La Stagione Regionale Contemporanea prosegue al Teatro SanbàPolis con un doppio spettacolo di Babilonia Teatri
La compagnia fondata da Enrico Castellani e Valeria Raimondi sarà in scena il 30 e 31 gennaio a Trento con "made in italy" e "Foresto"
TRENTO. Doppio appuntamento in calendario al Teatro SanbàPolis di Trento con la Stagione regionale contemporanea realizzata dal Centro servizi culturali S. Chiara e dal Teatro Stabile di Bolzano.
Dopo aver ospito la settimana scorsa la Compagnia Abbondanza/Bertoni, giovedì 30 e venerdì 31 gennaio, il Teatro SanbàPolis accoglierà Babilonia Teatri. La compagnia fondata da Enrico Castellani e Valeria Raimondi sarà in scena con un doppio spettacolo: made in italy (30 gennaio) e Foresto (31 gennaio).
Vincitore del Premio Scenario 2007 e del Premio Vertigine 2010, made in italy non racconta una storia. Affronta in modo ironico, caustico e dissacrante le contraddizioni del nostro tempo. Lo spettacolo procede per accumulo. Fotografa, condensa e fagocita quello che ci circonda: i continui messaggi che ci arrivano, il bisogno di catalogare, sistemare, ordinare tutto. Procede per accostamenti, intersezioni, spostamenti di senso. Le scene non iniziano e non finiscono. Vengono continuamente interrotte. Morsicate. Le immagini e le parole nascono e muoiono di continuo. Gli attori non recitano. La musica è sempre presente e detta la logica con cui le cose accadono.
"Fin dal titolo “made in italy”, il lavoro del gruppo Babilonia Teatri mostra una coscienza profonda della dimensione teatrale", si legge nella motivazione della giuria internazionale del Premio Vertigine, presieduta da Nicole Petit (Kvs – Royal Flemish Theatre, Brussels)". "Un artista è necessariamente parte della società: 'made in italy' rappresenta sia una autoanalisi del proprio essere un gruppo di teatro italiano, sia un modo di rispecchiare importanti temi del nostro tempo. Babilonia Teatri li affronta con gli strumenti specifici del teatro. Questa produzione non fornisce risposte didattiche a questioni cruciali di ordine sociale, piuttosto offre un ripensamento del teatro stesso. Il modo con cui viene usato il linguaggio, recitato il testo, mosso il corpo sulla scena e l’utilizzo dello spazio, del suono e della luce, sono indici di maturità contemporanea e di un approccio unico, apprezzati dalla giuria internazionale".
Lo spettacolo Foresto, invece, è tratto da “La notte poco prima delle foreste” di Bernard-Marie Koltès, e porta in scena un incontro tra lingue. Tra francese, italiano e dialetto. Tra lingua scritta e orale. Tra Lis e musica elettronica.
Un attore, un performer Lis e un musicista danno vita a una creazione ibrida dove le differenze convivono. Le differenze attraversano la scrittura di Koltès e abitano la scena. Una sfida culturale per forgiare un teatro dove le differenze esplodano per potenziarsi a vicenda.
"La notte poco prima delle foreste è una sorta di testo sacro laico", scrive la compagnia nelle note di regia. "È avvolto da un'aura che lo precede e ne evoca l’unicità e la potenza. Per noi è un totem al quale ci avviciniamo con slancio e con timore. Due sentimenti differenti si intrecciano in noi: il timore reverenziale e la voglia di immergerci nella scrittura di Koltès, di rotolarcisi in mezzo, di dare vita a un corpo a corpo con le parole per sussurrarle e gridarle insieme".
“Foresto”, in dialetto veronese, significa straniero, deriva dal latino foris, che significa “chi viene da fuori, da un altrove”. Questo termine è un ponte tra Koltès e noi: tra le foreste del titolo di Koltès, gli stranieri che abitano il suo testo e la nostra traduzione.
"Foresto ci ha guidati nel tradurre, ci ha offerto una chiave per affrontare il testo, per traslare termini e significati legati alla Francia degli anni ’70 e all’immigrazione di quegli anni nel nostro oggi, tradendo Koltès per non tradirlo. -prosegue la compagnia - Non avremmo avuto l’ardore di metterci in bocca le parole di Koltès senza prima averle masticate, digerite e risputate fuori attraverso la nostra lingua madre: una lingua sporca, a metà strada tra lo slang e il dialetto: la lingua della pancia, dell’istinto, dell’umore, dell’amore, della verità, del non mediato. La durezza e la poesia della lingua madre ci permettono di aderire a Koltès: di sporcare le parole, di assegnargli un ritmo e un suono che ci appartengono, quello della strada, dell’amore. Due voci per un monologo: una parlata e una segnata. Due voci che si contrappongono, si incontrano e si moltiplicano: che si fanno voce sola, che si fanno unisono, che si fanno mondo. Due voci a dialogare con una terza voce: la voce della musica elettronica suonata live sulla scena. Un gioco di specchi in cui lingue diverse si intrecciano e dialogano tra loro".
I due spettacoli presentano audio a volumi elevati, e parti del testo contengono un linguaggio denigratorio e offensivo. Nello spettacolo “made in italy” è inoltre presente una scena di nudo.
I biglietti sono acquistabili online sulla piattaforma del Centro servizi culturali Santa Chiara (Qui info) oppure alle biglietterie del Centro S. Chiara.