Contenuto sponsorizzato

"Arrivano in malga e chiedono se ho fatto le medie o ho mai preso un aereo", storia della casara Irene Piazza: "Stereotipi superati. La montagna oggi è studio e impegno"

"Molti arrivano in malga e mi chiedono se ho fatto le medie o se ho mai preso l'aereo, rifacendosi a stereotipi che, quantomeno oggi, non hanno ragion d'essere". Ecco la storia della casara Irene Piazza: "Insieme a 4 giovani donne abbiamo dato vita ad un'azienda agricola con produzione a ciclo chiuso. Studiamo, ci informiamo: la montagna e l'allevamento sono molto più di quanto diverse persone credono"

Di Sara De Pascale - 10 febbraio 2025 - 20:20

VICENZA. "Idealizzare la montagna e raccontarla attraverso stereotipi può essere molto pericoloso". Esordisce così, la 31enne Irene Piazza, casara e allevatrice, che nel raccontarsi punta, in testa a tutto, a fare un'azione "rivoluzionaria": quella di smontare una volta per tutte la diffusa credenza che le terre alte siano abitate da persone chiuse e con poca esperienza del mondo e "che per gestire un'azienda agricola non servano chissà che competenze".

La storia di Irene oggi s'intreccia con quella di altre quattro giovani donne ma ha avuto inizio sugli alpeggi del Trentino, dove la ragazza ha scoperto una grande passione: quella per la lavorazione dei formaggi.

 

"Sono originaria del Bellunese - spiega, intervistata da Il Dolomiti -. Quando avevo 16 anni i miei genitori, allevatori di mestiere, hanno deciso di prendere in gestione una malga sul Passo Brocon, in Trentino, dove tutto è cominciato". Durante gli anni del liceo psicopedagogico, Piazza trascorreva i mesi estivi in alpeggio, dove ha avuto occasione di imparare l'arte del fare formaggio da un casaro esperto: "E' stato così che ho scoperto un grande amore, divenuto poi il mio lavoro a tempo pieno".

 

E prosegue: "In famiglia abbiamo sempre prodotto latte ma non lo avevamo mai lavorato. E' stato quindi un compito ad un certo punto affidato a me che, formata, ho iniziato a farlo in autonomia, appassionandomi sempre di più". Dopo una laurea in Scienze e cultura della gastronomia e della ristorazione e alcune esperienze lavorative legate alla produzione e vendita di formaggio e all'allevamento di vacche grigio alpine (per l'azienda Foradori di Mezzolombardo), la 31enne ha deciso di tuffarsi in una nuova avventura. 

 

"Insieme ad un'altra collega, Anna, a settembre 2024 abbiamo deciso di rilevare un'azienda sui Colli Berici (in Provincia di Vicenza) e di dare vita ad un'azienda agroecologica tutta nostra: Selma agricola Sermondi", nata con la volontà di avviare una produzione a ciclo chiuso. Così le due giovani donne, a cui poi si sono aggiunte anche altre tre ragazze (tutte attorno ai 35 anni d'età) e un veterano dell'azienda rilevata, Massimo Brotto, hanno unito le forze.

"Ognuno di noi è specializzato in qualcosa: io e Anna Sarcletti facciamo il formaggio e alleviamo le vacche, Anna Libori è specializzata in orticoltura e si prende cura delle colture del nostro orto. Poi c'è Matilde Giani, che si occupa delle capre. E ancora Federica Lucchi, ex grafica a Milano, che lavora in stalla e falegnameria". Insieme a loro, come detto, Massimo, che si occupa di preparare deliziosi biscotti (con le uova delle galline di Selma agricola e del latte delle vacche dell'azienda) e il pane. 

"Siamo tutte molto preparate: non smettiamo mai di studiare - fa notare Piazza, tenendo a sottolineare quante competenze e conoscenze siano necessarie per portare avanti un'azienda agricola -. Coltiviamo la terra in modo sostenibile e facciamo lo stesso anche con l'allevamento dei nostri animali. Il nostro, è un ciclo chiuso: con il latte delle nostre vacche facciamo i formaggi e i biscotti, con il siero che resta nutriamo i nostri maiali da carne (con i quali vengono realizzati insaccati), con la verdura realizziamo conserve e diamo da mangiare agli animali e con il letame realizziamo il compost", fa sapere.

 

"Non so bene come io sia finita a fare questo lavoro - conclude -. Da piccola in qualche modo 'odiavo' il mestiere dei miei genitori (entrambi allevatori ndr) che non avevano giorni liberi o di vacanza. Pensavo che il loro fosse un lavoro che in qualche modo ti mette in gabbia. Invece, crescendo, mi sono accorta di quanto bello possa essere stare in mezzo alla natura, agli animali e soprattutto trasformare un prodotto come il latte, offrendo di fatto un servizio al prossimo. Insomma, ci sono cascata anche io". 

 

"Quando ho iniziato a fare formaggio sono rimasta affascinata dalla trasformazione della materia prima e dalla semplicità e bellezza dell'atto di dare da mangiare alle persone: farlo, è davvero gratificante. Il nostro è un lavoro che, come molti altri, richiede sacrificio, ma dà grandissime soddisfazioni. Dispiace solo che molti non lo capiscano. Un esempio? Quando in estate andiamo in alpeggio con le vacche di Selma agricola, molte persone arrivano in malga e mi chiedono se ho fatto le medie, se ho mai visto Padova o se ho mai preso l'aereo, rifacendosi a stereotipi che, quantomeno oggi, non hanno ragion d'essere. Essere allevatrici richiede un grado di competenza e consapevolezza inimmaginabile. Continuare a raccontare la montagna idealizzandola o attraverso luoghi comuni è pericoloso e rischia di 'svuotarla'. Ma con un po' di buona volontà gli stereotipi possono essere combattuti ed è proprio questo che cerchiamo di fare nel nostro piccolo, continuando così a tenere in vita preziosi (e antichi) mestieri"

Contenuto sponsorizzato
Contenuto sponsorizzato
Contenuto sponsorizzato
In evidenza
Montagna
10 febbraio - 20:00
L'ultimo sorvolo, avvenuto nel tardo pomeriggio di oggi - lunedì 10 febbraio - ha consentito d'individuare un segnale proveniente dal dispositivo [...]
Società
10 febbraio - 18:42
La Corte di Assise di Bolzano ha riconosciuto 30 mila euro a titolo di risarcimento alla Provincia di Bolzano che, per la prima volta, si era [...]
Sport
10 febbraio - 16:12
Il percorso di Aichner, la prima superstar italiana a vincere un titolo ufficiale della Wwe, si è interrotto
Contenuto sponsorizzato
Contenuto sponsorizzato
Contenuto sponsorizzato