Dopo l’attacco di bostrico il legno diventa azzurrognolo. Un problema? Trasformiamolo in un’alternativa “esteticamente wow”!
Da difetto a elemento caratteristico e distintivo: l’idea degli studenti del Centro di Formazione Professionale Enaip di Tesero, in Val di Fiemme, che punta a rivitalizzare la filiera del legno trentino trovando nuovi utilizzi per il “legname azzurrato”
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Com’è noto, la tempesta Vaia di fine 2018, insieme ad annate sempre più calde e secche, ha trasformato la presenza endemica di bostrico tipografo - un coleottero scolitide da sempre presente negli ecosistemi forestali alpini, che in natura assolve a importanti funzioni di regolazione - in una presenza epidemica, che sta provocando estesi disseccamenti a carico dell’abete rosso su una superficie ormai pari a quella colpita dalla tempesta di vento.
Un “danno collaterale” del bostrico, meno noto ma non meno importante, soprattutto per il settore della trasformazione del legno, è il cosiddetto “azzurramento”: un fenomeno ben visibile sulle testate di molti dei tronchi accatastati ai bordi delle strade forestali.
“Lo scolitide non arriva da solo all'interno dell'albero”, viene spiegato in SOTTOCORTECCIA, un nuovo libro edito da People, il primo targato L’AltraMontagna, che è proprio dedicato all’emergenza bostrico. “Durante il percorso evolutivo ha imparato a portare con sé, come uno zaino indossato sul suo corpicino, alcuni amici inseparabili, invisibili a occhio nudo ma non meno affamati. Si tratta di funghi tossici per la pianta, dei generi Ophiostoma e Ceratocystis, chiamati comunemente funghi dell’azzurramento, a causa della tinta bluastra che imprimono al legno degli abeti attaccati. Il bostrico vive in simbiosi con questi funghi, che utilizza come integratori alimentari, che lo aiutano a digerire meglio il floema degli alberi attaccati e che, al contrario del coleottero, hanno un debole per il legno (lo xilema) degli anelli più esterni del tronco”. Sempre in SOTTOCORTECCIA viene spiegato poi che: “La colorazione bluastra che spesso accompagna i tronchi bostricati determina un deprezzamento del legname, meno apprezzato dalle segherie”.
Il legno di abete rosso macchiato di azzurro, attraverso lunghe fiammature ben visibili nei segati, non presenta particolari problemi di tipo tecnologico: è il danno estetico a far declassare i tronchi, che molto spesso, anche se ottimi per la realizzazione di preziosi manufatti da falegnameria, vengono utilizzati per prodotti di minore qualità e valore, come gli imballaggi.
Vista l’attuale, enorme presenza di tronchi con buone caratteristiche da falegnameria, ma affetti dalla caratteristica dell’azzurramento, si sta determinando un vero e proprio problema di ordine pratico ed economico per le filiere del legno alpine. Ma come ogni crisi, anche questa nasconde possibili opportunità, che possono essere afferrate se analizzate con uno sguardo innovativo e aperto, una visione lungimirante e soprattutto giovane. Non a caso, una possibile soluzione al problema è nata da una scuola: il Centro di Formazione Professionale Enaip di Tesero, in Val di Fiemme, che con una settore si occupa proprio di filiera del legno, insegnando a ragazze e ragazzi professionalità che vengono dal passato ma che hanno un grande futuro nel contesto della transizione ecologica.
Proprio in seno a questa scuola è nata da alcuni mesi l’idea di una linea di prodotti in legno di vario genere, che invece di vedere l’azzurramento come un problema, lo valorizza come elemento caratteristico e distintivo, trasformandolo così da difetto a valore aggiunto. Il nome di questa linea di prodotti è già di per sé un manifesto: “Blu Fiemme”. Il colore e il territorio, in una storia da raccontare che tiene insieme i problemi delle Alpi nel contesto della crisi climatica ma anche il design, l’artigianato, la creatività così necessaria non solo per valorizzare un legno considerato come “difettato”, ma anche per immaginare le foreste del futuro.
Il 30 aprile, a Predazzo, la scuola organizzerà un importante convegno dal titolo: “BOSTRICO. Un futuro più azzurro per la Val di Fiemme?”, proprio per discutere di questo problema, delle opportunità di valorizzazione del legname azzurrato ma anche della gestione futura delle foreste locali. In questa occasione abbiamo posto alcune domande alla professoressa Giada Mearns, Coordinatrice del settore Legno presso il CFP Enaip di Tesero e organizzatrice dell'evento.
Trovare una nuova e migliore valorizzazione per il legno colpito da azzurramento è un tema molto sentito dal vostro Istituto, perché questa grande attenzione da parte di una scuola?
Le motivazioni sono molte. In primis la scuola deve essere un luogo di formazione e crescita professionale e personale, proprio per questo non si insegnano solo conoscenze ma si devono dare stimoli capaci di aprire le menti. Una scuola professionale, a maggior ragione, deve insegnare un approccio concreto, capace di trovare soluzioni, e non c’è miglior terreno fertile che la realtà: in questo modo gli studenti non solo crescono ma si sentono protagonisti attivi.
Un secondo motivo è lo stretto legame che abbiamo con le aziende e realtà territoriali. Queste sono spesso piccole realtà che non sempre hanno la capacità di fare ricerca (come al contrario le grandi aziende, che possono permettersi il reparto di ricerca e sviluppo). Proprio per questo la scuola dovrebbe essere sempre più il punto di incontro dove le aziende possono trovare un substrato fertile per poter sviluppare idee e progetti.
La vostra idea, semplice quanto geniale, è di trasformare quello che attualmente è considerato un problema in un’opportunità: avete già delle sperimentazioni e delle proposte in atto?
Il tutto è iniziato l’anno scorso: come sopradetto, la scuola è molto legata alla filiera locale, infatti acquistiamo materiale locale e certificato PEFC per i nostri laboratori (siamo stati la prima scuola al mondo a scegliere un approccio di Catena di Custodia certificata e crediamo che sia fondamentale educare in questo senso coloro che un giorno saranno il futuro della nostra imprenditorialità). Durante i diversi incontri e uscite con le segherie il problema dell’eccesso di legno azzurrato era evidente. Come scuola abbiamo deciso quindi di acquistare solo quello, in segno di solidarietà. Utilizzandolo quindi per le esercitazioni nei nostri laboratori di falegnameria, parecchi studenti hanno iniziato ad apprezzarlo e qualcuno persino lo selezionava appositamente per creare arredi particolari. Ecco quindi l’idea venuta dai ragazzi: perché non lo utilizziamo e promuoviamo come alternativa “esteticamente wow”, come ha detto uno studente?
Da settembre la scuola ha realizzato diversi oggetti in azzurrato, oltre ai tavoli per la zona VIP del Tour de Ski e le decorazioni di Natale per il Comune di Tesero.
A gennaio si è fatto un ulteriore passo, in collaborazione con l’azienda Venature di Bonelli e la segheria Berti, abbiamo pensato di prototipare dei pannelli in azzurrato. Il successo è stato subito garantito e le richieste da parte di esterni sono arrivate a fiotti: il Servizio Foreste ne ha voluti alcuni per I suoi arredi così come l’Architetto Caporaso, Art director di PEFC, li ha utilizzati al Fuori Salone di Milano.
Ovviamente il tutto non finisce qui e ci sono ancora progetti in cantiere. I ragazzi del 4° anno stanno infatti realizzando gli arredi di una baita, in legno azzurrato, in collaborazione con l’Associazione “Bel da Matti” che ha dedicato la costruzione alla comunità rendendola accessibile ad associazioni ed enti territoriali. Il progetto avrà inoltre un’ottica inclusiva, in quanto saranno predisposte opere per far conoscere la montagna anche ai non-vedenti grazie alla collaborazione con l’associazione Albinova.
In ultimo, il 30 maggio verrà presentato un progetto davvero ambizioso al MUSE dove scuola, aziende, PEFC Italia, Associazione Artigiani e il Designer Architetto Caporaso hanno intrecciato le loro forze e collaborato attivamente assieme.
Studentesse e studenti come stanno vivendo questo tema? Li appassiona? Si sentono coinvolti in questa avventura?
Oramai questa è diventata la missione dei nostri studenti e docenti. La sentono una loro battaglia al punto tale che una classe ha deciso di acquistare delle felpe promozionali (azzurre con il logo del Blu Fiemme) che indossano in ogni dove.
Quando devono scegliere il materiale per i loro arredi e oggetti sono fieri di utilizzare l’azzurrato, non solo perché gli piace, ma perché sanno che questo loro piccolo gesto è un contributo attivo e positivo che può in parte sostenere la filiera in questo momento di difficoltà.
La scelta di organizzare e sostenere la realizzazione di un tavolo tecnico dedicato nasce proprio dalla consapevolezza di quanto sia importante fare corretta informazione: perché il piacere nasce spesso dalla conoscenza.
Dopo l’intervista, mi sono sentito di complimentarmi con la professoressa Mearns e con tutto l’Istituto - docenti e studenti - per questo insieme di iniziative davvero lodevoli. “Il fatto che tutto questo parta da una scuola”, ho sottolineato, “è davvero importante, dà molta speranza nel futuro”.
Giada Mearns mi ha risposto con una frase da incorniciare: “La nostra è una scuola del fare. Creare situazioni concrete aiuta l'apprendimento e stimola la fantasia”.
Quanto abbiamo bisogno di scuole così: scuole di montagna, di territorio, laboratori concreti che hanno tanto da insegnare e che è necessario difendere.
Per saperne di più sul bostrico è di recente uscito SOTTOCORTECCIA. Un viaggio tra i boschi che cambiano, il primo libro targato L'AltraMontagna.