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A Trento ritornano i giovani musicisti del Barbican String Quartet: quattro interpreti dal profilo internazionale

DAL BLOG

Analisi, recensioni, presentazioni delle grandi opere nella prestigiosa sala della Società Filarmonica di Trento

La Stagione dei Concerti 2024 prosegue lunedì 28 ottobre con il ritorno a Trento dei giovani musicisti del Barbican String Quartet, quattro interpreti dal profilo internazionale, quattro straordinarie personalità per un unico quartetto (Qui informazioni su orari, biglietti e programma dettagliato).

 

Una voce originale nell’ambito della musica da camera, capace di comunicare gioia grazie alla ricchezza di energia che l’ensemble britannico sa imprimere nelle sue interpretazioni. In rapida ascesa, hanno conquistato il podio dell’Ard International Competition di Monaco di Baviera, ricevendo anche il premio come migliori interpreti del lavoro della compositrice contemporanea Dobrinka Tabakova, l’incisione di un cd per l’etichetta tedesca Genuine, il Gewa Prize e l’ambito premio Henle Urtext.

 

Il nome Barbican ha un doppio significato: il primo si riferisce al muro difensivo di un castello, che la formazione collega al proprio desiderio di scoperta, sviluppo e continuità nella tradizione cameristica; il secondo rimanda al loro profondo legame con Londra, città in cui hanno debuttato, proprio al Barbican Center.

 

Oggi il Quartetto raccoglie quattro nazionalità e parla sette lingue. A Madrid il Barbican sta continuando il perfezionamento all’Accademia Reina Sofia con Günter Pichler e a Monaco con il Quatuor Ébène. La stagione 2024 procede con entusiasmo per il Barbican Quartet, che continua la sua tournée in Germania, Francia, Olanda, Svizzera, Italia, Canada e Stati Uniti.

 

Suonare in un quartetto d'archi è la forma più umana di arte. Richiede comunicazione, flessibilità e comprensione. In un mondo sempre più polarizzato, il Barbican Quartet è un esempio lampante di come le differenze individuali possano essere celebrate e combinate per creare qualcosa di bello. I più affezionati ricorderanno la loro raffinata performance per il nostro tour estivo di Musica con Vista, che ci ha spinti a invitarli in sala per godere appieno della loro grinta virtuosistica.

 

 La Stagione dei Concerti 2024 proseguirà il 14 novembre, con il debutto in sala dell’organista Isabelle Demers, conosciuta nell’ambiente musicale come la “piccola dinamo”, è una forza della natura; ha estasiato critici e pubblico di tutto il mondo con il suo suono “virtuoso" (Chicago Classical Review), "impavido e straordinario" (Globe News).

 

Note al programma (a cura di Alessandro Arnoldo)

I Quartetti op.20 di Haydn incarnano l'alba di una nuova era cameristica. Il primo movimento del Quartetto n.4, presenta la classica “forma sonata” ricca di sorprese basate su dinamiche, accenti e un'ampia gamma di sviluppi. Il secondo movimento, cupamente struggente, comprende una serie di variazioni con un finale così libero da mandare quasi in frantumi lo slancio e il disegno formale. Il Minuetto e il Trio ironizzano su questa danza cortese francese, come dimostra l'indicazione di Haydn: Allegretto alla zingarese. Il finale è un'avventura più haydniana, ma le sue pause, le terzine inquiete e la stravaganza generale mettono in evidenza ciò che Haydn ha etichettato come scherzando.

 

Il primo quartetto di Berg è un'opera straordinaria per molte ragioni e, senza riserve, è una pietra miliare dell'inizio del XX secolo, poiché è il primo quartetto di una certa lunghezza scritto in un linguaggio sorprendentemente nuovo di pervasiva atonalità. Il primo movimento è spesso descritto come una “forma sonata” con temi contrastanti e motivi ricorrenti, ma questa struttura è difficile da distinguere senza un ascolto ripetuto. Utilizzando diverse tecniche strumentali, dinamiche complesse e marcature espressive profuse, Berg impregna una narrazione altamente strutturata con colori singolari e meravigliosi. Il secondo movimento segue un po' più chiaramente una forma di rondò: un tema audace ricorre più volte tra episodi contrastanti, alcuni caratterizzati da un morbido lirismo romantico, altri da stati emotivi più estremi, tipici della vena espressionista.

 

Con l’op. 59, atterriamo nella terra di mezzo e incontriamo la crème-de-la-crème del Beethoven cameristico. Il quartetto inizia con una calda melodia del violoncello, un tema che si diffonde a tutto l'ensemble, evocando paesaggi pastorali. Beethoven sembra preparare una ripresa, ma sorprende introducendo nuovi sviluppi, con un fugato potente e inquietante, per poi tornare a una conclusione luminosa. Il secondo movimento, Allegretto, è uno scherzo vivace, caratterizzato da improvvisi contrasti e frammentazioni che spaziano dall'umorismo al terrore. Il terzo movimento, Adagio molto e mesto, esprime profonda malinconia con passaggi di struggente bellezza. Il finale, basato su un thème russe, conclude il quartetto con trionfante intensità, riflettendo la sfida dei quartetti di Razumovsky.

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