Music Arena, il campo dei miracoli dove il Pubblico semina denari in attesa che nascano speranze. Arriva un nuovo ciclo di eventi con tanto di “seguirà dibattito”
Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino
Generalmente si va al discount per risparmiare. Così come ci si lascia tentare dalle patacche: imitazioni dei marchi di lusso per mostrarsi alla moda ma senza svenarsi. Finisce, però, che se compri merce di scarso valore pagandola molto più di un Bulgari Magsonic Sonnerie Tourbillon (orologio da mezzo milione di euro) c’è materia per la psicanalisi. O per la Corte dei Conti? Se poi i soldi che spendi (o butti?) non sono i tuoi ma appartengono ad una comunità che in cambio delle tasse ambirebbe più ai servizi efficienti che all’imbonimento spettacolare la sindrome è grave. Altro che costoso capriccio bambinesco.
Maurizio “pop” Fugatti pare proprio rientrare in questa casistica. Lui abbozza felice e svuota un portafoglio che è anche nostro se gli rifilano una Panda a tre ruote al prezzo di una Ferrari 250 Gto del 1962 (la valutavano 50 milioni di euro nel 2021). L’area San Vincenzo, la fantasmagorica Trento Music Arena, è paradigmatica. Racconta di quanto un’amministrazione provinciale che non distingue tra De André e Pupo possa imputare al bilancio pubblico le sempre più ingenti e sempre più assurde spese di un’impuntatura infantile.
Un’impuntatura che nemmeno il simpatico passato rockettaro del Governatore può giustificare. In assenza di un qualsivoglia progetto culturale leggibile (e verificabile) il pozzo ormai senza fondo della Trento Music Arena evidenzia solo un banale calcolo elettorale: tanto ridicolo quanto probabilmente sbagliato. Di fronte alla presuntuosa sordo/ cecità di Fugatti e della sua giunta è perfino inutile rievocare ora il “vulnus” dell’operazione Vasco Rossi. Quello sconcerto economico imposto contro ogni logica di mercato nel maggio ’22 andrà agli archivi come esempio di improvvido stravolgimento di tutti i canoni conosciuti del business musicale.
Per Vasco (che non è in discussione come artista, astenersi dal criticare ciò che qui non si è mai contestato) la Provincia spese tutto quello (e anche di più) che altrove è a carico di chi organizza i mega concerti. Di chi vende centinaia di migliaia di biglietti con relativo incasso a tanti zeri. Facendosi immortalare (lui e l’ondivago sindaco di Trento) assieme al Vasco nazionale il Governatore rock è entrato in un loop megalomane dal quale non sembra più in grado di rinsavire. Quando sei prigioniero di tale loop generalmente sei costretto ad alzare il tiro. E così - coerentemente con l’irrazionalità di sparate che non tengono conto della geografia, della logistica e soprattutto dei budget dei grandi tour nazionali ed internazionali – Fugatti promise e continua a promettere altre meraviglie per l’Arena a Trento Sud.
Anche chi ci era cascato in buona fede sarà stato colto dal dubbio e dall’imbarazzo quando un mese fa un evento costato uno sproposito (500 mila euro) ha provato a spacciare un “discount musicale” popolato di trapper per lo più “turpiloquianti” per una boutique di grandi firme (dello spettacolo). Se in democrazia tutto appare lecito (anche sproloquiare di sesso e di droghe al fine di sballare un’adolescenza che balla senza badare ai testi) non è tuttavia moralmente accettabile vestire di ipocrisia anche le questioni più serie. Si sarebbe archiviato alla voce “stupidata” il “Love Fest” se non fosse costato alla Provincia un’altra montagna di soldi fatti malamente passare come un investimento utile a portare concreta solidarietà agli alluvionati romagnoli.
Pur in assenza di trasparenza (un bilancio dettagliato) si sa che la sbandierata solidarietà ai romagnoli si ridurrà a spiccioli (25 mila euro, frutto di 13 mila biglietti a prezzo simbolico) mentre una certa sostanza deve essere entrata nelle tasche di chi si è esibito con compenso sul palco “solidale”, di chi ha allestito l’ambaradan di tre giorni tra palchi, retropalchi e sicurezza (la Edg Spettacoli), di chi ha venduto a costi da bistrot birre e panini. Ben 250 mila euro, infatti, erano stati girati dalla Provincia al Centro Santa Chiara per far fronte “obbligatoriamente” alle spese certificate degli organizzatori: privati senza rischio d’impresa.
Io Provincia spendo. Tu, pubblico, paghi in modo simbolico. Loro, gli alluvionati, sono la foglia di fico che dovrebbe rintuzzare le critiche. Geniale no? Invece no. Di geniale non c’è stato nulla in un “Love fest” che a conti fatti (anche prima che iniziasse) sprizzava amore solo per la mancanza di rispetto per un dramma sul quale non si può scherzare. Di genialità in genialità sta per andare in scena (quattro giorni la prossima settimana) la seconda puntata del festival dell’esborso. Non è dato sapere se la Provincia pagherà (tramite il suo ente culturale funzionale) altre migliaia di euro oltre a quelli già stanziati. O meglio, si sa, grazie a il Dolomiti, che alla delibera che stanziava 250 mila euro per noleggiare luci, recinzioni ed altro sono stati aggiunti 150 mila euro.
Stavolta il discount musicale ha cambiato l’insegna – “Trentino spettacolo e musica” – ma offre merce canora e sonora per la quale è dura immaginarsi l’assalto delle folle. Dolcenera, I Finley tornati dalle catacombe, le Vibrazioni guarite dalla laringite, i La Sad che gigioneggiano furbescamente sulle ceneri del post punk, i Lisbona, Shiva, Caffellatte, Random, il prezzemolo reggae dei Rebel Rootz e tanti altri poco illustri conosciuti. Non ci sarebbe nulla da obiettare (ognuno sceglie il cast che gli pare) se a fronte dei biglietti (da 7,5 a 10 euro) qualcuno in Provincia, alla Edg Spettacoli o al Centro Santa Chiara spiegasse se questa volta esiste un rischio di impresa o se, come si teme, tutte le spese (e gli eventuali flop che non si auspicano) saranno a carico di una Provincia ribattezzata “Bengodi” da Vasco all’eternità.
Per condire di inedito una minestra di cui purtroppo si conosce il sapore al “Trentino Spettacolo e Musica” hanno allegato quel “seguirà dibattito” di cui i frequentatori dei vecchi cineforum hanno ancora gli incubi. Tra un concerto e l’altro gli esperti (a gratis?) disquisiranno degli annessi e connessi dello spettacolo: mercato, produzione, immagine, pubblicità, eccetera. Tra i conferenzieri anche i tatuatori: geniale, di nuovo. Va così. Tocca bersi perfino l’enfasi poco convinta di chi per osannare il discount che costa come un ninnolo da Tiffany spiega che la formula è un’ideona offerta a chi vorrà un giorno cercarsi un mestiere nelle quinte di un palco. Non bastava qualche corso di formazione?
Si attende dunque con impazienza il festivalino che costa tanto quanto un festivalone. Impazienza sì, ma nel senso più disagevole del termine.
Si è infatti più spazientiti che impazienti di fronte ad un altro evento di cui si può solo intuire che gli organizzatori dormiranno in ogni caso sonni tranquilli perché i Pantaloni che stanno in Provincia non badano a spese. Per il Governatore pop la Trento Music è un orgoglio, il suo miracolo. Per lui e la sua giunta è un’area strappata al degrado e consegnata al divertimento: con lungimiranza. È vero, nei 30 ettari della San Vincenzo non crescevano nemmeno le patate. Adesso è un’area utilizzata per la semina. La semina indiscriminata e irrazionale dei soldi pubblici. Per informazioni leggere Pinocchio: Il Gatto e La Volpe insegnano. Basta raggiungere il Campo dei Miracoli.