Il Trentino di Fugatti modello Music Arena dove i soldi sono dei trentini, le responsabilità del pubblico ed il guadagno è tutto dei privati
Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino
Siamo alla terza (potrebbe anche non essere l’ultima) puntata del format “Per un pugno di voti”. Maurizio Fugatti non allaccia le scarpe a Sergio Leone, ma se si tratta di buttare i soldi pubblici lui, il “placidamente spersonalizzato”, si trasforma in un imprevedibile cuor di leone. Combatte quindi lancia in resta il “governatore poc” (variante dialettale del governatore pop). E’ un don Chisciotte al contrario che come il Generale lotta solo contro il buon senso. Ma Fugatti, in più, sembra lottare anche contro una normalissima buona amministrazione.
“Per un pugno di voti” dunque continua. Ancora una volta il pubblico impotente - (che però ogni tanto vota e a volte capita che come le formiche di Gino e Michele un po' s’incazzi) - vede allungarsi, senza però appassionarsi, la sequenza di scandali. Sono piccoli grandi scandali, testimoniano un “modus” anche perchè maldestramente ammantati con l’abuso affannato e balbuziente di termini quali cultura, attenzione ai giovani, socialità, aggregazione. Nel maggio del ’22 fu Vasco. Per portarlo a Trento in un’Arena ancora oggi nulla più che ipotetica all’area San Vincenzo, Fugatti spese milioni: nostri.
Se i soldi sono altrui (nella fattispecie quelli di una comunità mai interpellata) il governatore butta il calcolatore. Tuttavia calcola, a mente, le eventuali e speranzose ricadute di immagine. Ricadute, caro governatore, non cadute. Sperare di andare all’incasso elettorale dopo due anni senza considerare che nell’oceano di Vascorossisti che bagnò Trento i votanti trentini erano una pozza, beh non è lungimirante. Ma se Fugatti ci crede. Quel che è sicuro è il fatto che il rodato management di Rossi avrà certamente vissuto una crisi di conoscenze geografiche al pensiero che Fatima, Medjugorje e Lourdes stanno tutte e tre in Trentino. Miracolati dalla generosità di Fugatti (e giunta tutta) si sono visti coprire anche i più banali costi del concerto a piè di lista. Altrove non succede. Altrove non capita che gli organizzatori non rischino una cippa e che una città veda raddoppiare di colpo la sua popolazione rischiando l’imprevedibile in termini di congestionamento e sicurezza.
Sotto questo aspetto andò bene, al netto di attraversamenti ferroviari capaci di far tremare i polsi e di imbottigliamenti nei budelli stradali che per fortuna non tolsero il fiato che a pochissimi. Da oracolo dell’impossibile e del non verificabile il Governatore diede però quasi subito i numeri. Si beò di un indotto milionario (per il Trentino tutto, Primiero compreso) che tuttavia non fu mai messo nero su bianco da un sistema dell’accoglienza che quando pensa ai contributi giura che due più due fa otto. E anche di più. Ebbene, la gioiosa “via di Fuga..tti” dalla decenza amministrativa venne archiviata semplicemente fotografando la folla, rispettabilissima, dei felici 100 mila transgenerazionali che risposero al richiamo del Capitano. Tutto è bene quel che finisce bene? No, con tutta la stima e l’affetto possibile per Vasco non è possibile giustificare un esborso pubblico inaudito per un evento che a tutti gli effetti resta privato. Sì, perché privato è stato il guadagno (e che guadagno).
Chi pensava che le critiche ampiamente motivate all’evento “denaro al vento” scalfissero anche minimamente la giunta Fugatti ha dovuto alzare bandiera bianca poco più di un mese fa. Altro giro altro regalo. Abboccando alle idee di un’azienda di spettacolo (sagre, birra e affini) infilatasi prontamente dove altri ben più quotati avevano rinunziato, la Provincia ha messo lì altre centinaia di migliaia di euro. Ha benedetto (pagandola per intero) una
nuova manifestazione di pressapochismo a peso d’oro. “Love Fest” avrebbe dovuto solidarizzare concretamente (con i soldi) con gli alluvionati romagnoli. Ha finito per solidarizzare solo con le ingenti voci di bilancio stilate dagli organizzatori. Come si può chiamare l’esborso di 500 mila euro che porta introiti “devolvibili” per 25 mila? Fate voi, epiteti compresi.
Il Centro Santa Chiara, cui la Provincia ha girato i soldi per pagare a piè di lista (ancora) le spese presentata dagli organizzatori di Edg, renderanno mai pubblico e trasparente un bilancio dettagliato dell’operazione? Da Ente, dovrebbero. E certo lo faranno: si spera presto. Per vedere i rapper di seconda fascia del “Love fest” venne chiesto il prezzo “solidale” di due euro: presa per i fondelli di chi pena e ancora annaspa in Romagna. Senza vergogna, in Provincia tacquero rispetto ad ogni richiesta. Per la seconda trance dell’evento – quindici giorni dopo e stavolta senza l’impudica foglia di fico della solidarietà - si chiesero al pubblico pochi euro in più. Ma ancora una volta gli organizzatori (privati, meglio ribadirlo) non rischiarono un euro. E il monte spese (che prima o poi si spera si potrà vagliare) è stato più che notevole. Esagerato in rapporto all’offerta dal palco.
Ora la chicca. Terza puntata di “Per un pugno di voti”. Domenica arriverà Mister Rain a santificare, (cantando a cachet probabilmente pieno) una specie di Zecchino d’oro improvvisato dagli impagabili (anzi pagatissimi) interlocutori “sul campo” di Fugatti . Con lo Zecchino alpino si è data una furbetta parvenza di progetto ad un concerto. Un concerto che al pubblico trentino costerà cinque euro (altrove anche 40 e più) grazie al fatto che all’ente pubblico costerà mille volte di più. La Provincia ha riempito altri secchi di soldi pescando nel pozzo senza fondo per la Music Arena: 800 mila euro da aggiungere ai milioni spesi da Vasco in poi.
Mr Rain (bravo, intelligente, positivo: per carità) è un nuovo esempio della follia economica targata Fugatti. La si potrebbe chiamare concorrenza sleale, distrazione del mercato ma volendo evitare rogne da parte dei sordi astiosi ci si limita a dire così: scemenza. Una scemenza, però, attrattiva. Vuoi vedere che Fugatti l’ha imbroccata e in Italia tutti gli organizzatori di spettacolo si precipiteranno in un Trentino Bengodi. Un Trentino dove il rischio è tutto pubblico ed il guadagno tutto privato.
Se così sarà vedremo davvero all’Arena i redivivi Rolling Stones, Springsteen, i Coldplay e mille altri. Fugatti avrà mantenuto le sue promesse. Lui, il governatore, si ubriacherà di sé steso. Lo farà mentre noi chiameremo il Cup per provare a salvarci la pelle. Al Cup ci risponderanno così: “Il male se lo tenga, la Tac l’avrà forse da morto ma qui in compenso può consolarsi con un bel biglietto gratis per un concerto alla Music Arena”. Di fronte a questo andazzo ogni reazione è benvenuta purché non sia colpevolmente tardiva come quella del primo cittadino di Trento. Ieri ha lasciato un attimo il letargo utile ad evitare polemiche scomode. Ha detto che se avesse fatto lui un’operazione come quella di Mr Rain lo avrebbero spellato vivo. Beh, questa operazione si ripete ormai da due anni (tre puntate, appunto). A Ianeselli non poteva rizzarsi qualche pelo anche prima?