quindi solo come città romana", commenta la vicepresidente e assessore provinciale alla cultura Francesca Gerosa

 

"Sappiamo come sia importante l'impegno di ricerca e di tutela del patrimonio delle nostre radici, e questo è previsto dalle leggi e dalla Costituzione, ma indipendentemente da questo non vogliamo sottrarci e qui si sta lavorando intensamente per riportare alla luce un pezzo di storia sconosciuta per la città. I lavori procedono, ma c'è ancora tutta un'intera area da monitorare per poi valutare quali azioni intraprendere, anche riguardo ai tantissimi oggetti rinvenuti e che sono già oggetto di restauro, come lo saranno anche i ritrovamenti successivi. Stiamo lavorando ricordando che serve sempre un equilibrio per contemperare gli interessi di tutela del patrimonio archeologico, con quelli comprensibili dello sviluppo urbano”.

La scoperta della necropoli monumentale di via Santa Croce apre nuovi scenari e suggestive ipotesi interpretative per la ricerca archeologica, considerata la sua collocazione nel centro storico di Trento e la rarità di questa tipologia di contesti nel territorio dell’arco alpino. Solleva inoltre articolate e complesse problematiche circa le modalità di autorappresentazione in ambito funerario del gruppo sociale di appartenenza di cui, al momento, resta ignoto il contesto insediativo.

 

Le indagini archeologiche sono dirette dalla dott.ssa Elisabetta Mottes dell’Ufficio beni archeologici della Provincia autonoma di Trento e coordinate sul campo dal dott. Michele Bassetti e dalla dott.ssa Ester Zanichelli di Cora Società Archeologica di Trento e dalla loro equipe di ricerca. Il coordinamento delle operazioni concernenti il restauro dei reperti mobili si deve a Susanna Fruet dell’Ufficio beni archeologici e alla dott.ssa Chiara Maggioni di Cora Società Archeologica per l’attività di microscavo e recupero dei vasi ossuari.

Nei primi secoli del I millennio a.C. il paesaggio di quest’area della città era caratterizzato dalla presenza dell’ampio alveo del torrente Fersina solcato da una rete di canali torrentizi che si intrecciavano tra loro, separati da barre sabbiose o ghiaiose a carattere temporaneo. In un’area marginale dell’alveo soggetta a periodiche esondazioni è sorta la necropoli monumentale della quale sono state documentate più fasi di frequentazione nel corso della prima età del Ferro (IX-VI secolo a.C.). Il contesto funerario doveva essere posto tra due canali che si potevano attivare in caso di fenomeni di piena. Gli episodi esondativi, iniziati già nelle fasi di utilizzo della necropoli, hanno sigillato la stratificazione archeologica antica consentendo l’eccezionale conservazione del contesto funerario. Questa circostanza ha permesso di documentare in dettaglio i piani d’uso della necropoli e di ricostruire con precisione le pratiche funerarie della comunità che hanno occupato quest’area nella prima età del Ferro.

 

"L’Età del ferro è un periodo di profonde trasformazioni dal punto di vista storico-culturale in tutto il mediterraneo, nell'arco alpino e oltralpe. Fioriscono le grandi civiltà degli Etruschi, dei Fenici, dei Greci e dei Celti. Sono anche i tempi delle prime olimpiadi che si datano tradizionalmente al 776 a.C. e della fondazione di Roma nel 753 a.C.. I popoli alpini non sono isolati, intrattengono relazioni e scambi con le genti della pianura Padana in particolare fra il 900-700 a.C. con la zona emiliana, con la fiorente civiltà degli etruschi e di seguito con i Veneti e altre genti delle Alpi. Nell'archeologica in corso di scavo abbiamo la possibilità di riconoscere l’elite di una società che evidentemente era insediata nella conca di Trento e che rappresentava il suo potere e prestigio attraverso la deposizione di oggetti emblematici del proprio status privilegiato”, spiega il soprintendente Franco Marzatico.

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