El Gobernador Fugatti come Nanni Moretti in "Ecce Bombo". Tu chiamale (se vuoi e se puoi)... erezioni
Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino
Maurizio “pop” Fugatti - "el gobernador" - nel 1978 aveva sei anni. Difficile che a quell’età da cartone animato (arrivò Ufo Robot, per esempio) abbia potuto avere cognizione di “Ecce Bombo”, il primo film di Nanni Moretti. Nessun problema. Il politico più sLEGAto dalla realtà che il Trentino abbia mai subìto s’è costruito un curriculum di tutto rispetto tra Avio, Roma e Piazza Dante anche senza avere la minima cognizione della salvifica autoironia morettiana.
Quella di un Moretti post-sessantottino era ironia amara. Eppure benedetta. Se quel suo gigioneggiare intelligente sui luoghi comuni(sti) non avesse infastidito la sinistra forse l’avrebbe perfino guarita. Spesso le battute possono sanare una patologica tendenza a parlarsi addosso con una presuntuosa quanto respingente seriosità. Se, come è possibile, Fugatti ha ignorato Moretti ed Ecce Bombo anche crescendo (contandosi i peli che avanzano con il passare degli anni) ci permettiamo di ricordargli un momento intramontabile di quel film. Di Ecce Bombo appunto.
Invitato ad una festa Moretti si chiedeva: “È meglio se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?”. Si interrogava, Moretti, sul modo migliore per “farsi notare”.
Ecco, in questi giorni di pugna elettorale che finalmente è sul finire (manca poco al 22 ottobre, si resista) s’è scoperto che Fugatti è un morettiano a sua insaputa. Un morettiano di ritorno anche senza probabilmente sapere granché del Moretti regista. Il quesito “vengo non vengo” Fugatti lo ha risolto senza alcuna fatica. Lo ha risolto eclissandosi – “non vengo” - dai confronti con gli altri candidati. Per notarlo, lo hanno notato eccome: una studiata assenza fa presenza nella cronaca.
Perché Fugatti snobba platealmente chi lo avversa? Forse perché si sente sicuro di poter bissare la presidenza della Provincia. Che poi l’eventuale bis sia destinato ad essere “sotto tutela”, beh questa è un’altra storia. Sì, perché se come è possibile el gobernador vincerà di nuovo non sarà “un uomo al comando” ma un “uomo a comando”. Al comando di Fratelli d’Italia.
Fugatti si considera uomo del fare. Nel suo fare pare che il pensare sia un optional rinunciabile. Pensare a voce alta, confrontare pensieri e programmo con chi la pensa al contrario: tempo perso, tempo inutile, tempo morto. È vero che spesso i confronti tematici non esaltano. Se gli aspiranti presidenti sono tanti e devono diligentemente passarsi parola l’unico a sghignazzare è Morfeo, il dio del sonno. Che conta le palpebre abbassate. Ciononostante disertando gli incontri con fare bullesco (o burlesco?) si mette a letto la democrazia. Fugatti fa così e non va bene. La democrazia – quella elettorale ancora di più – ha le sue regole. Una regola elementare è quella di non chiamarsi fuori. Che lo si faccia per presunzione o per paura non fa differenza.
Non è il caso di impelagarsi in teorie dotte sul diritto del votante a conoscere ogni ingrediente delle ricette per cucinare il futuro governo del Trentino. Il tema però esiste e propone una riflessione sulla fuga(tti) da quel contraddittorio che pur in forma rituale e a volte tragicamente ridondante è tuttavia una dimostrazione di rispetto. Il rispetto dovuto a chi organizza i dibattiti (le famose categorie, le istituzioni, i gruppi, eccetera). Il rispetto, più di tutto, verso chi ascoltando idee, proposte, programmi e anche polemiche, vorrebbe schiararsi per l’uno o per l’altro contendente senza ridursi al ruolo fideistico degli hooligan.
Se ognuno (destra, centro, sinistra, mezzo e mezzo) dovesse optare per il “non vengo” morettiano (ora anche fugattiano), muovendosi solo nella fascia protetta dei rispettivi fans, bisognerebbe cambiare nome alle elezioni. Dovremmo chiamarle erezioni. Fugatti, però, non è Rocco Siffredi, le cui prestazioni sembrano universalmente riconosciute. Nell’amministrare il Trentino "el gobernador" ha fatto frequentemente cilecca. Così dicono gli avversari (e sottotraccia anche tanti alleati). Così dice chi nel Trentino che s’è ammalato di inefficienza rischia oggi di fare una Tac da morto.
Lui, Fugatti, ovviamente, non è d’accordo. Ma se non è d’accordo con l’accusa di sgoverno ha l’obbligo di spiegare perché di fronte a chi lo bacchetta e di fronte a chi vuol sapere, capire (e poi votare). Nessuno gli nega il disaccordo con gli avversari né la legittimità del rivendicare la sua amministrazione. Ma se si sente forte, Fugatti non se la dia a gambe. Dedichi almeno un po’ del suo tempo a spiegarsi, a spiegarci. Se la storia è spesso una replica malriuscita, Fugatti sembra voler replicare il Berlusconi che si negava ad ogni confronto pubblico con gli avversari dopo ogni indigestione da sondaggio trionfante. Ma non sarà troppo il paragone con il Cavaliere di Arcore?
Non sarà un poco ridicolo barricarsi dietro sondaggi che fino ad oggi non hanno fatto altro che pronosticare fuffa, raccontando un giorno di una destra trionfante e il giorno dopo di una destra “tonfante”? E viceversa. A Fugatti va chiesto dunque di dimostrare anche nei confronti le sue qualità (di governo) senza rifugiarsi nella boria di chi dà l’idea di non aver nulla non tanto da dimostrare quanto da dire.
L’amletico Moretti di “Ecce Bombo” si poneva la questione “vado, non vado” per capire come non essere ignorato. Se Fugatti sceglie l’assenza prolungata (dibattiti all’Università, al sindacato e perfino alla Rai) di sicuro lo si nota e si denota. Si denota sia la sua assenza che la sua essenza più profonda a scavalco tra il maleducato ed il diseducativo democratico. "El Gobernador" può ignorare Nanni Moretti e non per questo va crocifisso: ognuno si sceglie i registi e i riferimenti che più gli aggradano. Se è così, proviamo a portalo sul terreno a lui consono per sua stessa, ammirata, ammissione. Il presidente uscente scatta sull’attenti e si sistema la bandana se gli si cita Vasco Rossi.
Lo adora al punto da portarselo a casa (il concerto/sconcerto del 2022 di cui ancora le casse pubbliche pagano dazio) spendendo l’impossibile di soldi non suoi. Bene, Vasco canta anche così: “Basta poco, basta poco per essere furbi. Basta pensare che son tutti deficienti”. Non si sa se Fugatti pensa nell’intimo di essere furbo in mezzo a deficienti. Certo è che se non scappasse ai confronti qualcuno glielo potrebbe domandare. Che il suo problema sia tutto qui?