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Cultura

Social media: da causa a possibile soluzione del problema dell’overtourism?

I social media hanno ad esempio permesso anche ai residenti di denunciare i problemi legati all’overtourism a un ampio pubblico, nonché di fare rete: sono stati fondamentali per dare benzina alle proteste contro la cattiva gestione del fenomeno turistico

di
Serena Lonardi
22 febbraio | 06:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

L’avvento dei social media ha rivoluzionato il modo in cui i turisti cercano informazioni e viaggiano. Da una parte le informazioni create e diffuse dagli utenti sono ritenute più credibili rispetto a quelle ufficiali veicolate dalla destinazione, come nel caso della piattaforma di recensioni TripAdvisor. Questa credibilità aumenta quando è coinvolta un/una influencer, come nel recente caso di Roccaraso.

 

Dall’altra parte, i social media hanno modificato sostanzialmente il comportamento dei turisti. Infatti, i turisti oggi sono sempre più alla ricerca di luoghi "instagrammabili", cioè degni di essere fotografati e postati su Instagram. Essendo Instagram una piattaforma dedicata alla condivisione di contenuti visivi, essa influisce su come i turisti scattano foto e registrano video, nonché sulle loro scelte su cosa fotografare. I turisti continuano a preferire monumenti iconici, come avveniva in passato, ma sono anche sempre più guidati dai trend del momento. Infatti, i social media influenzano la percezione di ciò che è considerato iconico e degno di visita in un determinato periodo storico. Tale attribuzione è spesso dettata dai turisti, in particolare dagli influencer, e difficilmente dalle destinazioni stesse, attraverso mirate campagne di comunicazione. Inoltre, la viralità dei social media consente la diffusione di un contenuto a un numero potenzialmente altissimo di persone in molto poco tempo.

 

I social media hanno anche influenzato le motivazioni dei turisti. Spesso il viaggio è motivato dal desiderio di essere parte di un fenomeno, dall’ansia di essere estromessi da un evento o da un’esperienza piacevole, soprattutto se legata al mondo virtuale. Questo fenomeno è spesso riassunto con l’inglesismo fear of missing out (Fomo), paura di essere tagliati fuori (fonte: Accademia della Crusca). La Fomo può essere associata anche al fenomeno del last chance tourism (ne avevamo parlato QUI), che spinge a visitare luoghi che stanno scomparendo o si modificheranno irrimediabilmente in futuro. 

 

L’urgenza di vivere, immortalare e condividere esperienze alimenta il turismo mordi e fuggi, dal momento che i turisti si spostano da una tappa all’altra solo con il desiderio di scattarsi foto, selfie o video per i loro contenuti digitali e poi corrono verso la tappa successiva. Il desiderio di ottenere lo scatto migliore può anche incoraggiare comportamenti pericolosi o sconsiderati con possibili esiti tragici, soprattutto in montagna, come l'uso di calzature inadeguate o l'avvicinarsi troppo a pendii pericolosi. Allo stesso tempo può anche causare danni alla destinazione, per esempio arrampicandosi su monumenti storici o camminando su aree biologicamente sensibili, anche se in alcuni casi, questo è esplicitamente vietato.

 

Un altro problema rilevante dei contenuti generati dai turisti tramite i social media è che non sono controllabili dall’azienda o dalla destinazione. Nel caso di Roccaraso, l’amministrazione locale non è potuta intervenire per bloccare la pubblicazione dei contenuti, per decidere come veicolare le informazioni o per sconsigliare la visita. 

 

Infine, la viralità dei contenuti sui social media è legata all’algoritmo che veicola contenuti altamente personalizzati, per cui le informazioni riguardo una destinazione o una attrazione raggiungono chi aveva già espresso interesse e aumentando la visibilità in maniera esponenziale.   

 

Dato il potere persuasivo dei social media, è cruciale usarli per promuovere comportamenti sostenibili tra i visitatori e prevenire conseguenze negative per la destinazione. 

La viralità dei social media, ad esempio, può essere usata per suggerire destinazioni alternative, con l’obiettivo di disperdere i flussi turistici in aree meno frequentate così da evitare sovraffollamenti. Questo può essere fatto creando partnership con influencer e anticipando le tendenze. 

 

I social media possono contribuire all’educazione del turista e a incentivare comportamenti responsabili. Questi comportamenti riguardano prima di tutto la conoscenza delle tradizioni, gli usi e costumi locali e quindi il rispetto per la comunità ospitante. Inoltre, i turisti possono essere formati sul comportamento responsabile in montagna per prevenire situazioni pericolose. Infine, si possono usare i social media e la gamification per disincentivare le visite e promuovere aree vicine.

 

È importante concludere notando che i social media hanno permesso anche ai residenti di denunciare i problemi legati all’overtourism a un ampio pubblico, tramite ad esempio YouTube, nonché di fare rete. I social media hanno quindi aumentato il potere dei residenti e sono stati fondamentali per dare benzina alle proteste contro la cattiva gestione del fenomeno turistico. 

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