Legno e architettura, tra innovazione, etica, sostenibilità e impegno civile. Guido Callegari ci porta alla scoperta del “Wood Architecture Prize”
Durante Klimahouse 2024, la fiera sull’abitare sostenibile, sono stati premiati i vincitori della seconda edizione del “Wood Architecture Prize”, il premio nazionale per l’architettura in legno istituito da Fiera Bolzano in collaborazione con il Politecnico di Torino, lo IUAV di Venezia e PEFC Italia. Abbiamo colto l’occasione per approfondire il legame tra legno e architettura, nel presente e nel futuro, con Guido Callegari, Professore del Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino e anima del Wood Architecture Prize
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
“Occorre guardare il mondo senza il condizionamento dettato dall’opinione comune che vede la storia dell’umanità contraddistinta dal rapporto con tre soli materiali: la pietra, il bronzo e il ferro”, scrive Roland Ennos nella sua introduzione all’interessante saggio intitolato “L’età del legno”, “perché per gran parte del tempo trascorso su questo pianeta, l’uomo ha vissuto in un’era dominata dal più versatile dei materiali, e per molti versi è ancora così. Per il bene dell’ambiente e del nostro benessere psicofisico occorre tornare all’Età del legno”.
Ho ripensato a queste parole sfogliando con ammirazione le immagini dei progetti finalisti della seconda edizione del “Wood Architecture Prize”, il premio nazionale per l’architettura in legno istituito da Fiera Bolzano in collaborazione con il Politecnico di Torino, lo IUAV di Venezia e PEFC Italia. Obiettivo ambizioso del premio è di “promuovere la ricerca di processi progettuali e costruttivi incentrati sul legno che rispondano ai criteri internazionali imposti dalle pressanti sfide climatiche e di sostenibilità ambientale”. Premiare insomma l’uso di una materia prima rinnovabile quando incrocia la sfida di un abitare e di un vivere gli spazi sempre più sostenibile, puntando su risparmio energetico, comfort, salubrità degli ambienti e valore sociale delle costruzioni.
A Bolzano, durante l’ultima edizione di Klimahouse, si è svolta la cerimonia di premiazione della seconda edizione del Premio. I progetti premiati sono stati sette, su dodici finalisti e oltre 80 partecipanti. Oltre ad un piacere per gli occhi, osservare le immagini dei dodici finalisti ci rende consapevoli di quanto il legno, materia prima da troppi ancora considerata come “legata al passato”, sia in realtà al centro di una tendenza crescente connessa all’innovazione, alla sperimentazione e alla sensibilità ambientale dei progettisti.
Proprio come sostiene Roland Ennos... il legno profuma sempre più di futuro.
L’AltraMontagna ha raggiunto Guido Callegari, Professore del Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino e anima del Wood Architecture Prize, per discutere di questo tema.
Le foto che seguono sono di alcune delle opere premiate nell'edizione 2024. In copertina: "Casa del Custode", primo premio 2024 nella categoria architettura privata (foto di Camilla De Camilli e Martino Stelzer).
Il Wood Architecture Prize è alla sua seconda edizione, quindi è un’iniziativa ancora molto giovane. Ma in Europa e nel mondo sono molto diffusi e radicati i Premi di architettura su questo tema. È in atto una riscoperta della materia prima legno?
Il Wood Architecture Prize è una iniziativa recente ma tuttavia significativa, perché rappresenta un osservatorio sullo sviluppo in corso a livello nazionale nel settore a più alto tasso di innovazione del comparto edile, ovvero il mercato delle costruzioni in legno. Nel corso delle prime due edizioni sono state candidate circa 150 opere relative a tutto il territorio nazionale, da Nord al Sud, isole comprese. Ciò significa che questa iniziativa ha colto un cambiamento in atto diffuso in Italia, che è opportuno documentare e promuovere. Dietro a molti progetti presentati vi sono filiere territoriali consolidate o in corso di sviluppo, così come vi sono nuove generazioni di professionisti sempre più sensibili alla dimensione ambientale e territoriale del fare architettura.
Il Premio, oltre ad attribuire un riconoscimento a progetti di qualità da un punto di vista architettonico, persegue l’obiettivo di individuare a livello nazionale le diverse possibili interpretazioni e strategie del costruire in legno. Vengono accolte con interesse le opere di architettura e di ingegneria ideate e realizzate nella logica di filiera territoriale. L'attenzione si concentra in particolare su opere pubbliche, private e temporanee fortemente connotate da una visione innovativa, da un punto di vista sia ambientale che sociale, cercando di individuare buone pratiche e storie interessanti, replicabili nel tempo. L’obiettivo è quello di fornire stimoli a professionisti, committenti pubblici e privati, da un punto di vista culturale, in un momento storico nel quale il legno in edilizia è una delle soluzioni carbon removals proposta dalla UE per promuovere l'assorbimento e lo stoccaggio a lungo termine di carbonio. L’elemento di crescita e di valore non è il solo utilizzo del legno come materiale da costruzione, ma come strategia coerente rispetto ad una visione etica di filiera territoriale.
C’è un “filo rosso” che unisce i progetti finalisti del 2024? (Oltre al legno, ovviamente!)
Certamente vi è un comune denominatore fra i progetti finalisti - questo al di là del legno che evidentemente è il protagonista in questo contesto - e cioè la volontà di innovare il modo di pensare l’architettura attraverso nuove sperimentazioni e nuove vie. Infatti, fra le opere finaliste si possono individuare sia opere pubbliche che private che vanno da un rifugio, a case private di area alpina come di pianura, a nuove sedi universitarie e mense caritatevoli che hanno come finalità quella di promuovere una nuova visione nella costruzione dei processi correlati all’architettura.
In alcuni casi si tratta di processi territoriali, cioè radicati sulle competenze locali e l’utilizzo di legno regionale; in altri casi di progetti fortemente industrializzati, attraverso processi off site nei quali sono riconoscibili, ad esempio, strutture ibride legno-cemento.
I diversi approcci e le diverse strategie sono di fondamentale importanza in un momento di forte cambiamento in edilizia. Per richiamare le parole di Walter Gropius potremmo dire che l’architettura non si traduce in una semplice questione di stile, ma si pone prima di tutto come una questione etica e di impegno civile, rispecchiando i valori di un’epoca e di una cultura. In questo momento storico il tema è favorire una transizione verso soluzioni più sostenibili. I premi di architettura possono assolvere anche questo ruolo di documentazione e aggiornamento delle prassi in corso di costruzione.
Quando si pensa al costruire in legno ancora in tanti associano questo concetto a baite e chalet. In realtà questa materia prima è al centro di un processo di innovazione costante, è spesso unita ad altri materiali, si presenta in forme particolarissime. Ci può fare qualche esempio veramente innovativo dell’uso del legno che ha caratterizzato queste prime due edizioni del Premio?
Fortunatamente la fase dei luoghi comuni sul legno è tramontata da almeno un decennio e sono i paesaggi urbani, ancora più di quelli alpini, a raccontarlo. Nuove sopraelevazioni in legno, scuole, edifici multipiano, social housing, case unifamiliari, alberghi, strutture per il commercio in legno. Inoltre ci sono alcuni passaggi fondamentali, come l’Esposizione Universale Milano 2015, che è stata possibile da realizzare in tempo utile grazie alla scelta dei sistemi costruttivi in legno, o ancora molti edifici realizzati in occasione degli eventi sismici degli ultimi anni in Italia.
Diventa molto complesso fare degli esempi sull’innovatività rappresentata dalle opere finaliste delle due edizioni, perché ogni opera ha percorso sentieri diversi del termine innovazione. In alcuni casi il tema è rappresentato da una innovazione di tipo sociale che ha una dimensione territoriale di filiera, di legno locale, nei quali i protagonisti sono i consorzi forestali, gli artigiani, i professionisti, i boscaioli, le segherie insieme alle amministrazioni pubbliche. Un esempio è la “Casa alpina del Welfare”, un piccolo edificio pubblico che ospita un progetto pedagogico sperimentale per bambini da 1 a 3 anni a Ostana, in provincia di Cuneo, ai piedi del Monviso. Sulla stessa traiettoria vi sono altre opere caratterizzate da interventi di ampliamento di edifici rurali esistenti attraverso l’utilizzo di legno locale come la casa rifugio di Roccasparvera, in provincia di Cuneo, come anche il “Ciabòt il Ninin” nell’Alta Langa. Vi è poi la dimensione della casa monofamiliare in Pianura Padana, molto distante dai boschi e dalle possibili logiche di filiera locale, che tuttavia presenta dei tratti innovativi per l’approccio progettuale coerente con l’idea di una architettura sostenibile per la scelta di materiali come il legno, la paglia di riso e il sughero, come “Casa 4” a Magnago, o la piccola dimora suburbana “Villa 3” vicino a Vicenza. Nell’ambito delle opere finaliste vi sono poi veri e propri esempi di rigenerazione urbana, come l’Hotel La Briosa nel centro di Bolzano, edificio multipiano costruito su un edificio esistente, in parte conservato, mediante pareti portanti con tavole di legno massiccio, con connessioni legno-legno privo di colle. Un’altra opera rilevante nella logica della rigenerazione, in questo caso del patrimonio demaniale delle caserme, è rappresentata dall’ampliamento dei padiglioni militari presso il forte Rossarol, in provincia di Venezia, trasformati in edifici terapeutici per la cura delle dipendenze. Ci sono poi opere come "L’Hangar della conoscenza", nuova sede del corso di Laurea in Medicina e Ingegneria Biomedica a Rozzano (MI), nata dalla collaborazione tra Humanitas University e il Politecnico di Milano, che rappresentano la sintesi perfetta di un confronto fra prefabbricazione con sistemi costruttivi in legno e cemento armato, a dimostrazione del grado di articolazione che può oggi interessare il legno nel contesto del progetto di architettura.
Come ha già ricordato, la sfida della sostenibilità del costruire in legno si lega anche alla provenienza della materia prima. Filiere corte e locali, certificazioni forestali e riscoperta del legno massiccio sono temi affrontati dai partecipanti al Wood Architecture Prize?
Il fatto straordinario, che mette in evidenza il patrimonio di opere che hanno partecipato alle due edizioni del premio, è che oggi in Italia il tema delle certificazioni forestali e della riscoperta del legno massiccio vengono perseguiti sia attraverso opere con un alto tasso di artigianato, in quelle valli alpine e appenniniche dove la rete di sostegno per queste esperienze è rappresentata dalla filiera locale, sia in progetti con una forte connotazione di industrializzazione, a dimostrazione di una flessibilità e adattabilità del nostro sistema.
A questo proposito può essere interessante citare un’intervista ad uno dei protagonisti assoluti del settore, Hermann Kaufmann, dall’emblematico titolo “Timber is being abused” (si abusa del legname) pubblicata su “Timber Revolution”.
L’intervista è un richiamo a responsabilità etiche rispetto ad un capitale naturale come il legno per costruire i nostri edifici futuri. Nell’ambito dell’intervista si ricorda che “Costruire con il legno richiede diligenza, ma la diligenza sta scomparendo” che “Gli architetti del legno vivono di buoni artigiani e se nei paesi non ci sono più è difficile” e che “Tutta questa catena ha bisogno delle giuste conoscenze per muoversi”.
Questo per dire che il legno negli ultimi due decenni nel settore edile è in parte una riscoperta (legno massiccio) e in parte una scoperta o invenzione (legno ingegnerizzato) ma è necessario costruire una conoscenza e una visione culturale d'insieme per non depauperare il patrimonio naturale.
I premi di architettura come il Wood Architecture Prize hanno anche questa funzione. Costruire uno stato dell’arte in Italia e stimolare un dibattito.
In conclusione
Per entrare davvero in una nuova fase della lunga "età del legno" raccontata da Roland Ennos nel suo libro, non basterà quindi incrementare le costruzioni basate su questa materia prima e connotarle sempre più di valori etici, innovazioni costruttive e valenze sociali. Un tema fondamentale sarà anche quello di ragionare, con sempre più rigore, della provenienza della materia prima e della gestione forestale che sta dietro ogni singolo pezzo di legno. Su questo aspetto si apre una delle grandi sfide future delle nostre montagne, coperte da boschi ma troppo spesso prive di filiere locali del legno a misura di territorio basate su una seria e diffusa pianificazione, sulla garanzia della certificazione e su una selvicoltura avanzata, che sappia anche garantire la necessaria tutela della biodiversità. Si tratta di una sfida che è al tempo stesso tecnica e culturale, politica e sociale, che non può che basarsi su una montagna aperta, viva, dinamica, che sappia guardare al futuro. In questo contesto, il costruire in legno può diventare uno degli elementi di stimolo per iniziare un nuovo cammino.
Per maggiori info sul Wood Architecture Prize 2024: