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A Venezia ''Stop paiting'', la mostra curata da Peter Fischli

Alla Fondazione Prada di Venezia, fino al 21 novembre, il curatore Peter Fischli si confronta col passato
DAL BLOG
Di Alda Baglioni - 18 agosto 2021

Appassionata di arte e cinema con Chaplin nel cuore

Senza pittura l’Arte reinventa l’Arte. La rottura col passato è storicizzata in “Stop painting”. Alla Fondazione Prada di Venezia, fino al 21 novembre, il curatore Peter Fischli si confronta col passato.

 

Il contesto è Cà Corner della Regina, sestiere di Santa Croce. Il palazzo, costruito nel 1450 e ricostruito all’inizio del 1700 dall’architetto Domenico Rossi si affaccia sul Canal Grande. Da Monte di Pietà ad Archivio storico delle Arti Contemporanee fino a Fondazione Prada nel 2011.

 

Primeggiante e scenografico all’interno il palazzo, con due scale simmetriche, è decorato da stucchi ed affreschi nelle sale dei due piani nobili. Condividere gli spazi storici con i dubbi sorti attorno ai canoni della storia dell’arte è una sfida ingente. Il percorso espositivo della mostra parte dal piano terra al primo piano nobile.

 

Dal pittore Paul Delaroche disperato davanti all’invenzione della fotografia, all’arrivo prorompente del ready-made, il già fatto, e del collage, Marcel Duchamp insegna. Il XX secolo creatore dell’arte concettuale, mette in crisi il concetto di autorialità. Si critica il medium della pittura. Si mette in luce, negli anni Ottanta, la crisi della critica.

 

La pittura diviene metafora del capitalismo neoliberista. Nuovi fattori sociali e culturali modificano il modo di vedere una mostra. Fischli introduce il percorso espositivo, al piano terra con un modello architettonico, copia in scala ridotta del primo piano del palazzo definendola “una scultura di una mostra di pittura”.

 

Gli artisti si mettono in gioco. La fotografia di Tony Conrad, 1963, rappresenta il malessere degli artisti Henry Flynt e Jack Smith che protestano davanti al Moma di New York contro l’Arte nei Musei.

 

Un’idea dissacrante della pittura, da Piero Manzoni con il tema dell’impronta a Michelangelo Pistoletto con Vetrine (Oggetti in mano). Niki de Sant Phalle, unica donna del gruppo dei Nouveaux Realisterscon” in “Tir”(Fragment) 1962, utilizza un gesto violento per creare le sue opere, colpendo il gesso con dei proiettili per sparare alla tradizione.

 

Ai nostri giorni Jim Shaw con “Abstract Shapes and Olive” del 2020, che utilizza lo scarto come concetto fondamentale della cultura americana fin dagli anni settanta. L’artista attinge dal mercatino dell’usato i materiali per comporre.

 

Sperimentare la parola d’ordine da Pino Pascoli a Monica Baer. Peter Fischli ha diviso la mostra in cinque linee di rottura: sono filoni narrativi che testimoniano cambiamenti velocissimi dove i dipinti acquistano una nuova forma illuminata anche dalle tecnologie contemporanee. Perché “le immagini che sono interpretabili e che hanno un significato sono cattive immagini”. Parole di Gerhard Richter anch’egli in mostra.

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