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Lega e Fratelli d'Italia vanno a tarallucci, vino e sfottò senza tregua e Sergio Divina punta a fare il terzo incomodo (e potrebbe accendere un lumicino di speranza nel centro sinistra)

DAL BLOG
Di Carmine Ragozzino - 01 settembre 2023

Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino

Chiamandosi Divina (Sergio) è quasi obbligato da un’estensione (giocosa) del cognome a pronosticare. Divinare – Treccani docet – significa presagire il futuro. Per ispirazione o per arte. Il suo futuro prossimo Sergio Divina non s’azzarda a dichiararlo anche se in cuor suo (e ci mancherebbe) ci spera, pur senza sbracare nell’ottimismo.

 

E' un futuro da presidente dell'autonoma provincia di Trento. Una percentuale, a suo dire enorme di delusi, lo manderebbe in piazza Dante a danno tanto di Maurizio Fugatti quanto di Franz Valduga.

 

La storia offre spesso occasioni ai “terzi incomodi” e Divina è convinto di potersi giocare l’improba partita fino al più sorprendente degli esiti elettorali. Nel presentare questa mattina la prima delle tre liste che dovrebbero sostenere la sua corsa, il fu senatore leghista - (politico che rivendica una matrice liberale di cui quando era nelle file dei “Contro Roma Ladrona” nessuno si accorse) – si è affidato anima e core agli astensionisti per rabbia e per disperazione.

 

La Lega, i suoi satelliti vestiti di un civismo di facciata e di interesse, secondo Divina hanno da tempo frantumato ogni record di incapacità amministrativa. La sanità che non troppo tempo fa era un vanto e oggi è una vergogna dalla discesa di efficienza preoccupante è, secondo Divina, solo il più clamoroso degli esempi del fugattismo al potere da cinque anni.

 

C’è poi tutto il resto: l’assenza di progetti di respiro per una terra, il Trentino, che rischia di non essere più d’esempio per l’Italia; il disinteresse per la sorte degli anziani e in parallelo per quella dei giovani; l’improvvisazione, le contraddizioni, il piagnisteo al posto dell’orgoglio di saper operare scelte.

 

Per un Divina dall’eloquio rilassato e elegante ma dal giudizio definitivo sugli eredi annacquati del “suo leghismo”, questi limiti potrebbero indicare a Fugatti la porta della Provincia. Accadrà se i frustrati dalla Lega al governo del Trentino smetteranno di bofonchiare e sceglieranno di trasformare il loro “non mi fregano più” in un rinnovato impegno. Verso chi? Verso Divina, ovviamente. Verso la squadra variegata e trilaterale che lo vorrebbe presidente. Delle tre liste a sostegno una sola è al momento concreta, quella appunto presentata venerdì 1 settembre.

 

Si chiama “Noi con Divina” perché è andato anzitempo in archivio il conio (datato e pure elettoralmente sfortunato) di “lista dei pensionati”. E qui Divina spiega in un niente: “Sì, è vero, tanti pensionati credibili nelle loro storie di vita e lavoro hanno deciso di tornare ad impegnarsi con me. Ma ci sono anche tanti che lavorano e tanti giovani. Ecco perché preferiamo dire già per quelli in quiescenza. Già fabbro, già impiegato”.

 

Annotata la spiegazione di Divina tocca registrare, però, che “la più giovane dei giovani in lista” è del 1978 (45 anni). Ma se l’anagrafe non è certo una discriminante su cui valutare la bontà e la qualità della politica, va tuttavia preso atto che i numerosi (ma in bella forma) anzianotti di “Noi con Divina” hanno il compito di dare coerenza plastica ai punti fermi del manifesto diviniano.

 

E cioè, attenzione primaria agli anziani che il fugattismo avrebbe lasciato indietro e che si proporrebbe di penalizzare ulteriormente nel caso di un governo bis con Fratelli d’Italia. Ecco, appunto, la Fratellanza. Divina deve aver fatto più di una macumba per vedere i Fratelli e le Sorelle, i meloniani, dare il benservito a Fugatti e andare per conto loro. In quel caso, non lo dirà nemmeno sotto giuramento ma tant’è, Divina si sarebbe messo felicemente a disposizione. Altro che candidatura, esaltante ma faticosa, a presidente.

 

Come si sa è andata a tarallucci, vino e sfottò, ancora senza tregua, tra Fratelli d’Italia e Lega. E Divina si è visto praticamente costretto al ruolo di terzo incomodo su spinta di tanti ex leghisti sconfortati - così dice lui – e di tanti elettori di destra decisi a non votare una coalizione tenuta assieme dallo sputo (che si sa è un collante per modo di dire).

 

Con Divina sono in campo anche Vittorio Bridi, onesto leghista doc che del post leghismo ha giudizi irripetibili. Ci sono Pietro Marconi, pensionato dall’Esercito, Sara Tomedi (elogiata come madre di 4 figli e visti i tempi di denatalità l’elogio calza) e Daniela Fronza, già puericultrice. Se non l’avessero fermata, quest’ultima avrebbe raccontato per intero un chilometrico ma interessante progetto per valorizzare gli anziani come irrinunciabile risorsa.

 

Ma con Divina, e qui finisce la curiosità mentre inizia una forte e motivata inquietudine democratica, ci sarà anche la lista “Alternativa Popolare” che vanta come “uomo immagine” quello Stefano Bandecchi che da prima e da dopo il ruolo di sindaco di Terni occupa le cronache nazionali. Per lui c’è l’interesse della magistratura (Unicusano, Ternana). Un bullismo irrefrenabile, poi, lo indurrebbe, (ultima in ordine di tempo ma ne fa una al giorno) a risolvere con il fisico da ex parà le contestazioni in consiglio comunale.

 

Pochi giorni fa lo hanno fermato i vigili (poveretti loro) mentre si scagliava contro un consigliere. Ebbene, Bandecchi sostiene con abbondanza e ridondanza di video, la scommessa di Divina in Trentino.

 

A domanda Divina non risponde. O meglio glissa più meno così: “Sì, ha un caratterino e non si fa. Ma se mai venisse da noi per aiutare dovrebbe comportarsi bene. E poi io non ho parlato con lui ma con un deputato di Alternativa Popolare”.

 

Qui Divina fa il furbetto e lo sa. Forse, vista la popolarità che Bandecchi coltiva alzando ogni giorno di più il livello dell’imbarazzo e dell’inaccettabilità istituzionale, se potesse lo lascerebbe a Terni. Ma i rapporti con la lista che già ha affisso i manifesti a Trento sono andati troppo avanti. Cosicché se Divina fa lo struzzo e incespica (“in Parlamento ho visto di peggio”, azzarda) tocca ad Ivano Job, altro leghista provinciale ormai contro Fugatti, alzare la posta e finire in un vicolo cieco: “Anche in consiglio provinciale a Trento – dice serafico – si sono viste le peggio cose. Ad esempio i giudizi pesanti di qualche consigliere sulle donne”. Ad Alessandro Savoi saranno fischiate le orecchie? Difficile crederlo.

 

Solo che mentre Job tenta di deviare il discorso - imbarazzo avvitandosi, viene da consigliargli il silenzio (per generosità). Non risulta che quando Savoi diede metaforicamente delle zoccole alle leghiste (Rossato e Ambrosi) passate a Fratelli d’Italia, il collega Job lo abbia “cazziato”. Argomento chiuso, tanto su Bandecchi non ci saranno pentimenti. Divina va alla pugna da terzo incomodo e per lui (la politica è il trionfo della prevedibilità) tiferà senza dirlo anche l’Alleanza Democratica di Valduga & C.

 

Ogni voto che Divina toglierà alla Fratellanza lega-meloniana sarà un lumicino di speranza che si riaccende nel centro sinistra. E la distanza tra Trento e Lourdes potrebbe miracolosamente accorciarsi.

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