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Attualità e montagne (ma non solo): 25 i film in gara per aggiudicarsi la Genziana d'oro. Fant: "Selezione cosmopolita"

Il Trento Film Festival prende ufficialmente avvio. 25 i film in concorso per aggiudicarsi i premi della giuria e non solo. Si spazia dal Sud America all'Himalaya, attraversando tutti i temi più attuali. Il responsabile del programma cinematografico Sergio Fant: "La montagna come crocevia di tutte le trasformazioni"

Di Davide Leveghi - 27 agosto 2020 - 10:51

TRENTO. 25 film in concorso per aggiudicarsi la Genziana d'oro e altri 5 premi della giuria. E poi tanti altri riconoscimenti ancora. “Siamo riusciti a mantenere le stesse proporzioni degli anni scorsi, nonostante le difficoltà imposte dal Coronavirus”, assicura il responsabile del programma cinematografico Sergio Fant.

 

In un'edizione completamente stravolta dall'emergenza sanitaria, il Trento Film Festival, tra eventi e attività, offrirà per quest'anno la particolarità di assistere alle proiezioni non solo in presenza ma anche in streaming. Attivata la piattaforma, dunque, sarà possibile vedere online, fino a una settimana dall'inizio del festival, quasi tutte le pellicole delle 8 sezioni. Da “Orizzonti vicini” a "Eurorama" (rassegna organizzata dal Museo degli Usi e Costumi della Gente trentina, giunta alla 14ª edizione, che presenta al pubblico i migliori film etnografici a tematica europea premiati nei maggiori film festival del settore), fino, chiaramente, alla sezione principale, quella appunto dei film in concorso.

 

“La selezione di quest'anno è il più cosmopolita possibile – spiega Fant – si coprono tutti i continenti, dal Sud America all'Asia. Ci sono due pellicole provenienti dall'America Latina, con il film del maestro cileno Patricio Guzmán 'La cordillera de los sueños', documentario che sulla scia dei suoi precedenti rappresenta un ritorno alla storia travagliata della sua terra. Guzmán era stato esiliato, i suoi film parlano di memoria e sofferenza del popolo cileno, con le Ande che incarnano la metafora di questo dolore”.

 

“C'è poi 'Suspensión' di Simón Uribe, un film di un regista colombiano che parla di qualcosa di cui tanto di discute anche in Italia. Di un ponte, un progetto folle di costruzione di un mostro di cemento nella foresta Amazzonica, con un villaggio di indios che si trova a dover lottare contro il progetto”.

 

Dal Sud America, poi, si passa a scenari “più vicini” all'immaginario del Trento film festival: l'Himalaya e le sua maestose, gigantesche montagne. “C'è 'Sing me a song' di Thomas Balmès, ambientato in Bhutan, che parla di buddismo e di un luogo dove si incontrano tecnologia e tradizioni. C'è 'Sicherheit 123', documentario invece di Florian Kofler e Julia Gutweniger, due registi sudtirolesi che raccontano della lotta secolare dell'uomo con la montagna e del tentativo di preservarsi dalle catastrofi. Una questione centrale nel dibattito di adesso”.

 

Protagonista del festival, non poteva poi mancare un documentario sulla Georgia, repubblica caucasica incastonata tra la Russia e la Turchia, Paese dalle aspre montagne e dai monasteri appollaiati sulle rocche. “'A tunnel' di Nino Orjonikidze e Vano Arsenishvili racconta di una remota regione georgiana sconvolta dalla costruzione di un cantiere per la linea ferroviaria per la Via della Seta, una delle infrastrutture che più di tutte stanno cambiando gli scenari globali. La montagna, come spesso accade, si trasforma così in crocevia di trasformazioni ed evoluzioni”.

 

Altro tema che ci riporta al dibattito in Trentino è quello dell'orso – prosegue Fant – 'Der bär in mir' di Roman Droux racconta di un etologo svizzero che assieme al regista vive per un periodo nel Grande Nord americano a contatto con i grizzly, senza alcuna arma. Ci sono delle immagini pazzesche di vicinanze tra l'uomo e l'orso. Ciò che facciamo con il Film Festival è scegliere dei film che raccontino qualcosa (tutti gli altri film in gara sono consultabili, con annessi orari e giorni delle proiezioni, a questo link)”.

 

Sarà la giuria, composta dall'alpinista Matteo Della Bordella, esponente dei “Ragni di Lecco”, dal regista sarentino Gustav Hofer, dall'artista Carlos Casas, dalla critica cinematografica Carmen Gray e dalla regista georgiana Salomé Jashi a decidere a chi consegnare il maggior riconoscimento, a cui se ne aggiungono altri 5 sempre affidati dalla stessa giuria e molti altri premi collaterali dati dai partner in base ad un tema specifico. L'anno scorso ad aggiudicarsi la Genziana d'oro era stato 'La Grand-Messe di Méryl Fortunat-Rossi e Valéry Roser, racconto della comunità di tifosi che segue il Tour de France; alla giuria il compito di definire chi sarà il vincitore di quest'anno.

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