Alfonsina Strada, la prima donna a prendere parte al Giro d’Italia maschile. 100 anni fa, aprì la strada verso la parità di genere nell'ambiente sportivo
Il Giro d'Italia femminile è arrivato oggi, 13 luglio, al Blockhaus, nel massiccio della Majella (Abruzzo), che costituisce la "Cima Alfonsina Strada", la salita più alta dell'intero percorso. Un titolo in memoria della prima ciclista che, cento anni fa, prese parte al Giro d’Italia maschile: la gara si svolse tra il 10 maggio e il 1 giugno su 12 tappe per un totale di 3613 chilometri, percorsi su strade spesso dissestate, con biciclette pesanti fino a venti chili e prive di cambio. La prova fu così dura che dei 90 ciclisti partiti, solamente 30 conclusero il giro, tra cui proprio Alfonsina
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Con una tappa da 120 chilometri descritta sui canali ufficiali come “un susseguirsi senza respiro di salite brevi che termina con una doppia scalata”, il giro d’Italia femminile arriva oggi al Blockhaus, nel massiccio della Majella, in Abruzzo.
“Blockhaus” tradotto letteralmente dal tedesco vuol dire “casa di sassi” ed è un nome che deriva dal comandante militare austriaco che su quella cima costruì un fortino di pietra, atto a contrastare il brigantaggio dei primi anni dopo l’Unità d’Italia.
Quella che ha portato su una delle cime della Majella oggi è la salita più alta del Giro d’Italia Donne ed è per questo denominata “Cima Alfonsina Strada”, in memoria della ciclista che, per la prima volta, nel 1924 prese parte al Giro d’Italia maschile.
Cento anni fa, infatti, Alfonsa Rosa Maria (Alfonsina) Morini in Strada, nata a Castelfranco Emilia nel 1891, seconda di dieci fratelli e sorelle in una famiglia di contadini, scriveva le prime pagine della storia della faticosa conquista della parità di genere nell’ambiente sportivo.
La sua storia è stata celebrata negli anni in diversi modi, da libri, podcast e documentari, fino addirittura a un francobollo speciale a una canzone del Trio Lescano, intitolata “Bellezze in bicicletta” e alla targa commemorativa affissa dai Club Soroptimist abruzzesi sulla strada per Blockhaus.
Alfonsina Morini Strada fu la prima donna a competere in un gruppo ciclistico professionistico di soli uomini, partecipando al Giro di Lombardia nel 1917 e poi al Giro d’Italia nel 1924 e ottenendo anche dei piazzamenti notevoli, che non furono ben visti dai colleghi (tanto che le fu negata la partecipazione alle edizioni successive).
Negli anni precedenti si era fatta notare per le sue prodezze sulle due ruote: dalla prima pedalata, all’età di dieci anni, il passo fino alle prime competizioni è stato breve, tanto che a 14 anni partecipava già a diverse gare nella zona e a 20 anni stabiliva il record mondiale di velocità femminile, guadagnandosi il soprannome di “diavolo in gonnella”.
Un soprannome che, contrariamente all’apparenza, è simbolo della generale disapprovazione di fronte a questa giovane donna che sfrecciava libera in bicicletta: “Andare in bicicletta è un eccesso e una deviazione” riporta l'Almanacco della Donna Italiana nel 1924. Una visione che trovò ampio spazio anche nei genitori di Alfonsina, che le imposero di sposarsi per continuare a gareggiare.
ll matrimonio con Luigi Strada, a 24 anni, si rivelò effettivamente fondamentale per il futuro della carriera ciclistica di Alfonsina (ormai) Strada: egli era un meccanico con una mentalità molto aperta per l’epoca, che incoraggiò e supportò la giovane moglie nell’attività sportiva, tanto da regalarle una bicicletta nuova come regalo di nozze, e da diventare essenzialmente il suo allenatore.
La partecipazione al Giro d’Italia nel 1924 avviene per una serie di fortunate coincidenze: la presenza di donne tra i concorrenti non era esplicitamente vietata dal regolamento e quell’anno il Giro, faticando a trovare iscritti per ragioni economiche, si aprì anche ai corridori senza squadra come Alfonsina.
Partecipare al Giro, cento anni fa, era molto diverso che farlo adesso: la gara si svolse tra il 10 maggio e il 1 giugno su 12 tappe per un totale di 3613 chilometri, percorsi su strade spesso dissestate, con biciclette pesanti fino a venti chili e prive di cambio. La prova fu così dura che dei 90 ciclisti partiti, solamente 30 conclusero il giro, tra cui proprio Alfonsina, che da “diavolo in gonnella” diventa “regina della pedivella”.
Di fronte al ricordo della vita e delle imprese di questa donna viene da dire solamente una cosa: grazie Alfonsina.