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Cultura

Oggi è la Giornata nazionale degli alberi: conosciamone la storia per celebrarla senza retorica

Oggi, 21 novembre, si festeggia la “Giornata nazionale degli alberi”. Ma per far sì che questa - come tante Giornate nazionali e internazionali ormai presenti ogni giorno e su qualsiasi argomento - non rimanga fine a sé stessa o, peggio ancora, che venga ammantata da vaghi sentimentalismi carichi di retorica, occorre conoscerne meglio la storia, facendo un lungo passo indietro nel tempo. Tutto ha inizio nel 1899, da un Ministro della Pubblica Istruzione chiamato Guido Baccelli

di
Luigi Torreggiani
21 novembre | 06:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Oggi, 21 novembre, si festeggia la “Giornata nazionale degli alberi”.

 

È bello celebrare questi straordinari organismi vegetali che contempliamo e disegniamo fin da bambini, la cui presenza sulla Terra ci permette di godere, ogni giorno, di infiniti benefici: materiali e spirituali, paesaggistici e ambientali.

 

Ma per far sì che questa - come tante Giornate nazionali e internazionali ormai presenti ogni giorno e su qualsiasi argomento - non rimanga fine a sé stessa o, peggio ancora, che venga ammantata da vaghi sentimentalismi carichi di retorica, occorre conoscerne meglio la storia, facendo un lungo passo indietro nel tempo.

 

Questa Giornata nazionale nasce infatti nel lontano 1899, quando l’allora Ministro della Pubblica Istruzione Guido Baccelli, con una Circolare, lanciò la proposta di organizzare delle “passeggiate campestri” con le classi in cui celebrare gli alberi, piantandone alcuni in aree dove era necessario. L’idea ebbe da subito un grande successo e queste giornate divennero presto popolarissime nelle scuole di tutt’Italia.

Baccelli, primo in Europa, prese spunto da un’iniziativa chiamata “Arbor day”, istituita vent’anni prima negli Stati Uniti da Sterling Morton, Governatore dello Stato del Nebraska. L’obiettivo del politico statunitense non era solo di stimolare il rispetto verso gli alberi da parte della società, ma anche quello di ricostruire nel più breve tempo possibile il patrimonio forestale locale devastato da speculazioni che avevano causato dissesti e inondazioni.

 

Anche il nostro Paese versava in una situazione ambientale decisamente peggiore rispetto a quella attuale. Le risorse naturali, in particolare le foreste, apparivano pesantemente sovrasfruttate e il bosco era esteso su meno della metà del territorio di oggi. In quel contesto, l’idea di Baccelli è da inquadrare come un potente slancio culturale verso il futuro, il cui eco visionario risuona ancora oggi.

 

Il Ministro Baccelli, nella sua Circolare del 27 giugno 1899, scriveva: “Le autorità scolastiche, d’accordo con le amministrazioni comunali, coi sodalizi agrari e coi proprietari di terre, possono, appena chiusa la sessione autunnale degli esami, promuovere gite campestri degli istituti secondari e normali per celebrare la festa educatrice degli alberi nella forma che i mezzi delle scuole e gli aiuti esteriori consentiranno. La festa avrà decoro unicamente dalla semplicità dell’operazione di affidare alla terra uno di quegli alberi che sono i più adatti alla silvicoltura della regione, e dalle parole che uno degli insegnati pronunzierà per chiarire il significato e lo scopo della passeggiata scolastica”.

 

Il primo comune in Italia a cogliere la sfida di Baccelli fu Castiglione dei Pepoli, paese dell’appennino bolognese che il 27 Agosto 1899 organizzò la prima “Festa degli alberi” grazie alla spinta della “Società Pro Montibus et Sylvis”, una sorta di associazione ambientalista ante litteram, formata da letterati e studiosi, che aveva a cuore tanto la cura dell’ambiente quanto lo sviluppo socioeconomico della montagna italiana. Questa Società, grazie alle proprie iniziative e al dibattito proposto sulla sua rivista “L’Alpe”, ha rappresentato in quegli anni un importantissimo aggregatore culturale, contribuendo anche alla promulgazione di alcune leggi di tutela e di buona gestione del patrimonio forestale italiano valide ancora oggi, come la “Legge Serpieri” del 1923.   

Una targa, ben visibile a Castiglione dei Pepoli, ricorda quella prima “Festa degli Alberi” descrivendo l’iniziativa come volta al: “miglioramento economico e civile della montagna, per la protezione della natura e del paesaggio”. Miglioramento economico e civile, per la protezione della natura e del paesaggio, attraverso la messa a dimora di alberi pensati non come simboli fini a sé stessi, ma come elementi a servizio della collettività, utili all’ambiente in sé ma anche al tessuto socioeconomico, per generare tutti quelli che oggi chiamiamo “servizi ecosistemici”.  

 

Dopo pochi anni dalla prima Circolare fu lo stesso Baccelli, diventato nel frattempo Ministro dell’Agricoltura, Industria e Commercio, d’intesa con il nuovo Ministro della pubblica istruzione Nunzio Nasi, a formalizzare l’idea iniziale attraverso l’emanazione del Regio Decreto 2 Febbraio 1902, che istituì ufficialmente la “Festa degli alberi”. Durante il ventennio fascista la Festa assunse grande vigore, con l’organizzazione di vaste piantagioni in tutto il Paese, iniziative ammantate però dalla onnipresente e pomposa propaganda di regime. Successivamente, nel 1952, fu l’allora Ministro dell'Agricoltura e delle Foreste Amintore Fanfani a stabilire, con una Circolare, che la “Festa dell'albero” si dovesse svolgere il 21 novembre di ogni anno, con la possibilità di differire tale data al 21 marzo (oggi Giornata internazionale delle foreste) nei comuni di alta montagna. Ben più recente è la Legge 14 Gennaio 2013 n. 10 che, all’Articolo 1, ribadisce come: “La Repubblica riconosce il 21 novembre quale Giornata nazionale degli alberi al fine di perseguire, attraverso la valorizzazione dell'ambiente e del patrimonio arboreo e boschivo, l'attuazione del protocollo di Kyoto e le politiche di riduzione delle emissioni, la prevenzione del dissesto idrogeologico e la protezione  del suolo, il miglioramento della qualità dell'aria, la valorizzazione delle tradizioni legate all'albero nella cultura italiana e la vivibilità degli insediamenti urbani”.

 

Questa Giornata, insomma, porta con sé una lunga e complessa storia, che è stata recentemente descritta in modo dettagliato da Daniele Giordano, Raoul Romano e Carla Spigarelli in un interessante articolo della rivista “Sherwood - Foreste ed Alberi Oggi” da cui sono tratte molte delle informazioni qui riportate. 

 

Una storia che va fatta nostra e continuata, riprendendo e rinnovando oggi più che mai lo spirito originario di Guido Baccelli e della Pro Montibus et Sylvis, ovvero quello di avere cura degli alberi (e dei boschi), non solo come elementi essenziali alla tenuta ambientale e idrogeologica, ma anche in quanto fondamentali per l’economia della montagna e la produzione di beni e servizi utili a tutta la società. Il grande rischio odierno, al contrario, è quello di far precipitare questa Giornata in una vaga retorica, in cui l’albero viene descritto unicamente come elemento simbolico, ammantato da un velo di sacralità (e quindi di inviolabilità) che distorce molti degli utilizzi reali e concreti delle specie arboree, anche nel contesto della transizione ecologica. 

 

Gli alberi in realtà sono tante cose assieme: ossigeno, protezione del suolo, biodiversità, paesaggio, ma anche, ad esempio, una straordinaria materia prima rinnovabile e riciclabile di cui non possiamo fare a meno, il legno, che genera economia e lavoro nei territori montani e rurali.

 

Oggi come nel lontano 1899 l’invito è allora quello di celebrare tutta la meravigliosa e complessa multifunzionalità degli alberi e delle foreste, elementi fondamentali per tutti noi che vale la pena di conoscere per tutelarli al meglio e gestirli in modo sostenibile.

 

 

Un video del 1951 dedicato alla Festa degli alberi - Archivio Istituto Luce:

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